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Interviste
Pubblicato il 30/09/2010 alle 01:13:25
Angela Kinczly nel caleidoscopico mondo dei Genesis
di Andrea Favilli
Grazie alla sua disponibilità e cortesia, abbiamo ripercorso con Angela l'esperienza del concerto del 7 Agosto scorso a Firenze e le abbiamo fatto qualche domanda...

AF: Raccontami un po’ come è nata l'idea di rifare tutto "The Lamb" dei Genesis: da chi è partita? Perché avete scelto proprio quel disco? Come sei entrata a far parte del progetto?

AK: l'idea è partita da Mario Setti (NEM), folle organizzatore fiorentino di eventi eclettici e sempre originali, e quindi anche coraggiosi. Lui già mi conosceva perché in passato mi invitò a partecipare a un omaggio a Nick Drake con Robert Kirby. Sono stata inoltre alcune volte a suonare a Firenze (Ambasciata di Marte, Fabbrica Europa) sempre grazie a Mario e a Sara Chiarello, sua collaboratrice. Mi ha proposto questo nuovo progetto e io ho accettato entusiasta. Credo la scelta sia caduta su questo disco dei Genesis perchè è un concept album che ha fatto la storia della musica rock e ha segnato per i Genesis stessi una tappa fondamentale del loro percorso.


AF: Domanda a bruciapelo: cosa hai pensato la prima volta che hai ascoltato "The Lamb"?

AK: ho pensato: “Che roba è?? E io cosa c'entro con questo?!”


AF: Al di là delle inevitabili emozioni sul palco e non solo, c'è qualcosa di questa esperienza che porterai con te per farne tesoro nella tua carriera artistica?

AK: Eccome!!! Innanzitutto, quel repertorio, che ho imparato ad apprezzare. E poi, tutto l'aspetto umano e professionale degli incontri avvenuti grazie a questa avventura: la band The Waiting Room, Max Gazzè, le risate che ci siamo fatti, l'adrenalina. E dal punto di vista strettamente artigianale, la possibilità di interpretare un repertorio che inizialmente sentivo fuori dalle mie corde, con la mia voce e la mia personalità artistica. Io non ho mai avuto progetti di cover nella mia esperienza musicale, e ho capito che ero a fare questa cosa non per "rifare" troppo fedelmente i Genesis ma per far si che “The Lamb” mi passasse attraverso e ne uscisse qualcosa di nuovo, qualcosa di mio.


AF: E' stata un'esperienza che in un certo qual modo ha cambiato il tuo modo di scrivere, interpretare, o anche semplicemente ascoltare i pezzi, oppure è stato semplicemente un bel viaggio dal quale si ritorna rafforzati delle proprie convinzioni artistiche?

AK: Entrambe le cose. Sono sicura che salterà fuori da qualche parte tutta questa musica, anche se non parto con l'intenzione di scrivere ora dei brani sulle loro orme. Sicuramente, è anche la conferma che certa musica richiede particolare attenzione per essere degustata appieno, a differenza di troppa massa sonora attuale che ci assorda e ci scivola addosso e non vuole nemmeno chiedere molto, addirittura niente, forse, all'ascoltatore.


AF: Quale è il pezzo di "The Lamb" che avresti voluto scrivere tu e quale quello che ti sei detta "Non farò mai una cosa del genere!"?

AK: Uno dei pezzi più belli dell'album, per la melodia struggente, credo sia "The Chamber of 32 Doors", e "In The Rapids", poi anche "Anyway". Mi piace molto "Fly On A Windshield" con l'esplosione strumentale. Mentre all'opposto non potrei mai scrivere un pezzo come "Counting out time", vuoi per il tema ma anche per la musica (il brano parla dei primi approcci sessuali di Rael, il protagonista del concept).


AF: L'impressione di pubblico e di critica è stata ottima. Ma c'è qualcosa in quel progetto che avresti voluto fare diversamente e, se sì, perché?

AK: Innanzitutto avrei voluto stare in piedi al concerto e potermi "muovere" di più, ma si è deciso di stare appollaiati, come del resto facevano gli stessi Genesis (escluso però Peter se non sbaglio). Inoltre, alcune cose potevano andare meglio, poteva anche non piovere il 29 luglio così lo spettacolo luci e le proiezioni video (su cui è stato fatto un lavoro altrettanto pazzesco) avrebbero ricevuto il giusto valore, ma sul meteo non abbiamo potere decisionale!


AF: Sei rimasta in contatto con i tuoi "compagni di viaggio" (Max Gazzé e i Waiting Room)? Cosa ti hanno detto loro dopo lo spettacolo? Quali sono state le loro impressioni?

AK: Ci siamo salutati il giorno dopo il concerto e da allora ci siamo scambiati solo alcune foto, e poi vacanze per tutti (o quasi)! comunque eravamo tutti molto contenti ed entusiasti, si parlava di riproporre lo spettacolo altrove, e sarebbe davvero bello che ciò accadesse. Io mentre stava per finire il nostro concerto già mi sentivo malinconica!


AF: Pensi di fare di nuovo esperienze di questo tipo nella tua carriera, magari con altri artisti e con altri album?

AK: Lo spero tanto, perché sono occasioni assolutamente prelibate di accrescimento artistico e professionale.


AF: L’ultima domanda è scontatissima: parlaci dei tuoi futuri progetti. E, soprattutto, dicci quando potremo riascoltarti di nuovo!

AK: Ora devo mettermi a scrivere di brutto, sono una pigra, dispersiva, per me una canzone va partorita dopo una lunga gestazione, invece voglio allenarmi maggiormente ad esprimermi con più fluidità, imparando anche a sospendere un po' il giudizio, sperimentando nuove vie. L'intenzione è quella di arrivare a un disco che non sia una semplice compilazione di brani uno dopo l'altro, ma il risultato di un percorso di sangue e sudore, emozione e intelligenza, muscoli e agilità, che abbia una sua coerenza, anche se non un vero e proprio concept album, anche se pure quello è tra i progetti futuri. Per ora farò qualche data nel bresciano, e presto comincerò a mettere il naso fuori dalla mia città con una band fantastica che mi accompagna da relativamente poco ma con la quale c'è una situazione davvero buona e promettente. Presentiamo l'EP, si intitola "Phoenix", come la mitica araba fenice, uscito in maniera del tutto non ufficiale ad aprile 2010, e oltre ai brani dell'EP il live prevede anche altri inediti.

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