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Comunicati
Pubblicato il 09/04/2002 alle 10:00:45
Sheryl Crow torna alla grande con C'mon C'mon
di Salvatore De Falco
Il 5 Aprile e' uscito il quarto album in studio della cantautrice americana, che dichiara "I wanna rock and roll this party, I still wanna have some fun"

Quando ho saputo che il nuovo album di Sheryl Crow si sarebbe intitolato C’mon C’mon e, dopo pochi giorni ho sentito e visto per la prima volta una frizzante Sheryl che cantava Soak Up The Sun, saltando da una parte all’altra del palco, da una parte, mi sono sentita riavere per lei, ho pensato “finalmente si sta divertendo e l’ha presa con filosofia”; dall’altra, però, mi sono preoccupata: una canzone abbastanza “poppish”, un titolo che sembra addirsi ad un gruppo di canzoni potenzialmente molto simili al primo singolo…mhh…qualcosa non tornava… siamo sinceri, non che Soak Up The Sun non mi piaccia (anzi più l’ascolto, più penso che sia una canzone perfetta per l’estate – anche se credo, e sono certa di non sbagliarmi, che questo primo singolo sia stato scelto come tale più per motivi commerciali e “di contratto” che per altro – per chi non lo sapesse è stato preso dalla American Express, sponsor della serata di Sheryl al Central Park, come “inno” della propria campagna commerciale), ma potrebbe essere considerata un po’ la All I Wanna Do del 2002…ho iniziato a chiedermi che fine avesse fatto la buon vecchia Crow, e, soprattutto, la sua intenzione di fare un disco “classic rock, fun to be played in the summer”…
Finalmente poi è arrivata un’anticipazione (il concerto dell’11 febbraio a L.A., durante il quale proprio Soak Up The Sun, dal vivo, è stata presentata magistralmente) di alcuni degli altri pezzi che l’album ci avrebbe riservato e, come dicono gli americani, sono stata “blown away” ! In particolar modo proprio dalla canzone che dà il titolo al quarto album in studio della Dottoressa Crow, l’eterna depressa, la voce più suitable del rock femminile, la donna che, paradossalmente, nei momenti più bui della propria esistenza è riuscita a “partorire” alcune delle più espressive, tristi, rabbiose e pregevoli perle musicali dei decenni passato e presente.
E anche questa volta non deluderà i propri fans, avendo prodotto un album che, come ha dichiarato, si avvicina moltissimo a ciò che aveva in mente quando lo ha iniziato, quasi due anni fa: un insieme di forti melodie rock, ballate classiche e toccanti pezzi acustici, ben amalgamati grazie al lavoro di un gruppo di musicisti di talento, gli stessi che la accompagnano da 4 anni (e più, per alcuni di loro), e di collaborazioni di classe.
Chi si aspettava (preoccupandosi) un album di duetti, sarà sorpreso di trovare solo un vero e proprio duetto, quello di It’s So Easy, ballata scritta a due mani da Sheryl e una delle sue sorelle, Kathryin, autrice e cantante country in quel di Nashville, e cantata in coppia con Don Henley, per cui la Crow aveva lavorato come corista agli inizi della propria carriera. Tutte le altre tracce vedono la presenza di grandi artisti (e se ne possono apprezzare la bravura e versatilità), ma solo nei ritornelli, senza quindi togliere alla protagonista la scena, aggiungendo, anzi, una grande armonia all’album in generale.
La prima collaborazione è quella con Liz Phair, che offre la propria voce nel ritornello di Soak Up The Sun. Poi Lenny Kravitz, in You’re An Original, una sfrontata e sarcastica critica (nel tipico e, personalmente apprezzatissimo stile Crow all’omologazione dei nostri tempi – “you’re an original baby/like we’ve never seen before/ you’re an original baby/ turn around and you’re looking at a hundred more” (che sia una disperata richiesta di originalità?). Si prosegue poi con la superba C’mon C’mon: l’introduzione con la chitarra a 12 corde e il successivo attacco nel quale prevale l’armonia della fisarmonica (personalmente lo ritengo uno degli strumenti più adatti a Sheryl ed alla sua musica, specie in concerto) introducono una ballata dai toni decisamente malinconici (c’mon c’mon c’mon/ break my heart again/ for old times sake), ma di grande effetto, uno dei tanti resoconti di storie d’amore finite. Il ritornello vede la presenza di una delle più belle e conturbanti voci femminili: Stevie Nicks.
Arriva il momento di It’s So Easy, altra ballata che descrive le dinamiche dei sentimenti messi in gioco in una relazione clandestina, e la countreggiante Abilene, con Natalie Maines delle Dixie Chicks, e It’s Only Love, scritta per Trouble in Shangri –La, l’ultimo album di Stevie Nicks, che Sheryl ha anche co-prodotto. Qui la ritroviamo in una veste più up beat, con Gwyneth Paltrow arruolata nelle vesti di cantante (molto brava, tra l’altro), per la seconda voce nel ritornello.
Arriviamo infine all’acustica Weather Channel, per la quale Sheryl si è rivolta all’amica EmmyLou Harris, la cui voce si adatta alla perfezione al testo di questo struggente “dark poem”: per quanto oscuro, questo lato vulnerabile e depresso di Sheryl Crow risulta veramente affascinante quando è trasposto in musica.
A completare l’opera ci sono poi altre ballate dai toni sempre malinconici (Diamond Road, Over You e Safe and Sound, dedicata alle vittime del World Trade Center) e pezzi rockeggianti, come Hole in my pocket, Lucky Kid e Steve Mc Queen, prossimo singolo, celebrazione della libertà. Nella versione italiana (import tedesco) anche una bonus track, Missing.
The Energizer Bunny (nuovo soprannome affibbiatole dai suoi fedeli ammiratori in seguito all’energia ed entusiasmo manifestati nei numerosi concerti e manifestazioni benefiche a cui ha partecipato ultimamente, in ogni parte d’America e non, con cadenza quasi giornaliera, come se funzionasse a batterie) si è rimessa al lavoro – come se si fosse mai fermata- e aspettiamo di ascoltarla al più presto dal vivo, magari in uno di quei piccoli club dalla capacità limitata, nei quali si possono apprezzare ancora meglio le qualità di questa cantautrice che, specie in Italia, meriterebbe più attenzione e riconoscimenti.

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