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Pubblicato il 26/02/2009 alle 09:49:49 | |
nu INDACO, Live in Frascati, Scuderie Aldobrandini, 22/02/2009 - Ospiti speciali: H.E.R. & Sanjay Kansa Banik
Ci sono persone che, una volta raggiunti ampi consensi, non riescono ad adagiarsi sugli allori e non si lasciano mai andare alla tentazione edonistica del facile autocompiacimento. Mario Pio Mancini è uno di questi.
Ci sono persone che, una volta raggiunti ampi consensi, non riescono ad adagiarsi sugli allori e non si lasciano mai andare alla tentazione edonistica del facile autocompiacimento. Mario Pio Mancini è uno di questi.
Violinista, prestato spesso anche al bouzouki e alla mandola, è forte di un’esperienza pluridecennale con gli Indaco, una delle realtà musicali maggiormente significative del nostrano underground etnico, e ha recentemente dato vita a Ypsos, un progetto indirizzato al foclore mediterraneo che ha strappato ovunque consensi e rispetto. Ci sarebbe di che fermarsi a tirar le somme, rallegrandosi un poco. Invece no: alla fine del 2008, dà vita ad un nuovo ensemble che battezza Nu Indaco, e pubblica “Su Mundu”, opera discografica che conserva inalterato il substrato sonoro dei prestigiosi lavori discografici degli Indaco. Ma andiamo per gradi.
BIOGRAFIA
Discograficamente parlando, Mancini nasce agli inizi degli anni ‘90 con un disco intitolato “Indaco”, pubblicato insieme a Rodolfo Maltese, chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso (stampato in sole 1000 copie, tuttora inedito in Cd, è uscito a nome “Mario Pio Mancini, Rodolfo Maltese and The New Ensemble”). Nessuno ancora lo sapeva, ma quell’album – in cui suonava, fra gli altri, il violinista Stefano Tavernese, futuro collaboratore della PFM nella tournée di Ulisse – avrebbe dato vita agli Indaco, una band che oggi è unanimamente riconosciuta fra le principali artefici del nuovo suono etnico peninsulare.
Appena tre anni più tardi, verrà pubblicato – anch’esso in una tiratura di sole 1000 copie – il Cd “Flying with the Chakras”, il quale, pur essendo uscito a nome del solo Mario Pio Mancini, vedeva la partecipazione di tre membri dei futuri Indaco: Rodolfo Maltese alla chitarra, Arnaldo Vacca alle percussioni e Rino Zurzolo al basso. L’opera ospitava anche la cantante e arpista celtica Fiona Davidson, alter ego scozzese di Lorena McKennit, scoperta dallo stesso Mancini in un pub romano.
“Vento del deserto”, uscito a nome Indaco, comprendeva una formazione nella quale, oltre ai già citati Mancini, Maltese, Vacca e Zurzolo (quest’ultimo, in veste di ospite), rientravano anche il tastierista Carlo Mezzanotte, il bassista Luca Barberini e, appena fuoriuscito dal Banco del Mutuo Soccorso, il batterista Pierluigi Calderoni. Nel Cd comparivano ospiti come Toni Esposito, Antonello Salis, Massimo Carrano (che entrerà stabilmente in organico nel 2006), Enzo Gragnaniello, Francesco di Giacomo (Banco del Mutuo Soccorso) e, soprattutto, Mauro Pagani (Premiata Forneria Marconi).
Gli ultimi tre compariranno, sempre in qualità di ospiti, anche nel successivo lavoro, “Amorgos”, unitamente a Mario Rivera (Agricantus), Vittorio Nocenzi (Banco del Mutuo Soccorso), Andrea Parodi (Tazenda), nonché Lester Bowie, mostro sacro del jazz internazionale.
Dopo “Spezie”, primo live della band contenente anche alcuni episodi in studio (e nel quale suonava, in qualità di collaboratore, un altro futuro membro degli Indaco, Antonio Magli), sarà la volta di “Terra Maris”, preceduto dall’unico singolo finora realizzato dalla band, “Anteprima Terra Maris”, distribuito in occasione del concerto del trentennale del Banco del Mutuo Soccorso (ove gli stessi Indaco suoneranno in qualità di ospiti). L’organico si era esteso ulteriormente con l’innesto della vocalist Gabriella Aiello, già apparsa nelle esibizioni live da diverso tempo. Nel lavoro – oltre ad Andrea Parodi, Massimo Carrano e all’immancabile Mauro Pagani – suonavano, tra gli altri, Eugenio Bennato, Paolo Fresu, Daniele Sepe.
L’antologia “Porte d’oriente”, raccoglierà brani attinti da “Flying with the Chakras” (l’album solo di Mancini), “Vento del deserto”, “Amorgos” e “Spezie”. Assenti pezzi da Terra Maris, invece, poichè la band non riuscì ad ottenere l’autorizzazione dalla casa discografica, Helikonia. In realtà, mancavano anche testimonianze del primissimo lavoro, quello uscito a nome “The New Ensemble”: una scelta consapevole, quest’ultima, principalmente legata al fatto che la musica degli esordi era profondamente mutata, rispetto a quella proposta 13 anni dopo; inoltre, e soprattutto, nessuno dei musicisti che era apparso in quell’album faceva ormai parte della formazione del 2005, a parte, naturalmente, Mancini e Maltese. “Salentu”, l’unico brano inedito dell’antologia, era un retaggio della “esperienza sanremese” del 1999: composto e cantato da Andrea Parodi, compianto leader dei Tazenda, il brano fu scelto dal gruppo per partecipare alle selezioni per accedere al Festival di Sanremo, con il nome di Andrea Parodi e Indaco: «il pezzo piacque molto, ma fu purtroppo scartato perché “Indaco” era un gruppo de Il Manifesto», ha riferito Mancini in una recente intervista. Nelle note di copertina di “Porte d’Oriente” veniva riportato che alla formazione si era aggiunto un secondo tastierista, Antonio Magli, già collaboratore nell’album “Spezie”. In realtà le cose stavano in un altro modo, come precisa lo stesso Mancini: «Carlo Mezzanotte, l’originario tastierista, non suonava più da almeno 3-4 anni, mentre Gabriella Aiello era appena uscita dalla formazione. Arnaldo Vacca, inoltre, negli ultimi 2-3 anni si era raramente esibito dal vivo con il gruppo poichè spesso impegnato con Massimo Ranieri, con cui suonava da lungo tempo. Per questo motivo veniva spesso sostituito da Andrea Piccioni o, talvolta, da Massimo Carrano» (che aveva collaborato in “Vento del deserto” e “Terra Maris”). Proprio quest’ultimo, lo sostituirà la sera del 28 gennaio 2006, presso l’Auditorium di Roma, nel corso del concerto tenuto per celebrare i 10 anni di attività del gruppo: da quel momento in poi, Vacca non farà più parte degli Indaco e Carrano vi entrerà stabilmente, in sua vece.
L’ultimo lavoro degli Indaco è il DVD “Tracce mediterranee”, che documenta proprio il concerto di cui sopra, durante il quale, peraltro, intervenirono in qualità di ospiti Raiz (Almanegretta), Rosie Wiederkehr (Agricantus) e Fancesco Di Giacomo (Banco del Mutuo Soccorso). Poco dopo, anche Mancini non sarà più della partita, già proteso verso il nuovo progetto, Ypsos.
YPSOS
In un’intervista concessa recentemente allo scrivente, spiegando la genesi del nuovo progetto, Mancini così riferiva: «tutto nasce proprio dagli Indaco, gruppo nel quale ho militato per tanti anni e di cui sono stato fondatore. Dopo il concerto tenuto il 28 gennaio 2006, all’Auditorium di Roma, per festaggiare i 10 anni di attività del complesso, si è verificato un deterioramento nei rapporti tra me e gli altri componenti che mi ha portato ad abbandonare questa formazione, che rimane comunque indissolubilmente nel mio cuore ed alla quale ho dato tanto. Parallelamente, ho sentito l’esigenza di, in un certo senso, rimettermi in discussione ed esplorare territori musicali nuovi e stimolanti. Ho iniziato allora a guardarmi intorno, alla ricerca di musicisti con cui iniziare questa nuova avventura, dando vita agli Ypsos, unitamente a Andrea Piccioni (che aveva collaborato nelle esibizioni dal vivo degli Indaco, in qualità di percussionista), Alessandro Mazziotti (flauti, cornamuse, zampogne e live electronics), Gianluca Zammarelli (voce e chitarra battente), Leonardo Mattiello (basso elettrico e fretless) e Federico Stanghellini (chitarra elettrica ed acustica)». Il gruppo ha esordito con “Oltremare”, opera raffinata dal forte sapore etnico-mediterraneo, nella quale, al folclore tipico della cultura tradizionale, proposto da strumenti quali il flauto, la mandola, il tamburello, la zampogna zoppa, il bouzouki e il violino, vengono arditamente associati chitarra elettrica, basso, sax e sintetizzatore.
INDACO
Dal canto suo, Rodolfo Maltese, sceglieva di continuare l’attività utilizzando la sigla Indaco, unitamente a vari musicisti che nel tempo si erano avvicendati all’interno del complesso: Pierluigi Calderoni alla batteria, Luca Barberini al basso, Antonio Magli alle tastiere e Massimo Carrano, ultimo acquisto, alle percussioni e alla voce. Di questa formazione – che, è d’uopo puntualizzarlo, è priva di un musicista dedito al bouzuki, mandolino o violino, in precedenza suonati da Mancini – si sono perse le tracce ormai da tempo: il sito ufficiale della band (il link si trova in fondo al presente articolo), risulta aggiornato a 4 anni fa e riporta addirittura Mario Pio Mancini nell’organico. Più recenti, comunque risalenti a quasi due anni fa, sono le informazioni presenti su my space, ove la formazione viene correttamente descritta senza Mancini, con l’aggiunta di un nuovo membro, Massimo Alviti, suonatore di chitarre, oud e sitar. L’ultimo concerto degli Indaco dovrebbe risalire all’estate del 2007, nell’ambito del festival “World music” che si è tenuto dal 30 agosto al 6 settembre nelle piazze di Cesano e Labaro. In quanto ad uscite discografiche, infine, il gruppo risulta latitante da più di 4 anni.
Nell’auspicare che la band sia ancora in attività, lo scrivente si rende fin d’ora disponibile ad essere contattato da un portavoce, al fine di aggiornare le informazioni in proprio possesso e dare la giusta visibilità anche a questa formazione.
NU INDACO
Mario Pio Mancini, invece, terminata l’avventura Ypsos, non si è certo cullato sugli allori: creato un nuovo ensemble, si è riappropriato della sigla Indaco, avanti alla quale ha anteposto la postilla “nu” (contrazione di “new”) e ha recentemente pubblicato un nuovo album, “Su mundu” (Cd, 2009, Helikonia/Routes). È appena il caso di precisare che il musicista, pur rimanendo legalmente detentore della sigla Indaco, unitamente a Rodolfo Maltese (ad entrambi, infatti, il nome risulta tuttora registrato presso la S.I.A.E.), ha scelto di ribattezzare ex novo il suo gruppo come Nu Indaco per evitare contrasti con il suo ex compagno e, soprattutto, al fine di non ingenerare confusione tra i fans del gruppo.
Della formazione fanno parte Antonio Nastasi (tastierista), Lele Lunadei (basso), Martino Cappelli (chitarra elettrica, bouzouki, oud), Alessandro Severa (fisarmonica), Monica Cucca (voce), Gianni Polimeni (batteria). Una menzione particolare la meritano Lele Lunadei, co-produttore artistico del progetto, Martino Cappelli, virtuoso di bouzuki e oud, Antonio Nastasi, “personaggio”, si legge nel sito ufficiale, “tra i più bizzarri e innovativi della musica indipendente italiana”, già fondatore dei Noyalta, il quale, peraltro, ha co-arrangiato l’album unitamente allo stesso Mancini e, da solo o in coppia con quest’ultimo, ha composto i nuovi brani del disco.
Nel 1983 ha fondato il gruppo Soft Media col quale ha portato sul palco 315 concerti in 11 anni (Italia, Francia, Spagna, Jugoslavia, Grecia) ed ha ottenuto il riconoscimento nel 1990 come migliore band new wave del Lazio.
Sia con i Soft Media che con le 2 band successive (Tabula Rasa, dal 1994 al 1996, Astrade dal 1997 al 2000) le sue scelte sonore si sono sempre dirette verso l’integrazione tra linguaggio rock e sonorità world.
Tra il 2001 e il 2006 è stato direttore artistico del progetto “…ma non c’è nessuno biondo?”, doppio CD prodotto dalla regione Lazio e il comune di Roma, nel quale testi scritti da persone con disagio mentale erano stati musicati da artisti come Franco Battiato, Subsonica, P.G.R., Sud Sound Sistem, Aires Tango, Luigi lo Cascio, Fumisterie, Physique du Role, Ipsilon indi…
Nel 2007 fonda il suo più recente progetto, i Noyalta con i quali ha estremizzato le scelte musicali World Rock che hanno dato l’inizio alla collaborazione con Mancini per l’operazione Nu Indaco.
In “Su Mundu” appaiono numerosi ospiti, prevalentemente attinti da compagini etniche, nazionali ed internazionali, come Enzo Gragnaniello (che già era apparso in pregresse prove discografiche degli stessi Indaco), il fiatista Luigi Cinque (già collaboratore, tra gli altri, di Peter Gabriel e del Canzoniere del Lazio, viene oggi considerato uno dei compositori/autori meglio rappresentativi della nuova frontiera tra antropologia della musica, scrittura musicale e nuove tecnologie applicate), il cantautore Andrea Ra (molto conosciuto nel giro del rock indipendente italiano, ha collaborato, fra gli altri, con Tiromancino, Ratti della Sabina, Piotta, Diaframma, Gazebo), il percussionista indiano Sanjay Kansa Banik (insegnante di tablas, di cui è considerato uno dei maggiori virtuosi nel mondo, è stato collaboratore, tra gli altri, degli Agricantus, ed è attualmente in forza nell’Orchestra di Piazza Vittorio), la violinista Erma Castriota, in arte H.E.R. (attualmente collaboratrice di Teresa de Sio, in passato già con Eugenio Bennato, in occasione del tour “Taranta Power” e con i Nidi d’Arac, gruppo dedito alla rivisitazione in chiave moderna della musica etnica salentina).
La rete è estremamente generosa con la formazione dei Nu Indaco, alla quale dedica numerosi siti, peraltro tutti aggiornati. Ci limitiamo, in questa sede, a segnalarvi il sito ufficiale (il link si trova in fondo al presente articolo), ove potrete trovare informazioni recentissime sulla band e ascoltare in anteprima alcuni nuovi brani.
RECENSIONE CONCERTO
I Nu Indaco hanno già tenuto una decina di concerti in varie località del Centro Italia, l’ultimo dei quali a Frascati, nell’affascinante compagine architettonica della prestigiosa Villa Aldobrandini, presso il cui Auditorium, nella serata di domenica 22 febbraio 2009, si sono esibiti accompagnati dal percussionista indiano Sanjay Kansa Banik e dalla violinista H.E.R.. In una sala gremita di persone, il concerto si è sviluppato in maniera quantomai eterogenea, attingendo tanto dalle pregresse esperienze discografiche di Mancini, quanto dal nuovo album nonché dalla tradizione folcloristica internazionale. Dalla produzione Indaco, infatti, sono stati proposti 4 brani, “Spezie”, “Su Nuraghe”, “Ascea” e “Salentu”, tutti in chiave completamente rivisitata talché, spesso, era quasi impossibile riconoscere i vecchi arrangiamenti. Dall’album degli Ypsos, invece, è stato proposto il solo Gilgamesh, rinnovato in chiave jazz su una base ritmica di inaspettato stampo reggae.
A parte “Arabic Waltz” (un traditional turco) e “Don Pizzica” (degli Officina Zoé, gruppo salentino fondamentale per la riscoperta della “pizzica”, la più antica e travolgente forma di ritmo e danza popolare del Salento), tutti gli altri brani sono stati attinti dall’ultimo lavoro, “Su Mundu”, e sono altrove completamente inediti: “Nu Saltarello”, “È fatta notte ‘o padrone chiane”, “Moresca Nuziale” e “Su Mundu”, sono molto vicini alla tradizione folcloristica del meridione italiano; “Haif” associa elementi etnici nordafricani, misture arabeggianti e un ardito cantato rap, peraltro su testi dalle forti connotazioni socio-politiche; “Velia”, infine, che nel disco è cantata da Enzo Gragnaniello, è un brano che, se giustamente promosso, avrebbe il potenziale per scalare le classifiche poiché ha il pregio di possedere substrato artistico, pur risultando orecchiabile. C’è stato spazio anche per i virtuosismi individuali, proposti da due ospiti che suonano anche sull’album: Sanjay Kansa Banik ha proposto un suggestivo assolo alle percussioni, mentre H.E.R. ha suonato brani di Billie Holiday e Sinead O’Connor, riproposti in chiave minimalista per sola voce e violino.
Il prossimo appunamento live dei NU INDACO sarà mercoledì 18 marzo 2009, nella prestigiosa sede di Stazione Birra, Via Placanica 172, 00118 Roma, Morena, tel 06 79845959 (ingresso 8 euro).
TRACKLIST
1. Spezie
2. Su Nuraghe
3. Nu Saltarello
4. Haif
5. Gilgamesh
6. Intro a “Velia”
7. Velia
8. Ascea
9. Su Mundu
10. Moresca Nuziale
11. Arabic Waltz
12. Sanjay solo (tablas solo)
13. H.E.R. solo # 1 (Billy Holiday song)
14. H.E.R. solo # 2 (Red Football)
15. È fatta notte ‘o padrone chiagne
16. Salentu
17. Don Pizzica
FORMAZIONE
- Mario Pio Mancini: bouzouki, violino, mandola
- Antonio Nastasi: tastiere
- Lele Lunadei: basso
- Martino Cappelli: chitarra elettrica, bouzouki, oud
- Alessandro Severa: fisarmonica
- Monica Cucca: voce
- Gianni Polimeri: batteria
- Sanjay Kansa Banik (*): tablas
- H.E.R. (*): violino, voce
(*) special guest
DISCOGRAFIA COMPLETA
1. INDACO: Lp, 1992, autoproduzione, MPM 001 (uscito a nome “MARIO PIO MANCINI, RODOLFO MALTESE AND THE NEW ENSEMBLE”)
2. FLYING WITH THE CHAKRAS: Cd, 1995, Babaji, CD-01-95 (uscito a nome “MARIO PIO MANCINI”)
3. VENTO DEL DESERTO: Cd, 1997, Il Manifesto, CD013 (uscito a nome “INDACO”)
4. AMORGOS: Cd, 1999, Il Manifesto, CD037 (uscito a nome “INDACO”)
5. SPEZIE: Cd, 2000, Il manifesto, CD057 (uscito a nome “INDACO”)
6. TERRA MARIS: Cd, 2002, Helikonia, HKVS1102 (uscito a nome “INDACO”)
7. ANTEPRIMA TERRA MARIS: Cd single, 2002, Helikonia, HKVS02502 (uscito a nome “INDACO”)
8. PORTE D’ORIENTE: Cd, 2005, Squilibri/Il Manifesto, CD155 (uscito a nome “INDACO”)
9. TRACCE MEDITERRANEE: DVD, 2006, III Millennio, 0229 (uscito a nome “INDACO”)
10. OLTREMARE: Cd, 2007, Helikonia, HK0607 (uscito a nome “YPSOS”)
11. SU MUNDU: Cd, 2009, Helikonia/Routes, senza cat. (uscito a nome “NU INDACO”)
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