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Pubblicato il 21/02/2009 alle 20:46:27
Simone Cristicchi e il Coro di Minatori di Santa Fiora (Roma di Amilcare, The Place, 12/2/09)
di Alessandro Sgritta
Simone Cristicchi ha incontrato per Roma di Amilcare al The Place il Coro dei Minatori di Santa Fiora, in un insolito quanto divertente concerto che ha visto sullo stesso palco il repertorio popolare amiatino con le canzoni vecchie e nuove di Simone.

Simone Cristicchi non finisce mai di stupire: per il grande pubblico che lo aveva conosciuto quando avrebbe voluto "cantare come Biagio Antonacci" poi è diventato il cantautore colto e sensibile capace di dare voce ai matti sul palco di Sanremo, sul quale l'anno prima aveva cantato la "bella gente" di Momo. Per noi che lo seguiamo dai tempi ormai lontani in cui girava per i locali romani cantando brani bellissimi ma impubblicabili (ma non disperiamo) e che lo abbiamo visto in versione punk, reggae, pop, rap, rock, folk e quasi classica con gli Gnu Quartet è più difficile rimanere stupiti da questo eclettico ragazzo e dal suo formidabile talento ma per fortuna succede ancora. L'ultima occasione ce l'ha data la rassegna "Roma di Amilcare" che è partita il 3 febbraio dal The Place di Roma in collaborazione con il Club Tenco. Il direttore artistico del The Place, Antonio Pascuzzo, aveva invitato Simone nel novembre scorso al concerto dei Rossoantico che ospitavano il Coro dei Minatori di Santa Fiora, un piccolo paese alle pendici del Monte Amiata (vicino Grosseto in Toscana) dove trascorre da anni le vacanze. Da tempo Simone si interessa alla musica popolare, almeno da quando ha partecipato allo spettacolo e al disco "La Chiarastella" di Ambrogio Sparagna, e con Raffaele Pinelli (che prima faceva parte dell'orchestra di Sparagna e con il quale continua a collaborare ancora oggi) aveva già fatto dei concerti particolari in occasione del Natale per organetto e zampogna. Quando ha conosciuto il Coro di Minatori di Santa Fiora è rimasto subito colpito dalla loro innata simpatia e dalla bellezza del loro repertorio, e ha deciso di aiutarli a riportare alla luce queste gemme preziose, proprio come facevano i minatori del Monte Amiata. Il lavoro dev'essere stato sicuramente meno faticoso e molto più divertente, se il risultato è la splendida serata che abbiamo vissuto, aperta da due cantori in ottava rima dell'alto Lazio invitati direttamente da Simone, Pietro e Donato De Acutis, che si sono "scontrati" in un duello di improvvisazioni vocali cantate sui temi più diversi scelti dal pubblico: musica e amicizia, contadino e padrone, fino a Berlusconi e Napolitano.
Entra Simone e canta a cappella "Maremma amara", un grande classico del repertorio maremmano e toscano, reso famoso da Caterina Bueno e interpretato recentemente anche da Nada e Gianna Nannini, che lui restituisce con tutta la forza dell'originale nonostante la sua "romanità" che però in questo caso non traspare.
Segue un bellissimo monologo sulla vita dei minatori che come "bruchi" scavano le montagne e ritornano a casa la sera stanchi dopo aver fatto chilometri a piedi, e la luce della lampada è l'unica che illumina il percorso, e vengono in mente le parole di Ernesto Balducci (scrittore e intellettuale nativo di Santa Fiora) a cui il Coro dei Minatori deve il nome: "in quel piccolo mondo di sofferenze e di ingiustizie splendeva una luce di umanità che è forse quella di cui abbiamo bisogno per costruire il futuro".
Il Coro dei Minatori di Santa Fiora è composto da Giuliano Martellini (prima voce), Piero D'Amario, Lino Nucciotti, Renzo Verdi (il sindaco di Santa Fiora), Lucio Niccolai (chitarra), Giuliano Travi e Osvaldo (fisarmoniche), Ennio Sensi, Alex Travi (quando può), e accompagna Simone in "Sante Caserio", che racconta la storia di un anarchico italiano che pugnalò a morte il presidente francese alla fine dell'800 e fu ghigliottinato.
I componenti del coro indossano tutti una camicia bianca e un fazzoletto rosso al collo, compresi Cristicchi e Antonio Pascuzzo, che ormai da un anno prova con loro ogni mercoledì. L'età varia dai vent'anni del giovane chitarrista fino agli 82 anni di Lino, il più gagliardo di tutti, che diverte il pubblico con la sua interpretazione sboccata de "L'uccellin".
Si tenta anche la più difficile (per il coro) fusione tra le loro voci e il repertorio di Cristicchi con "La filastrocca della Morlacca" tratta dal suo primo disco "Fabbricante di canzoni", che forse non risulta altrettanto riuscita ma è solo questione di abitudine. Più o meno lo stesso accade con la reggae "Senza" che Simone interpreta praticamente da solo con la sua chitarra. Si torna a cantare tutti in coro con Lino "L'amore si fa" (Rosina) e la simpaticissima "Volemo le bambole", il cui ritornello è un vero e proprio tormentone che ti entra subito in testa e non esce più.
Simone presenta quindi "L'ultimo valzer", una canzone nuova in anteprima dal suo prossimo disco che uscirà a ottobre, un valzer in tre quarti stile "Buonanotte fiorellino" condito con qualche frase ad effetto come "vivo qui in via dai coglioni", che racconta gli ultimi anni di vita di un povero vecchio. Quindi è la volta di "Legata a te", cantata al femminile e dedicata ad Eluana Englaro, la cui interpretazione è letteralmente da brividi (la versione originale "Legato a te" incisa nel secondo disco "Dall'altra parte del cancello" era stata scritta per Piergiorgio Welby).
Il gran finale con tutto il coro è per "Bella ciao" (sì proprio l'inno dei partigiani), poi si va tutti giù in taverna a bere e a cantare fino alle 2 passate come avviene nelle mitiche jam session notturne del Tenco, quando non sembra di stare a Sanremo pure se la città è la stessa del festival dei fiori...
Il prossimo appuntamento con Simone e il Coro è venerdì 27 febbraio all'Exonix di Anguillara Sabazia (Via di Ponte Valle Trave 8, alle ore 22) vicino Roma, poi si attende l'uscita ufficiale del loro primo disco "Canti di Maremme e di Miniere, d'Amore, Vino e Anarchia". Nel frattempo potete ascoltare alcuni brani su MySpace ed estratti del concerto su You Tube.

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