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Recensioni
Pubblicato il 24/03/2005 alle 21:37:59
Jacopo Meille & Tygers of Pan Tang, con un po' di Whitesnake e Tony Martin dei Black Sabbath
di Giancarlo Passarella
A Bagnor Regis i classici alfieri dell'hard rock: i primissimi Whitesnake (senza Coverdale), un mediocre Tony Martin dei Black Sabbath ed i rinati Tygers of Pan Tang che presentano il loro nuovo cantante, il barbuto fiorentino Jacopo Meille.

A Bagnor Regis i classici alfieri dell'hard rock: i primissimi Whitesnake (senza Coverdale), un mediocre Tony Martin dei Black Sabbath ed i rinati Tygers of Pan Tang che presentano il loro nuovo cantante, il barbuto fiorentino Jacopo Meille.


Classic rock festival - Bognor Regis ­ Inghilterra del Sud 4/5/6 marzo 2005


Gustoso festival per nostalgici dell’hard rock albionico di fine anni ’70 e prima metà degli anni ’80 organizzato a Bognor Regis per lo spring break studentesco, a conferma del rinato interesse da parte delle nuove generazioni per la musica rock. Delle tre serate, quella di domenica aveva ben più di un motivo per essere imperdibile: Il concerto degli M3, ossia Bernie Marsden, Micky Moody e Neil Murray, i cosiddetti ‘Classic Whitesnake’ e la prima data del nostro connazionale Jacopo Meille nei rinati Tygers Of Pan Tang. Nel primo pomeriggio hanno aperto le danze i Whole Lotta Metal, una jukebox cover band bravissima che ha fatto ballare il folto pubblico di metallari e bykers già intontiti dal quantitativo di birra bevuta. Ospite d’onore Tony Martin dei Black Sabbath onestamente sottotono.
Alle 20 inizia il concerto dei Tygers. La tensione è palpabile ed i nostri optano per iniziare il concerto con due estratti tratti dal loro ultimo album ‘Noises From The Cathouse’ per poi lanciarsi in una serie di classici: ‘Lonely At The Top’, il medley ‘Insanity’, ‘Euthanesia’, ‘Slave To Freedom’ e R’n’R Man’ dal primo album ‘Wild Cat’. La voce di Jacopo riesce nel difficile compito di dare uniformità alle parti vocali cantate in passato da tre cantanti dal timbro vocale completamente diverso. Il set prosegue con estratti dal bellissimo ‘Spellbound’: la malinconica ‘Don’t Stop By’, l’energica ‘Take It’ e l’esplosiva ‘Hellbound’. La band è apparsa motivata e dal suono compatto ed i nuovi arrangiamenti dei brani storici non hanno snaturato l’impatto e la grezza potenza degli originali. Il pubblico, numeroso, ma provato dai tre giorni di bagordi, segue con attenzione e compostezza la performance. Non c’è che dire, le tigri sono tornate a graffiare!

Gli M3 per conto loro sono per il sottoscritto i veri Whitesnake e poco importa se David Coverdale non è d’accordo su questo: Bernie Marsden, malgrado i molti chili di troppo, suona e canta ancora alla grande, e la versione di ‘Ain’t Gonna Cry No More’ è da brividi; Micky Moody continua imperterrito ad eseguire lo stesso assolo da 25 anni, ma è sempre un buon chitarrista blues ed ha dalla sua un repertorio davvero di tutto rispetto. Nelle due ore di concerto ascoltiamo, ‘slow an’ Easy’, ‘Ain’t No Love in The Heart Of The City’, ‘Love Hunter’, ‘Ready An’ Willing’ e tutti i classici degli anni ’80 dei Whitesnake. Il pubblico è contentissimo e canta a squarcia gola ogni pezzo, continuando a bere fiumi di birra come nella più classica tradizione rock e noi siamo contenti di assecondare queste sane abitudini.

Rock on

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