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Interviste
Pubblicato il 20/11/2009 alle 09:54:57
Massimo di Cataldo racconta di se e del suo nuovo disco Macchissenefrega
di Nicola DeRio
Massimo racconta la sua nuova via artistica, la sua esperienza, le sue nuove ricerche musicali e stilistiche che fanno di questo Macchissenefrega un concept album interessante.

Massimo racconta la sua nuova via artistica, la sua esperienza, le sue nuove ricerche musicali e stilistiche che fanno di questo Macchissenefrega un concept album interessante.

Poco meno di un mese fa è uscito il tuo ultimo album, Macchissenefrega, ritorno sulla scena musicale. Dodici brani diretti che con giusta sintesi sono capaci di far guardare fuori e dentro di noi, espressione di una tua nuova ricerca che per questo lavoro è durata circa quattro anni. Questo dimostra che cambiare è faticoso, a volte rischioso, ma porta dei vantaggi?
Mah i vantaggi sono poi da vedere… sicuramente quello immediato della soddisfazione personale di veder realizzato qualcosa in cui si crede veramente e poterlo fare nel miglior modo possibile.
Dal mio punto di vista c’è un ritorno importante per me stesso, poi spero che l’album possa lasciare un ricordo e che non si perda, così come siamo abituati a fare nell’usa e getta quotidiano. Questo credo che sia il sogno di ogni musicista…


Ho sentito negli arrangiamenti un ritorno all’acustico ma fanno capolino anche degli effetti sonori elettronici, piuttosto che dei suoi registrati e riproposti al contrario e in altri momenti si sentono archi, violini e strumenti classici. Questi elementi di sperimentazione sonora, ricordano i tentativi del periodo psichedelico della fine degli anni 60' che poi si è evoluto nel Prog, degli anni 70'. Forse anche per questo è stato considerato una sorta di concept album. Se aggiungiamo il fatto che e' stato registrato in parte anche negli studi della Real World di Peter Gabriel, quali sono gli altri fattori che lo rendono tale?
Una precisazione e d’obbligo … sono stato alla Real World per una settimana e vorrei citare Marco Miglieri che è un musicista e un ottimo ingegnere del suono e produttore che lavora li da anni.
Abbiamo lavorato nel suo studio non per utilizzare nomi altisonanti, che potessero attirare l’attenzione. Anzi è stata una collaborazione genuina e semplice. Sono amico di Marco da anni, ci siamo conosciuti in occasione delle registrazioni del mio disco intitolato Dieci. Quell’esperienza è stata una scuola per me, ho anche conosciuto Peter Gabriel all’epoca. Ho voluto rinverdire quell’amicizia con i tecnici e quella collaborazione perché è stata molto stimolante.
Tornando alla musica mi piace molto parlarne e mi piace l’approccio che hai. Difficilmente si parla di musica in termini più approfonditi. Effettivamente ci sono molte grandi influenze in questo disco che poi fanno parte del mio bagaglio di musicista, ascoltatore e amante della musica. Ho cercato di fondere alcune atmosfere che tu citavi, progressive e psicheliche, con il cantautorato italiano. Ed è un disco che ha un suono omogeneo ma con tanti esempi originali. Partendo dall’idea del concept, ho voluto trovare musicalmente delle sonorità adatte a questo scopo.


Passiamo alle tematiche, che per la tua produzione sono la vera novità, infatti, hai toccato temi che sfiorano il rapporto con Dio, temi sociali della gente comune. Il problema e l’ipocrisia talvolta che gravita intorno alla questione droga, ma più precisamente intorno alla cocaina, Gente Per Bene è il brano, che per assurdo e' una delle cose più democratiche nel nostro paese. Usata dal professionista così come dal’operaio.
Possiamo dire che è un disco politico, cioè per la polis, non certo politicizzato… Perche' questo cambio di rotta per te che sei nato come cantastorie d’amore e sentimenti?
Hai colto bene il senso di questo album e nella fattispecie della canzone. Quando è uscito questo brano poteva sembrare che fossi impazzito, ma purtroppo soprattutto il tema della droga è sempre più di attualità. La cocaina non fa discriminazione e soffro molto anche per altri fatti che hanno coinvolto Stefano Cucchi che per pochi grammi di ascisc è morto, mentre talvolta chi ci governa e dovrebbe dare un certo tipo di esempio, non si comporta così bene ecco… capito?

Tornando a parlare di testi… Una curiosità… In Schegge di luce scrivi...Torna a splendere quella luce che dentro noi non si è mai spenta e la pace ancora dopo la tormenta... E’ la storia di un rapporto ritrovato con una parte di te o con la tua lei?
Ecco… è una buona osservazione da parte tua… Poteva sembrare una classica canzone d’amore ma nel momento in cui trovi qualcosa di più in te stesso o hai modo di vedere le cose in maniera diversa è più facile ché i rapporti con gli altri migliorino. Il concetto è andare oltre le verità che non sono costanti verso valori più importanti che costruiscono la vita di una coppia e della persona singola. L’idea è quella di sentirsi unici e al contempo uno tutti insieme.

Secondo quello che hai potuto vedere e sentire, la tua svolta e la tua scelta, cioè aver lasciato delle major come la Sony e aver proseguito con un percorso lontano dal music business che ti ha portato ad un album come questo, ti ha in qualche modo penalizzato o tolto qualcosa, in termini di notorietà e spazio per concerti ...etc...?
Io non condividevo determinati atteggiamenti di marketing della Sony, perché con loro ma con le major in generale devi strizzare più l’occhio verso target commerciali, non in termini musicali, ma di testo e di concetto. Sicuramente si ha con loro maggiore visibilità ma io fortunatamente ho il mio pubblico che mi vuol bene e ha capito che il mio modo di fare musica è il mio modo di vivere e non ha prezzo…

Di solito gli artisti sono la cartina torna sole del periodo storico in cui si vive. Avendo avuto la possibilità di parlare con qualcuno di loro, che stilisticamente e anche lontano da te... mi sono accorto che alcune delle riflessioni presenti nelle tue canzoni, sono anche presenti, con modalità diverse nei loro lavori. Questa insofferenza e questa sorta di simpatia secondo te da dove nasce, è un caso?
Effettivamente sto notando anche io che molti stanno spingendo più sul sociale e io sono contento di questo, perché sono convinto che la musica non sia solo intrattenimento. La canzone può avere una forza politica e comunicativa incredibile, forse di più di altre forme di comunicazione. In questo c’è un ritorno agli anni settanta. Il fatto che io non sono il solo in questo momento vuol dire che forse sono sulla strada giusta e nasce anche dalla delusione nel sentire che non ci dicono la verità su molte cose… Se l’unica cosa che può sostituire, in questo senso, la canzone è la pubblicità, io non credo alla pubblicità, perché cerca di venderti qualcosa. Al contrario la canzone, anche se l’acquisti, ascoltandola ti entra dentro e diventa tua…

Ho scoperto in una tua intervista che hai viaggiato molto ed hai toccato spesso mete del nord Europa. Non so se hai potuto parlare con gli abitanti dei luoghi da te visitati, ma in questo caso cosa ti hanno detto dell’Italia?
Hanno dell’Italia un’immagine abbastanza folkloristica. La mia impressione e che forse ci sfugge qualcosa, vivendo all’interno, siamo forse troppo di fronte al problema e nel suo insieme non riusciamo a vederlo… Comunque il nostro paese è amatissimo all’estero, certo che alcune vicende ci ridicolizzano un po’ e se si potesse evitare sarebbe meglio. Bisognerebbe dare un’immagine un po’ più seria. La musica italiana ha un suo seguito ed è molto apprezzata e conosciuta.

I reality per i VIP sono una sorta di grande operazione di riciclaggio, per svecchiare personaggi caduti nel dimenticatoio, alcune volte. Come giudichi la tua esperienza del 2003 a Musica Farm e torneresti in TV per un nuovo Reality?
Non tornerei in TV per i reality, tra l’altro credo che siano in declino ameno me lo auguro… La TV per me dovrebbe tornare ad insegnare e dare un po’ più di cultura, sarebbe uno strumento incredibile per questo.

Se ti trovassi di fronte un nuovo e giovane Massimo di Cataldo, alla luce della tua esperienza cosa gli consiglieresti?
Gli consiglierei di fare delle esperienze e di amare la musica al dil là del successo e della popolarità. Perché si può essere popolari anche per aver fatto delle cose brutte, non solo in senso musicale… La fama è veramente un falso valore…

Grazie Massimo e in bocca al lupo per questo tuo nuovo progetto.
Grazie a te Nicola a presto…


Una veste nuova per Massimo di Cataldo in un album dal quale emerge l’urgenza espressiva e il riavvicinamento a temi sociali e odierni. Un bel Macchisenefrega, alle regole delle major all’ipocrisia e alla mediocrità, che farà del suo nuovo tour, in preparazione per il 2010, un momento emozionante e riflessivo. Senza tralasciare i suoi cavalli di battaglia ai quali è affezionato e che lo hanno reso celebre in questi anni.

L'intervista sarà trasmessa su Radio Kemonia, Domenica 22 Novembre alle 19. Ringraziamo la Daniele Mignardi Promo Agency per la collaborazione.

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