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Recensioni
Pubblicato il 13/01/2007 alle 14:54:44
Mantra - Hate Box (Horus Records Ho 200610 05), hard rock di una bellezza lacrimosa
di Giancarlo Passarella
Abbiamo in casa un supergruppo e non lo valorizziamo: una base ritmica da paura ed il quartetto toscano parte dalla lezione dei Led Zeppelin per riconoscere i giusti omaggi ad Europe, Black Sabbath, Whitesnake ed ovviamente Tygers of Pan Tang.

Abbiamo in casa un supergruppo e non lo valorizziamo: una base ritmica da paura ed il quartetto toscano parte dalla lezione dei Led Zeppelin per riconoscere i giusti omaggi ad Europe, Black Sabbath, Whitesnake ed ovviamente Tygers of Pan Tang.


Dice Jacopo Meille (il cantante sia dei Mantra che dei Tygers of Pan Tang) che ... dietro ai testi ed alle parti vocali del nostro cd Hate Box, c'e' stato un lavoro molto profondo ...volevo che parole e musica fossero ben amalgamate e che le une rafforzassero le altre, che si amplificasse cosi' il feeling di ogni singolo brano... E ci sono riusciti!
Un brano come Win lose or draw sembra tratto dalle sessions del 1993 del disco Fate of Nations di Robert Plant, mentre per Promised land qualcuno potrebbe anche scommettere che 10 anni prima fu Ian Gillan a proporla ai Black Sabbath per essere inserita nella tracklist di Born Again. Ma anche gli altri 8 brani di Hate Box dei Mantra sono da annoverare con questo lignaggio: hard rock velato di blues, di sicuro respiro internazionale. Nemmeno duro piu' di tanto rispetto ai precedenti Roots del 2002 ed Hard Times del 2004, questi quasi 43 minuti di Hate Box risentono di una indubbia maturazione compositiva e delle recenti esperienze che hanno positivamente portato heavy fuel all'interno dell'intero progetto Mantra: mi riferisco alle 5 date dell'ultimo tour italiano degli Europe (i Mantra erano l'opening act...), ma soprattutto al fatto che Jacopo Meille ogni giorno si toglie i panni di singer dei Mantra per rivestire quelli di altre formazioni, come i Norge (tribute band dei Led Zeppelin) e gli inglesi Tygers of Pan Tang....!

Un cd di una bellezza monolitica e compatta, dove pero' manca un brano hit: chissa' se questo e' frutto di una pianificazione oppure casualmente ciascun brano e' un hit, rendendo cosi' difficile la scelta su quale traccia usare per farne un videoclip. Ma la professionalita' con cui il cd e' realizzato e' evidente nella cura data alla registrazione ed anche del buon taglio fatto in fase di mastering, anche se un paio di brani potevano avere esaltate le tonalita' base, come e' successo con ottimi risultati per la struggente Somewhere, Sometimes. La chitarra in mano a Gianluca Galli e' un pennello che usa tinte forti, ma che sa arpeggiare nei momenti climax e ce ne sono un paio da vera goduria, quasi da farci lacrimare per la commozione (anche per la mia eta', le lacrime mi compaiono timide negli occhi per i caratteri un po' troppo piccoli con cui il booklet e' realizzato....) e l'emozione che si riesce a comunicare. In Drifters e' la base ritmica a dimostrare di quale pasta sia fatto il progetto Mantra, un grano duro facilmente utilizzabile per cake di tutti i palati internazionali.

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