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Editoriale
Pubblicato il 23/02/2009 alle 08:43:28
Dura la vita di un gruppo esordiente, se poi e' un rocker e' pessima!
di Giancarlo Passarella
Breve squarcio sulla vita di un musicista qualunque alla caccia di un posto nel tortuoso e impenetrabile mondo della canzone italiana: le riflessioni di Simone degli AudioInsonno ed il nostro parere.

Breve squarcio sulla vita di un musicista qualunque alla caccia di un posto nel tortuoso e impenetrabile mondo della canzone italiana: le riflessioni di Simone degli AudioInsonno ed il nostro parere.

Simone da anni si sbatte per il suo gruppo. Simone scrive anche per MusicalNews.Com e questo gli permette ogni tanto di andare in backstage e di vedere quali sono le regole che muovono lo shwobiz italiano. Simone morde il freno e si arrabbia, quando qualcosa non gli torna. Simone con i suoi Audioinsonno (qui in foto) molte volte era in procinto di montare su una barca ed emigrare, alla ricerca della sua promised land. Simone scrive ed i suoi sentimenti questa volta li ha buttati giu' come riflessione ..

Ti svegli e la prima cosa che senti è una musica, la melodia del tuo pianto. E per qualcuno quella musica non finisce mai, si evolve e diventa passione. Cresci e cominci ad ascoltare i dischi, magari quelli giusti, e c’è una chitarra in casa, così tu cominci a strimpellare le canzoni più semplici. Poi assisti al concerto della vita, quello che ti fa desiderare ardentemente di essere dall’altra parte della barricata, di essere su un palco. E così torni a casa e cerchi ragazzi malati come te, e con loro inizi una storia bellissima, quella di un gruppo esordiente. I primi momenti ti senti un Dio, la scalcinata sala prove diventa gli Abbey Road Studios ed i primi concerti nei pub ti sembrano dei live a San Siro. E se credi in quello che fai il gruppo cresce e matura, diventa qualcosa di importante, vinci concorsi, ricevi attestati di stima. E in te cresce il desiderio di tentare la carta del professionismo, di provare il tutto per tutto. Ed ecco che il divertimento scompare… Trovi porte sbarrate in faccia, fai ascoltare i tuoi pezzi ai portinai dei segretari dei discografici che con aria da intellettuali skippano ogni canzone dopo 30 secondi con facce annoiate. E diventano frequenti frasi come...Dovete cambiare genere, Ci vuole un singolo, Tre minuti e mezzo ed il ritornello dopo 40 secondi, Le gente vuole divertirsi e non pensare....
Ti turi il naso e fai uno sforzo per rendere più commerciale la tua musica, per attenerti almeno all’inizio alle regole del mercato. Per poi scoprire che se non sei il cugino, il cognato, l’amico delle cosiddette persone che contano di possibilità non ne hai comunque.
E nel frattempo solite storie con i locali, che ti pagano in base a quante persone porti o ti offrono un panino ed una birra perché in fondo quello che tu fai è solo un passatempo. E decidi di visitare per qualche giorno Londra o Dublino, con i pub stracolmi di gente che canta e si diverte, con i musicisti di strada che accompagnano i tuoi passi, con la cultura della musica dal vivo, della buona musica dal vivo, radicata nei cuori delle persone. Così torni in Italia col magone. E forse ti rendi conto se tanto nel bel paese il musicista professionista non lo farai mai tanto vale suonare quello che ti piace e che ti fa sentire vivo, con buona pace dei ritornelli dopo 40 secondi…


Si capisce che Simone e' tornato da un viaggio in Irlanda e si trovato spiazzato, quando si e' dovuto confrontare con la situazione italiana?
Ma non e' tutta triste la sua riflessione, perche' come post scriptum aggiunge ..P.S: se qualche lettore musicista si è riconosciuto nelle parole che ho scritto, prenda in mano la chitarra e suoni la prima canzone che gli viene in mente, così renderà onore a sé stesso ed al sottoscritto! simone.tricomi@libero.it
Quindi Simone ha capito la cosa piu' importante: il bicchiere va sempre visto mezzo pieno (e mai mezzo vuoto, perche' la nostra missione e' quella di vivere la musica che ci piace in modo costruttivo, proprio per non darla vinta a quelli che infestano lo showbiz italiano. Ovviamente i punti che Simone ha toccato sono davvero tanti, ma da uno dobbiamo partire e quindi (dall'alto dei miei 32 anni di frequentazioni di questo ambiente a livello lavorativo) vi dico che l'errore di fondo e' sempre lo stesso: pensare che nelle case discografiche si possa parlare di arte (cultura, comunicazione, arte, sensazioni, passioni...) e' fuorviante, perche' vuol dire non entrare in sintonia con il nostro interlocutore.
Se lui e' seduto su quella poltrona (e ... dannazione.... non la molla!), vuol dire che deve riferire a qualcun altro che la musica che gli avete proposto fa vendere dischi o meno. Ma chi se ne frega se e' bella, brutta o copiata.....!

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