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Recensioni |
Pubblicato il 30/07/2010 alle 12:22:48 | |
Gary Moore al Rock In Roma (28/7/2010)
La prima volta nella Capitale del guitar-hero di Belfast, per un concerto che ha deluso chi si aspettava il repertorio blues. Moore è tornato infatti all’hard-rock degli anni ’80.
La prima volta nella Capitale del guitar-hero di Belfast, tre date italiane in tutto, per un concerto che ha deluso chi si aspettava il repertorio blues. Gary Moore è tornato all’hard-rock degli anni ’80. E ha presentato alcuni brani nuovi in anteprima.
Per farlo ha richiamato per l'occasione il tastierista dell’epoca, Neil Carter. Al basso c’è Jonathan Noyce, ex Jethro Tull, già presente nel tributo a Phil Lynott. L’immancabile Les Paul è regolata a tutto volume, a tratti sembra quasi coprire la batteria di Darrin Mooney. L’iniziale “Over the Hills and far away” fa capire che la set-list sarà improntata su dischi come “Run For Cover” (’86) e “Wild Frontier“ (’87). Canzoni che non venivano eseguite da oltre vent'anni. Le varie “Thunder Rising”, "Military Man", “Blood of Emeralds” e la sempre splendida “Empty Rooms” hanno ancora un loro fascino. Tra un brano l’altro mantiene la sua aria da irlandese burbero, spiccica due o tre “Thank you” in tutto lo show. Quando suona le cose cambiano, si sentono le sue note tirate, le scale veloci, riesce a controllare il volume malgrado sia a livelli di guardia. E’ un maestro riconosciuto delle sei corde, che ha influenzato schiere di giovani emuli. Secondo la leggenda Peter Green gli vendette la sua preziosa Gibson, quando gli Skid Row fecero da spalla ai Fleetwood Mac, per sole 100 sterline.
In scaletta ci sono alcuni brani in anteprima del prossimo disco, "Days of Heroes", la ballad "Where are you now?" e "Wild One", dove ritorna lo stile celtic-rock (sembrano i Big Country!). Non poteva mancare “Out in the fields”, poi l’attesa maggiore è per “Still got the blues”. Seguita da “Walking by myself” l’unica, vera concessione al blues della serata, anche se rivista in chiave più dura. Siamo già al bis e non poteva che essere Parisienne walkways, dove è riuscito a far “piangere” la Les Paul come pochi altri. E’ un classico legato al ricordo del mai troppo compianto Phil Lynott, la sua statua è nel centro di Dublino, simbolo di un rock che non c’è più. Un’ora e venti, non concede di più Gary Moore. Ma valgono almeno il doppio.
Set-list Gary Moore Roma:
Dunluce (intro)
Over The Hills And Far Away
Thunder Rising
Military Man
Days Of Heroes
Where Are You Now
So Far Away
Empty Rooms
Wild One
Blood Of Emeralds
Out In The Fields
Still Got The Blues
Walking By Myself
encore:
Parisienne Walkways
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