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Interviste |
Pubblicato il 28/07/2005 alle 17:31:45 | |
Gianluca Grignani: canzoni in mezzo alla gente
“Il Re del Niente” segna il grande ritorno di Gianluca Grignani. Canzoni di grande intensità per il cantautore, che in questa intervista ci racconta la genesi della sua nuova fatica discografica, in attesa dei primi concerti di ottobre.
Le canzoni di Gianluca Grignani sono una delle poche cose autentiche che la musica pop italiana ha promosso nell’ultimo decennio. Con una carriera a dir poco coraggiosa, costellata di tanti grandi successi (dall’esordio di “Destinazione paradiso” a “Uguali e diversi”), ma anche di album coraggiosi come “La fabbrica di plastica”, che sposa sonorità post rock e grunge, l’artista se ne infischia del grande successo per seguire una linea personale. Di fatto oggi Grignani è una solida realtà della musica italiana. Lo dimostra anche nel nuovo album “Il Re del Niente”, uscito lo scorso 10 giugno per Universal Music, e ben avviato dagli ottimi singoli “Bambina dallo spazio” e “Arrivi tu” con la quale afferma “anche un amore passeggero può avere la forza di fare breccia nel tuo cuore e ritagliarsi uno spazio importante fra i ricordi più belli”. Un album decisamente particolare perché riesce a fare presa al primo ascolto, ma con testi tutt’altro che semplici: Grignani sembra essersi avviato alla ricerca di una strada ancora più introspettiva, costellata da tematiche legate alla figura della persone di tutti i giorni, quella per intenderci che fa fatica ad arrivare a fine giornata perché non ha le forze economiche a sufficienza per vivere in una società che si lega sempre di più al consumismo. Gianluca offre il suo punto di vista in maniera onesta, senza strafare e senza presunzione. Non è un caso che “Il Re del Niente” ha ricevuto ad Aulla, il prestigioso “Premio Lunezia” per il valore musical – letterario espresso dall’album.
Ascoltando “Il Re del Niente” sembra di trovare una percezione nuova da parte di Gianluca Grignani della società. Mi sembra un album più sociale. Sei d’accordo?
Cerco sempre di raccontare quello che succede ad una persona normale. Il titolo “Il Re de Niente” ha proprio questa pretesa. Parlare di una persona qualunque. Del resto oggi c’è una coscienza sociale più sviluppata. Anche io sono stato toccato e questa cosa viene fuori. Si comincia a guardare a cose più ampie e più grosse.
“Il Re del Niente” è risultato l’album vincitore del “Premio Lunezia”, manifestazione che premio il valore musical – letterario. Finalmente anche le canzoni di Gianluca Grignani inizio ad essere considerate per il loro effettivo contenuto, e sdoganate da quel contesto “commerciale” cui certa critica le aveva sempre accostate. Come hai accolto questo riconoscimento?
Fa parte del gioco, soprattutto quando sei molto giovane. Io mi sono sempre distinto per il mio modo di fare musica. Per fortuna qualcuna se n’è reso conto. E’ un premio che io tengo a citare. E sono molto contento averlo ricevuto.
In “Chi se ne frega” mi ha colpito il refrain, in cui dici “Perché il futuro è della gente / che come me non conta per la società / Ma se si sveglia una mattina e fa fatica più di prima / sai può cambiare la realtà”. La vita inizia a diventare sempre più dura per tante persone. Qual è il contributo che può dare un musicista?
Un musicista può dirlo. Può scrivere canzoni che riguardano la gente. Non sempre canzoni sociali, perché non bisgona cercare di essere sempre “socialmente utile”, ma essere portavoce di un disagio, come quello che stiamo vivendo tutti. Lo vivo anche io. Soprattutto in questa epoca di Internet. Artisti come me la soffrono. E comunque pretendono di continuare a fare questo mestiere. Tutte queste cose qui vengono poi fuori in questi testi. Certo è, che il contributo che voglio dare è quello di scrivere sempre dalla parte della gente. E’ quella la parte in cui mi sento di stare.
In “Chi se ne frega” suona la chitarra Alberto Radius, storico chitarrista della Formula 3 e collaboratore di svariati grandi musicisti italiani, come Lucio Battisti e Franco Battiato. Com’è nata la collaborazione con il chitarrista?
E’ nata per simpatia. Ci siamo conosciuti perché abitiamo vicino casa. Abbiamo iniziato a parlare di Battisti. Poi in “Uguali e diversi” c’è stata la nostra prima collaborazione. E ho pensato che il suo stile sarebbe stato idoneo anche per il nuovo album. Lavorerò ancora con lui
In chiusura dell’album c’è “Che ne sarà di noi”, la canzone inserita nella colonna sonora dell’omonimo film di Veronesi. Com’è stato lavorare con il compositore Andrea Guerra per questa esperienza?
Divertente e veloce. Per questo pezzo ho scritto testo e musica. Mi è arrivat a casa l’armonia. Andrea mi ha detto “fallo fallo”. Allora mi sono messo una sera sul letto, con penna e registratorino, el’ho scritta. “Cazzo è venuta benee!” ci siamo detti. E a sentire i commenti sembra piaciuta davvero molto.
Com’è nata l’idea della special edition dell’album che, oltre a contenere quattro brani in più, offre la possibilità di acquistare insieme, e a prezzo speciale, CD e un biglietto per uno dei due concerti in programma il 26 ottobre al Palalottomatica di Roma e il 29 ottobre al Madza-Palace di Milano?
Questa è un’idea un po’ pioneristica. Ci credo fortemente. Vorrei migliorarla e amplificarla nel prossimo disco. Essenso la prima volta vorrei che fosse un po’ più spiegata e capita. Mi sto prodigando per farla. Il pubblico sembra rispondere bene: siamo già a più di 3 mila paganti per entrami i cocnerti. Certo è che io non metto in tasca una lira, visto che i 4,50 euro di differenza sul prezzo del CD tradizionale servono per produrre i due eventi.
Quest’anno sono dieci anni dal tuo esordio discografico. In questo lasso di tempo hai pubblicato otto album, fatto film e collaborato nelle situazioni più svariate. Dovendo fare un piccolo bilancio di quanto fatto fino ad ora quale album e quale tua canzoni senti che meglio rappresentano questa prima decade artistica? Ci sono progetti, invece, di cui non sei rimasto soddisfatto?
Sono molto legato alla “Fabbrica di plastica”, album su cui ci rimetterei mano lo stesso, visto che all’epoca sono stato costretto a finirlo in fretta, sotto pressione della casa discografica e anche con vecche tecniche di registrazione. In ogni mio album c’è sempre un pezzo della “Fabbrica di plastica”. E’ credo che ci sarà anche nei lavori successivi.
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