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Pubblicato il 20/09/2009 alle 08:42:31 | |
Buon compleanno Mimi'! Almeno tu nell’universo ci regali ancora grandi emozioni
Il 20 Settembre Mia Martini avrebbe compiuto 62 anni. Forse avrebbe festeggiato il suo compleanno con un altro successo o in ritiro dai frastuoni della celebrità a raccontarsi apertamente ai suoi fans. Ci manca tanto!
Il 20 Settembre Mia Martini avrebbe compiuto 62 anni. Forse avrebbe festeggiato il suo compleanno con un altro successo o in ritiro dai frastuoni della celebrità a raccontarsi apertamente ai suoi fans. Ci manca tanto!
Sarebbe stata lontana dal divismo, a raccontarsi apertamente ai suoi fans con il suo modo di fare simpatico e gioviale...
Il mio ultimo periodo è iniziato a Sanremo nel 1989: lì ha cominciato a nascere un’altra Mia Martini, risultato dalla somma di tutte le esperienze precedenti. Una donna che continuava a svelarsi a poco a poco, ma che ancora non conoscevo bene.
Quello che sapevo di me è che sono una donna sola. In fondo non c’era bisogno di fare tutta questa strada. Chissà, quando avevano scritto Donna sola, tanti anni fa, già avevano capito tutto di me. Sola, ma in grado di trovare una motivazione per vivere rilassata, in maniera non frustrante, facendo quello che amo, cioè cantare, e riuscendo a rimanere ‘dentro’ la musica. Di “Almeno tu nell’universo” credo che resterà quello che è rimasto di Minuetto, ma sarà qualcosa di più importante, perché Minuetto”non ha avuto la partecipazione, il calore di Almeno tu nell’universo, un pezzo che è arrivato dopo un buco nero che c’era nella mia vita, nella mia carriera. Chi lo risentirà avrà qualche brivido in più, perché si ricorderà di una emozione intensa che abbiamo vissuto insieme...
Mi fa male avere perduto la mia infanzia. Oggi la vedo alla luce di tante discese e salite e questa proiezione sul mio passato mi fa risaltare soltanto le cose belle, la figura di mio padre nella mia casa, che non mi ha mai portata allo stadio, era un uomo di cultura e fervente politico, ma mi faceva vedere il mondo dalle sue spalle… Non faccio un bilancio sul mio oscuramento, perché guardo a questi momenti come alla mia infanzia. Ma avevo dei grandi dubbi. Mi venivano date delle imposizioni da quello che era il mio compagno in quel momento, per cui ero costretta a dovere rinunciare o alla mia arte o alla mia femminilità, alla mia vita di donna. Fossati, comunque, è stato una chiave preziosa: grazie a lui ho cominciato a non essere più disponibile come immagine preconfezionata. Ho dovuto dare un calcio tutto questo e cominciare a scegliere, invece di eseguire semplicemente degli ordini. E’ stato un momento durissimo, dovevo capire chi fossi, non solo come artista, ma anche come donna. E lì è iniziato questo mio viaggio indietro nel tempo, alla ricerca di mio padre e di me stessa. Questa ricerca aveva significato anche un mio ritiro dal mondo musicale. Strada facendo ho perso pure il mio uomo, sono rimasta sola con le mie lotte interiori.
Così anche la mia voce è passata dalla testa alla gola. Questa trasformazione l’ho voluta io. Mi ero stufata di avere una voce che abitava in testa, e così ho cambiato l’arredamento, e l’ho mandata giù, da dove partono tutti gli stimoli e tutti i sentimenti. Questa voce ‘sporca’ mi viene proprio così, non posso fare niente. Soffro di sinusite, anche l’operazione che ho avuto alle corde vocali ha inciso, ho dovuto fare molti mesi di esercizi per potere riprendere. Ma mi è rimasto questo timbro ‘rauco’ che, secondo me, da anche colore alla mia interpretazione.
Dio è presente in tutte le mie cose, nel mio amore per il lavoro, per la natura, per la gente. Uno dei miei primi dischi si intitolava Gesù è mio fratello. Dio è per me un’entità superiore senza la quale la mia vita non ha senso. Non ci vuole tanto per trovare Dio, non c’è bisogno di una coreografia speciale, non è così lontano e distante da noi. Ce l’abbiamo nella realtà e nell’umanità di tutti i giorni, nella gente che soffre e perfino anche nella nostra presunzione. Ce l’abbiamo pure nei lavavetri che troviamo ai semafori, nelle scritte disperate che leggiamo sui muri, ce l’abbiamo dentro di noi, è molto più semplice di quello che noi pensiamo.
Secondo me l’amore è un equivoco, può essere bellissimo, sconvolgente, patetico, terribile, ma è sempre un equivoco. Non esiste finché una persona si innamora di un’altra solo perché ha bisogno di prendere qualcosa dall’altra, esiste solo fra due persone che sono compagni di viaggio, che hanno ciascuna i propri bagagli, che non approfittano dell’altro per farsi portare le valigie perché ognuno si porta le sue e poi ogni tanto si riposano insieme. Ecco, questo è l’amore.
Se non avessi fatto la viaggiatrice d’occidente per scelta e per professione, mi sarebbe piaciuto occuparmi dei bambini, per tutta la giornata: parlare, scoprirli e capirli. Hanno un linguaggio stupendo, mi fanno impazzire. Mi rimane, fortunatamente, l’amore del pubblico che è rimasto in tutti questi anni senza affievolirsi, anzi si è chiarito, senza singhiozzi e fuochi d’artificio.
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