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Recensioni
Pubblicato il 23/10/2008 alle 18:27:26
Giovedì 16 Ottobre 2008 - Presentazione di Da Solo, nuovo album di Vinicio Capossela
di Nicola DeRio
Questo disco sta facendo riflettere molto nell'ambiente discografico e non solo: per questo motivo si è scelto di ritardare questa recensione. Abbiamo partecipato alla sua presentazione ed ora ne riflettiamo a bocce ferme.

Questo disco sta facendo riflettere molto nell'ambiente discografico e non solo: per questo motivo si è scelto di ritardare questa recensione. Abbiamo partecipato alla sua presentazione ed ora ne riflettiamo a bocce ferme.

Il cielo velato di un timido grigio autunnale, è rimasto sopra, fuori, spettatore non partecipante della presentazione del nuovo disco di Vinicio Capossela, “DA SOLO”. La location di questo evento, è il palcoscenico del Teatro Verdi di Milano, per l’occasione addobbato di manifesti colorati tipici delle fiere di un tempo, quelle fatte di saltimbanchi, maghi e fenomeni da baraccone, realizzati da Davide Toffolo, uno dei componenti de Tre allegri ragazzi morti.

La luce soffusa nasconde il pianoforte e gli altri strumenti, chiamati poi dallo stesso autore “inconsistenti”, che in silenzio aspettano le mani dei loro compagni di viaggio. Sullo sfondo un schermo troppo moderno, mostra le immagini che accompagnano tutte le canzoni dell’album, diffuse dagli altoparlanti del Teatro. Passa così un’ora tra il brusio di chi prede posto e i click dei fotografi che nell’attesa calibrano le loro bocche di fuoco per essere forse i più obbiettivi possibili… Finalmente si spengono le luci e dopo la breve presentazione di un responsabile della Warner Music Italia, arriva Vinicio....the storyfaced man con la sua band di quattro elementi. Qualche parola per introdurre il suo nuovo lavoro, nato durante l’inverno scorso, nella solitudine della sua casa con vista sulla Stazione Centrale di Milano.

Un disco di protesta contro la sparizione dell’inverno, così esordendo definisce il suo nuovo lavoro, un disco intimo......il mio inverno, momento in cui si tirano le somme del passato, del presente e di quello che sarà il futuro.... Canzoni nate al ritmo del crepitio magico del fuoco o in una stanza assediata dalla voce dei tram indaffarati nel loro scorrere.

Inizia così a suonare la prima traccia di quelle scelte per questa presentazione, Una giornata perfetta, il pezzo del buonumore a detta sua. Racconta poi qualche aneddoto sulla lavorazione del disco, sui suoni ricercati e molto particolari di strumenti inusuali, sul suo viaggio in America.
L’America dei genitori succubi dei figli, cosa che forse spiega l’atteggiamento del governo anche nelle questioni politiche, dice ironicamente. L’America del Rodeo e dei baracconi che caratterizzano quelle fiere pompose, metafora della vita urlata che, per Capossela, porta poi alle inevitabili delusioni. Si passa così a Il Gigante e il Mago canzone che racconta quelle atmosfere da carrozzone, brano suonato all’ombra del bel video ricco di immagini eloquenti e magiche. Il terzo brano Vetri appannati d’America vuol dare l’idea del silenzio di un’America esausta, dove non succede più niente, dove tutto sembra essere solo ormai epica desolazione.
Intanto nel teatro cresce quella magia fiabesca, complici forse strumenti come il Theremin, suonato da Vincenzo Vasi, che insieme alle luci danno ai musicanti le sembianze di folletti, folletti dalle lunghe basette, proprietari della pentola d’oro dalla quale escono poesia ed emozioni, talvolta un po’ amare.



Senza interruzioni si passa a Dalla parte della Sera poi a mio avviso si tocca l’apice con Il Paradiso dei Calzini. Vinicio invita tutti i presenti a cantare con lui questa metafora allegra della tragedia, tutta umana, del restare senza o non trovare proprio il compagno. Piccolo inno che, con qualche variazione a detta dello stesso Autore, costituirebbe l’aria da cui nasce tutto l’album. In chiusura saluta i suoi amici nascosti nell’ombra della sala, dedicando loro In clandestinità un brano che celebra il matrimonio con la strada, la strada di coloro che non sanno ancora scegliere e indugiano tra la libertà e la clandestinità.

E’ il momento dei saluti e Vinicio ci lascia con l’unico brano non originale di questo suo lavoro,Non c’è disaccordo nel cielo (Titolo originale, There’s no disappointment in Heaven, canzone del 1914 scritta da Frederick Martin Lehman e ripresa poi da Jimmy Scott nel suo album Heaven.) Il testo non è la traduzione dell’originale, bensì una visione personale dell’artista che spiega il suo rapporto con il cielo, un posto alla portata delle preghiere di tutti, che ci accoglierà o che si farà trovare vuoto, comunque un luogo dove si raccolgono ...le lacrime di quando ci siamo sentiti migliori...

Così si è conclusa la performance di un’artista sognante, che porta sul viso le sofferenze e le fatiche delle storie che ha raccontato.
Sceso dal palco saluta e stringe mani, firma autografi e non si risparmia, esorta ad approfittare del buffet, che secondo lui il pubblico di giornalisti si è meritato, poi sparisce dietro le quinte con il suo cappello e la sua giacca rossa con ricami in rilievo, da mago moderno. Niente paura però, la sua magia si è conservata nel disco e sarà sotto gli occhi di tutti a partire dal 31 ottobre data di inizio del suo Tour Teatrale SOLO SHOW che interesserà numerose città italiane.

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