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Pubblicato il 04/01/2009 alle 15:33:45
Anche a Capodanno vincono i Nomadi. I perché di un fenomeno unico
di Simone Tricomi
A Riccione, a pochi chilometri di distanza dal capodanno “istituzionale” di Rai Uno, piazzale Roma salutava il 2009 con il concerto del gruppo più longevo d’Italia: i Nomadi.

A Riccione, a pochi chilometri di distanza dal capodanno “istituzionale” di Rai Uno, piazzale Roma salutava il 2009 con il concerto del gruppo più longevo d’Italia: i Nomadi.

L’importante è esserci. L’importante è cantare e saltare, è sorridere e piangere nell’arco di una sola serata. Miracoli di un gruppo, miracoli della loro gente.
Perdonate l’eccesso di lirismo di queste prime due righe ma per chi non li conosce è difficile capire realmente cosa significhi partecipare ad un concerto dei Nomadi, è difficile anche comprendere come tanti ragazzi decidano di passare la notte di capodanno, quella dell’eccesso per antonomasia, insieme ad una band che ha 45 anni di storia. Per cui a volte è necessario calcare la mano!
In realtà, analizzandolo in maniera oggettiva, chi ha assistito alla serata dei Nomadi a Riccione il 31 dicembre sa che non è stato altro che uno dei loro tanti concerti e che questi maratoneti della musica live (140 concerti ogni anno) non hanno cambiato nulla di ciò che normalmente offrono al pubblico.
140 concerti, quasi un disco all’anno, mesi passati in lungo e in largo attraverso la penisola. Scelte anche discutibili a volte, c’è chi vorrebbe vedere i Nomadi osare un po’ di più sia in studio che dal vivo, magari andando a rispolverare canzoni “minori” fra le centinaia di una discografia sterminata per esaltare soprattutto le qualità di quello che è forse il miglior vocalist italiano, Danilo Sacco.

Ma la vera anima di questa storia che sembra essere senza fine probabilmente non sta sul palco, ma sotto. Sfidando la pioggia ed il gelo, anche a Riccione si è verificato il solito happening intergenerazionale, persone che magari “utilizzano” i concerti dei Nomadi per ritrovarsi, che cantano i pezzi a memoria abbracciati l’uno altro, che confluiscono da tutta Italia ed instaurano amicizie bellissime che si rinnovano ogni volta al concerto dopo. E hai quasi la sensazione di essere davanti ad un camino con quattro amici che bevono del buon vino.
Perché è proprio questo il punto: quando a fine serata, inzuppati ed infreddoliti, ci si scambia gli ultimi abbracci fraterni si ha la sensazione di fare parte di una storia bellissima.
Che il 2009 possa regalare ancora tante, bellissime, storie da raccontare.

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