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Pubblicato il 12/07/2008 alle 21:25:07
Tante standing ovation e tre bis: Pescara ricorderà a lungo la magia di Ennio Morricone
di Massimo Giuliano
Alla fine, è andata. E, soprattutto, è andata bene. Il Maestro Ennio Morricone ha tenuto, ieri sera a Pescara presso l'Area di Risulta, un grande concerto, durato in tutto circa due ore e nel quale ha riproposto tutte le sue musiche più famose.

Alla fine, è andata. E, soprattutto, è andata bene. Il Maestro Ennio Morricone ha tenuto, ieri sera a Pescara presso l'Area di Risulta, un grande concerto, durato in tutto circa due ore e nel quale ha riproposto tutte le sue musiche più famose.

La performance, come sta avvenendo nel tour mondiale in cui attualmente Morricone è impegnato, è stata incentrata sul lato più conosciuto dell'artista: quello di autore per musiche da film. Ad introdurre la serata è stata un'emozionata Katia Ricciarelli, che ha presentato l'imponente orchestra alle sue spalle («In tanti anni che svolgo questo mestiere, non ho mai visto uno schieramento così imponente. Meno male che stasera non devo cantare io!») e ha chiamato sul palco, per un breve saluto, il direttore di Banca Caripe Dario Mancini e l'assessore al Turismo del Comune di Pescara, Simona Di Carlo. Comune e Caripe, infatti, insieme all'Accademia d'arte lirica PQI, sono stati tra i principali fautori dell'evento. A quel punto, via alla magia: sono le 21,35 quando Morricone sale sul palco, e subito scatta la prima standing ovation da parte del pubblico. Ce ne saranno tante, durante la serata. Rispetto al concerto di Catanzaro seguito da Musicalnews lo scorso 21 ottobre (vedi link in fondo), la scaletta è più o meno la stessa: cambia l'ordine con cui le suite vengono proposte, e c'è l'aggiunta di un paio di medley. I brani vengono decontestualizzati dalla loro originaria collocazione e reinseriti in un nuovo ambito, dove a legarli tra loro è un tema specifico: accade così che "La vita e la leggenda" raggruppi "Gli intoccabili", "C'era una volta in America" (con "Tema di Deborah", "Povertà" e "C'era una volta in America") e "La leggenda del pianista sull'oceano".

Molto interessante riascoltare quest'ultimo brano, ora che tra l'altro Morricone sta lavorando alla soundtrack del nuovo film di Tornatore; la presenza, qua e là, di alcuni fiati swingati che spezzano la base classica della composizione, fa tornare alla mente quella famosa frase della pellicola (e del libro): «Quando non sai cos'è, allora è jazz». Al pianoforte c'è la consueta presenza di Gilda Buttà, che si rivelerà anche stavolta uno dei pilastri portanti, insieme agli archi dell'Orchestra Roma Sinfonietta, che camminano praticamente da soli. Con "Fogli sparsi" si comincia ad entrare nel vivo della serata: proprio la Buttà introduce "H2S", seguita dal momento che personalmente ci ha fatto venire la pelle d'oca. Stiamo parlando de "Il clan dei siciliani". Concludono "Metti una sera a cena", "Uno che grida amore" e "Come Maddalena". Trattandosi di melodie popolari, è difficile parlare con assoluta certezza di un concerto 'classico', anche se ovviamente l'impostazione è quella. Facciamo questa precisazione perché altrimenti non si spiegherebbe la ridda di applausi che parte su "Il buono, il brutto e il cattivo", apertura di "Modernità del mito nel cinema di Sergio Leone": in un concerto classico vero e proprio, come noto, non si applaude mai durante l'esecuzione, ma solo alla fine. Se è per questo, non si urla neanche "Vai, Ennio", come accaduto quando era già il momento dei bis... Ma torniamo alla 'Suite Leone': dopo la succitata "The good, the ugly and the bad", arrivano in successione "C'era una volta il west" (un po' rallentata rispetto all'originale, e quindi volta a creare ancora più pathos), "Giù la testa" (che è sempre un piacere riascoltare, e che noi amiamo ricordare anche in una bella versione di Claudio Baglioni datata 1997) e "L'estasi dell'oro", tutte e tre interpretate dal soprano Susanna Rigacci, che sembra leggermente imprecisa soprattutto sui vocalizzi - in verità, molto difficili - de "L'estasi dell'oro". Buona la performance anche del Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano e del Coro Claudio Casini.

La seconda parte è inaugurata da "Atame", che colloca agli estremi del palco i due flicorni di Nello Salza e Michael Applebaum: il loro call & response è interessante, ma il "Cinema dell'impegno" già incombe. La signora dietro di me chiede al marito quale pezzo stiano ascoltando, ed è convinta di trovarsi ancora a "La battaglia di Algeri" quando invece i violini pizzicati hanno già attaccato "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto"... Anche qui, l'incipit è accompagnato dagli applausi. Completano il quadro "Sostiene Pereira", "La classe operaia va in Paradiso", "Vittime di guerra" e "Quemada Abolisson". Quest'ultima composizione, un po' più leggera, è una piccola boccata d'aria fresca, vista la pienezza di tale suite, che in tutto il set è sicuramente quella che richiede più attenzione. Con la flautista Monica Berni, Morricone sceglie di omaggiare il regista Mauro Bolognini: tocca a "Per le antiche scale - L'eredità Ferramonti". E' una parentesi un po' più intima, in quanto la scena vede protagoniste solo la Buttà e la Berni. Altro bel momento è dato dall'oboe di Carlo Romano, che ci porta alle atmosfere di "Mission": "Gabriel's oboe" è nota a tutti anche perché fu utilizzata per un noto spot pubblicitario, ma non sono da meno "Falls" e "Come in cielo così in terra". Sono le 23,15: tutto finito? Macchè. Il Maestro dovrà uscire fuori altre tre volte, e farà capire ai 5.000 presenti che è tempo di andarsene a casa solo quando si riprenderà gli spartiti mettendoseli sottobraccio. Nel frattempo, ci sarà la possibilità di riascoltare, tra le altre, "L'estasi dell'oro". Gran finale affidato a "Here's to you", e anche se non c'è Joan Baez io mi ritrovo a canticchiarla, tanto che dopo 24 ore mi sto ancora squarciando la gola con quel pezzo, al ricordo di una serata indimenticabile.

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