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Recensioni
Pubblicato il 06/12/2007 alle 12:30:55
Antonello Venditti : Dalla Pelle Al Cuore (Heinz/SonyBMG)
di Paolo Ansali
Abbiamo ascoltato il nuovo disco di Antonello Venditti, una prova più introspettiva con due canzoni da ricordare, Giuda e Tradimento e Perdono.

Abbiamo ascoltato il nuovo disco di Antonello Venditti, una prova più introspettiva con due canzoni da ricordare, Giuda e Tradimento e Perdono.

Forse pochi lo hanno sottolineato ma il nuovo disco di Antonello Venditti “Dalla pelle al cuore” (Heinz/Sony BMG) arriva a 35 anni esatti dal suo storico esordio con De Gregori in “Theorius Campus”, che già conteneva il brano-simbolo “Roma capoccia”.
Come in ogni nuovo suo progetto, da molti anni, ritroviamo il producer Sandro Colombini e collaboratori dal calibro di Sandro Centofanti alle tastiere e l’ex Goblin Fabio Pignatelli al basso. Questo da continuità nel tempo al suo sound (per alcuni forse anche troppa.) Il disco, composto da nove canzoni come un vinile, si apre con la title-track, scelta come primo singolo, per la melodia orecchiabile e per enunciare i temi che verranno. Il successivo “Piove su Roma” poggia su un suggestivo tappeto d’archi e il solo di sax di Gato Barbieri nel finale, anche se breve, è da brividi, come ai tempi di “Modena”. Piacevoli anche “Scatole vuote” e “Indimenticabile” ma è “Giuda” il brano centrale del disco, co-firmato insieme a Maurizio Fabrizio, potrebbe essere stato scritto negli anni '70 vista l'intensità. Antonello si immedesima nell’apostolo traditore, tanto da esclamare “l’ho pagata cara la mia presunzione” e chiede il perdono a Gesù. Il tema si lega all’altra canzone-cardine “Tradimento e Perdono” in cui i suicidi di Pantani, Tenco e Agostino Di Bartolomei sono l’emblema di una società che esalta e, purtoppo, dimentica molto in fretta. Le chitarre che aprono “La mia religione” sono sullo stile di Ligabue per un pezzo corale, che in concerto avrà il suo effetto. “Regali Di Natale” ricorda nel titolo “Quando verrà Natale” del '74 e cita il regalo che Antonello riceve sempre, un libro di Seneca! Il finale è la scanzonata “Comunisti al sole”, con Carlo Verdone in veste di drummer, per descrivere un “compagno” sui generis, tentato più dal consumismo che dal comunismo. E' una chiusura in tono più leggero ma non superficiale, per un disco da ascoltare con calma.

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