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Interviste |
Pubblicato il 13/04/2019 alle 12:49:39 | |
I Desounder sono sicuri: cambiare il mondo con il rock? Si può fare.
Ad un anno dalla pubblicazione del disco di esordio, abbiamo incontrato i Desounder, per farci raccontare come vanno le cose. Ne è venuta fuori una chiacchierata colma di passione e sguardo verso il futuro. Conduce le danze la cantante Nory Mantovani
Ad un anno dalla pubblicazione del disco di esordio, abbiamo incontrato i Desounder, per farci raccontare come vanno le cose. Ne è venuta fuori una chiacchierata colma di passione e sguardo verso il futuro. Conduce le danze la cantante Nory Mantovani!
Ciao ragazzi. L’album di esordio è un traguardo importante. Il vostro è fuori da quasi un anno, avete già raccolto numerose soddisfazioni. Ci raccontate che sensazioni avete vissuto in questi mesi?
Ciao a tutti i lettori di musicalnews! Esatto, “Desounder” compirà 1 anno il 19 Maggio. I mesi prima dell’uscita dell’album sono stati vulcanici: ritmi serrati, mente continuamente al lavoro, concentrazione a mille e tanta emozione che ha toccato l’apice il giorno del release party, indimenticabile! I mesi successivi sono stati movimentati per quanto riguarda la promozione live del disco, ma abbiamo cercato fin da subito di lavorare criticamente sull’album a posteriori, quindi a mente fredda abbiamo cercato di capire meglio i punti di forza personali e dei brani. La critica del settore ha valutato “Desounder” come un album diverso dai classici debut album ma per noi, più che un punto di arrivo, questo disco è uno start da cui partire con più consapevolezza. Il bello arriva adesso!
I testi di cosa parlano e come li scrivete, prima o dopo la musica?
Tutto l’album si snoda attraverso il tema del dualismo: oppressione/libertà, smarrimento/ritrovamento, staticità/dinamicità, in una continua sfaccettatura del “limite”. Sentivamo il bisogno di esorcizzare alcune paure e di trasformare l’energia che avrebbe potuto fermarci in qualcosa di bello. Si mette a fuoco meglio e ci si migliora. Scrivere quei testi è stato una sorta di cura, di liberazione. "Man From The Moon" ad esempio esprime il senso di smarrimento, solitudine, desolazione di un uomo che torna dopo tanti anni sul Pianeta Terra. Il testo di "Dear John" è stato scritto dopo aver letto la biografia di John Belushi. Il racconto della sua vita ci ha colpito a tal punto che ogni suo dolore si è posato anche sulla nostra pelle. Da qui un testo profondamente empatico che racconta il tormento di questo genio. "Pain" cerca di concepire un dolore che ti mangia lentamente, come "Prisoner" che affronta l’incapacità di saper sfruttare le proprie potenzialità per paura di fallire. "I Take My Time" parla di rinascita personale e di luce interiore. "The Void Of Absence" e "Save Our Souls" sono, non solo musicalmente, ma anche concettualmente collegate: la prima è una sorta di lettera in cui una ragazza parla del distacco vitale dal proprio uomo e della conseguente paura di dimenticare, mentre in "Save Our Souls" è lo stesso uomo che le parla da una specie di limbo dal quale cerca di tornare indietro verso la vita terrena per poter stare ancora insieme. "King Of Nothing" e "You Fall Again" sono i nostri sfoghi verso chi cerca di buttarti a terra, chi giudica, chi si proclama, appunto, re del niente. I testi dei brani arrivano quasi sempre dopo la musica, è la musica stessa che le suggerisce, è il brano in sé che riesce a creare delle immagini da cui prendere spunto per fare i testi. Tutto è in funzione di tutto e quando si trova la chiave ecco che il pezzo “gira”.
Ci spiegate il significato della copertina? Mi sembra che poco si sposi con la vostra musica, che trovo gioiosa, seppur con un tocco di malinconia?
Per quanto riguarda l’artwork avevamo idee completamente diverse! Dopo vari tentativi, con l’aiuto Francesco Melchionda ed Alessandro Palvarini che ha curato la grafica del disco, abbiamo trovato questa immagine che ci ha convinti da subito e in cui abbiamo letto un po’ il senso di molti brani del disco: un ambiente tossico da cui ci si può salvare o meno. Ecco il perché della nube nera sotto e bianca sopra. Rappresenta questa alternativa. Sappiamo benissimo che è da leggere molto tra le righe, ma questo è quello che ci ha suscitato da subito.
Nory, come ci sente ad essere l’unica donna in una band di uomini? Sei solo la cantante o la tua presenza è anche creativa nella scrittura?
Mi sento molto “maschile” nonostante l’apparenza, terra terra, ma anche molto empatica. Per cui all’interno di una band di uomini mi trovo perfettamente a mio agio e nel tempo mi ha fatto crescere molto. Il rapporto così stretto con gli altri mi ha permesso di smussare alcuni lati preponderanti del mio carattere, molto istintiva ed impulsiva; essere in una band è un equilibrio molto delicato. D’altra parte, sento molto anche la parte più “materna”, se così si può definire e quindi quando qualcuno tocca uno di noi mi metto subito sulla difensiva. In quanto donna mi sento maggiormente esposta e sono la parte della band su cui banalmente si punta il riflettore, ma non sarei nulla senza gli altri. Ho bisogno di credere fortemente in quello che canto per cui la maggior parte dei testi e delle melodie del disco sono anche opera mia. Ma non è assolutamente un lavoro chiuso, anzi, se l’idea di qualcun altro è più vincente della mia, ben venga! Il testo e la melodia di The Void Of Absence ad esempio sono stati scritti in gran parte da Nicolò La Torre (chitarrista) con la collaborazione di Anna Chelini alle lyrics. Anche perché può capitare che lavorando ad un brano si incappi in un dedalo creativo, per cui l’aiuto degli altri è necessario per riprendere lucidità.
Il palco è una dimensione che vivete con intensità, si intuisce anche vedendo i vostri video. Lavorate sempre con una scaletta precisa o vi piace improvvisare qualche volta?
Il palco è la dimensione musicale per eccellenza ed è un momento in cui vivi al di fuori dello spazio-tempo. E’ un mondo a sé, nessuna legge se non quella di essere veri e credibili che è l’unico modo in cui si riesce a creare empatia con chi ti ascolta. Per quanto riguarda i nostri show dipende, ci chiediamo: cosa cerca il pubblico? Ci sono situazioni in cui il clima è più di festa e quindi ci permettiamo di improvvisare molto e certe altre in cui il pubblico è curioso e ti puoi permettere di fare un live emotivamente più “impegnato” e strutturato, senza deviazioni di genere. Sicuramente quello che fa da collante e che tiene la gente sotto il palco è l’energia, che non vuol dire alzare tutto a manetta e dimenarsi, ma significa voler dire qualcosa in un determinato modo. Se ci credi, il pubblico lo riconosce.
Le recensioni del disco sono state sempre buone, c’è però qualche cosa che vi ha dato più soddisfazione o al contrario delusione?
Finora tutte le recensioni sono state molto positive! Quando l’album era in fase di realizzazione eravamo consapevoli che stavamo creando qualcosa di “non totalmente etichettabile” e ci siamo detti: “Bene, qui o ci segano le gambe o lo apprezzeranno!”. Ed infatti il filo conduttore di ogni recensione è proprio questo: “Desounder” è un disco tradizionale e moderno allo stesso tempo, contaminato dal soul-hard rock-blues-alternative e perché no, anche pop con un sound personale! La cosa bella di “Desounder” è che ognuno può leggerci e sentirci dentro qualcosa di diverso, noi stessi quando leggiamo le reviews ce ne rendiamo conto! Siamo stati recensiti su Classic Rock, Classix, Rock Hard per citarne alcuni…un’emozione vedere il proprio nome su riviste su cui si fantastica sin da quando si è adolescenti. In generale abbiamo apprezzato moltissimo questa non-inclusione in un genere ben definito a cui quasi tutti hanno fatto riferimento. Mentre per le delusioni…la strada è lunga, ci sarà tempo anche per quelle!
I vostri obiettivi a breve quali sono?
E il vostro sogno massimo, quello da poter dire: ce l’abbiamo fatta.
Nei prossimi mesi ci concentreremo ad ideare il nostro secondo album, che sarà qualcosa di diverso rispetto al primo. Vogliamo ampliare il sound con contaminazioni elettroniche e “pop”, tenendo sempre la matrice rock che ci contraddistingue. Siamo sempre in evoluzione e cerchiamo di rimanere fedeli al non essere etichettati. Sarà un album ambizioso e sarà una sfida interessante da affrontare e da portare sul palco. Sarà sicuramente un percorso lungo a cui dedicheremo molto tempo. Per questo motivo quest’anno saremo un po’ meno attivi sul fronte live. Il nostro sogno massimo? Tour mondiali e Rock’n’Roll Hall Of Fame ci potrebbero bastare!
Cosa volete dire ai nostri lettori?
Se ci credete, il Rock’n’Roll può davvero cambiare il modo in cui vedete le cose. Grazie per essere arrivati in fondo a questa intervista! Ascoltatori, lettori, appassionati, siete il motore di tutto! Rock On!
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