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Interviste
Pubblicato il 13/11/2008 alle 00:59:28
Marco Biancolella ci spiega la costruzione del suono... dalla chitarra alle orecchie
di Alessandro Sgritta
Abbiamo incontrato Marco Biancolella, chitarrista, autore, arrangiatore, didatta che presso le scuole di musica “La Vasca” e “ZeroUnoLab” di Roma tiene seminari e master class sulla costruzione del suono dal titolo “Dalla chitarra alle orecchie”...

Abbiamo incontrato Marco Biancolella (nella foto), chitarrista, autore, arrangiatore, didatta che presso le scuole di musica “La Vasca” alla Montagnola e “ZeroUnoLab” al Labaro (Roma) tiene seminari e master class sulla costruzione del suono dal titolo “Dalla chitarra alle orecchie”, vediamo com’è andata…

Ciao Marco, sei nato a Roma nel '67 e hai iniziato a suonare la chitarra a 14 anni, qual è stato il tuo primo maestro?
Il mio primo maestro è stato Eddy Palermo al Saint Louis, poi a 19 anni mi sono trasferito a Milano e ho studiato al C.P.M. di Mussida con Giorgio Cocilovo, che ha suonato con tanti grandi artisti in Italia e all’estero (Renato Zero, Brian Auger, Dolores O'Riordan, ecc.) ed è stato un grande maestro, un’altra persona che voglio ricordare a livello formativo molto importante per me è stato Tony Mimms (il cui vero nome era Anthony Rutherford, ndr) che è stato l’arrangiatore per la RCA italiana di Battisti, Baglioni, De André, Ivan Graziani, Mia Martini, Loredana Bertè e lo stesso Zero, ecc. era scozzese ma è vissuto molto tempo a Roma (dove purtroppo è morto nel 2005 per un incidente), lui apprezzava il fatto che io suonavo poche note ma mirate…

Che poi è l’insegnamento di Miles Davis, hai suonato anche jazz?
Esatto, io Miles Davis l’ho visto in concerto sia a Umbria Jazz che al festival di Lugano, una volta ricordo che continuava a dire al pianista di suonare meno, poi all’improvviso il pianista si è alzato e se n’è andato, poi ho saputo il perché, alla terza volta che gli girava intorno gli ha detto di scendere dal palco e l’ha mandato via perché suonava troppo, grandioso, più che jazz ho suonato tanta fusion…

Dopo il diploma hai iniziato a suonare subito con grandi artisti come Lavezzi e la Berté…
Sono entrato direttamente al quarto anno al CPM perché avevo già studiato per diversi anni, ho preso il diploma base e ho fatto due anni di specializzazione, sempre con Cocilovo, Franco D’Andrea (pianista jazz con cui ho studiato armonia) e Tony Mimms, ai tempi si respirava proprio il profumo della musica quando entravi, era piccolissimo, adesso è un’istituzione enorme, un palazzo di sette piani, prima erano tutti lì e incontravi Faust’O, Stefano Cerri (bassista, il figlio del grande chitarrista Franco, ndr.), Walter Calloni, Lele Melotti, ecc. da lì sono partiti molti contatti e il primo lavoro grande l’ho fatto con Mario Lavezzi e Marcella, il tour era quello tra il Sanremo di “Dopo la tempesta” (1988) e “Verso l’ignoto” (1990), la produzione artistica e gli arrangiamenti erano di Lavezzi e sono stato catapultato dai pub ai palchi all’aperto, poi con Lavezzi ho fatto il tour invernale e sempre tramite Lavezzi ho suonato con Loredana Berté e Alessandro Bono, il suo chitarrista era Pietro La Pietra e io ogni tanto lo sostituivo…

Parlami della tua esperienza con Loredana, eri nella BandaBerté?
Nel momento in cui sono entrato io era finita la BandaBerté, per un disguido che non conosco lei litigò in fase di produzione del tour con il contratto già firmato di 25 date e un mese prima del tour si è trovata a cercare dei nuovi musicisti e chiamò dei giovani diplomati del CPM, il ricordo che ho è particolare, lei è un personaggio molto simpatico e allo stesso tempo aggressivo, una persona che nell’arco di un’ora passa dalla dolcezza ai vaffanculo, dalle carezze alle pizze in faccia… all’inizio ti spaventi, ricordo che dopo le prove io e il batterista tornavamo a casa insieme dalle prove con le lacrime agli occhi per la stanchezza, il disco era prodotto da Corrado Rustici e anche la parte artistica era curata in modo molto rigido, Paolo Saraceno (il batterista) era un turnista sconosciuto come me e ci siamo trovati in questa situazione che è stata una dura gavetta ma una bella palestra, oggi lo dico ridendo ma è stata tostissima, 12 ore al giorno di prove, con lei abbiamo fatto il tour estivo e girato le piazze di tutta Italia, poi lei si è fermata per qualche anno e abbiamo perso i contatti…

Rispetto ad allora cos’è cambiato in peggio o in meglio per i musicisti dal punto di vista della situazione lavorativa?
Subito dopo c’è stato un periodo di crisi forte che è partito secondo me da Milano perché l’ho vissuta proprio nel 2001-2002, poi sono tornato a Roma che allora stava andando ancora bene, e molti musicisti si sono trovati altri mestieri, la musica intesa come svago perché tanto poi si ha un altro lavoro ha fatto sì che la musica fosse sempre meno pagata, i musicisti vanno a suonare anche per poco, tanto i locali si riempiono lo stesso e non è richiesta una grande qualità, Roma è difficilissima, una gavetta infinita, non si finisce mai…

Dopo tante collaborazioni sei diventato anche un dimostratore…
Sì per la Zoom (effetti) e Ibanez (chitarre), Milano mi ha dato la possibilità di suonare con tutti quando sono entrato nell’orchestra del Gimmi’s, dove si faceva musica live tutte le sere e una volta a settimana facevamo degli show case con Celentano, Zucchero, Vasco Rossi, ecc.

Quali sono i progetti con cui suoni attualmente?
Ho un disco che si chiama “Pillole” che è uscito a giugno con i Chromosomica, che è un gruppo fondato da me e Paolo Masala (che collabora con me dai tempi dei Quasar, la mia prima band) con Massimo Scialò che è il presidente e ideatore di Emergenza Festival, abbiamo un contratto con la iMusicianDigital e stiamo definendo la promozione, è una specie di EP di quattro brani che per ora esiste solo in rete, anche se la copertina è bellissima ormai si va sempre più verso la sparizione fisica del supporto cd, poi suono anche con i Sina Quintet di Bruno Valente, Fabrizio Giannini band, Patrizio Maria, Sinèstesi, Open Space, ecc.

Da qualche tempo stai facendo dei seminari sulla costruzione del suono in alcune scuole romane tra cui La Vasca alla Montagnola e ZeroUnoLab al Labaro…
Insegno in diverse scuole, La Vasca è una struttura giovanissima nata nel maggio 2008 alla Montagnola, tra l’altro proprio in Via Fonte Buono a due passi da dove ha trascorso la sua adolescenza Renato Zero, questa cosa l’ho scoperta per caso proprio andando lì a insegnare, me l’hanno detto gli amici della scuola…

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(la foto di un biglietto da visita di Renato Zero degli anni ’60)

Nei tuoi seminari insisti molto sull’importanza di creare un proprio suono riconoscibile…
Il consiglio che io dò a tutti è quello di fare prima una clinic e poi una master class perché ti danno una serie di nozioni che se si riescono a capire e a seguirle e se uno è veramente interessato si risparmiano un sacco di tempo e di soldi, perché la ricerca del suono è infinita, ma se tu conosci i principi anche se hai tre pedali sai come collegarli, ora poi sta ritornando anche nei club il fatto di chiedere pezzi originali, c’è stata un’inversione di tendenza rispetto al passato in cui si chiedevano solo cover, allora ecco che la chitarra così come qualsiasi altro strumento deve avere una propria personalità, io a lezione cito spesso e faccio ascoltare dei grandi nomi come David Gilmour, Brian May, Mark Knopfler, ecc. che sono riusciti a creare un proprio suono immediatamente riconoscibile, e questa è la cosa più difficile da ottenere, un proprio marchio di fabbrica, ad es. è talmente forte l'impronta di Gilmour sui Pink Floyd che da un solo o da un suono riconosco il gruppo ancora prima di sentire la voce, e lo stesso discorso vale per Brian May con i Queen o Mark Knopfler con i Dire Straits…

Ad es. l'assolo di "The Wall" è stato registrato con pochissime cose...
Il solo di "Another Brick in The Wall" è stato uno dei primi che ho imparato in vita mia, spesso e volentieri lo faccio studiare ai miei allievi perché me lo sono trascritto tutto, anche se ormai su Internet si trova tutto come partiture io sono ancora uno di quelli che se le scrive perché è un allenamento enorme, l'errore che tanti chitarristi fanno è quello di mettere troppi effetti, lì è proprio un discorso di mano perché lui ha usato una Fender Stratocaster, un compressore, un reverbero e l'ampli, basta, quindi proprio l'essenza, mentre tutti mettono distorsioni, overdrive, compressori, delay (un effetto che usa molto anche Gilmour ma in quel caso no), quindi è un esempio di come con poco si può fare tanto, il contrario è la spersonalizzazione del suono che ti viene richiesta in studio e in quel caso devi sapere come costruirlo il suono per assomigliare a qualcun altro, in base al lavoro richiesto...

Riguardo alla costruzione dei suoni c'è un effetto che ami in modo particolare?
Io sono proprio un amante del delay, mi piace molto come effetto, se non si abusa di delay altrimenti il suono diventa talmente largo che la chitarra sparisce, pensiamo che i delay di "The Dark Side of the Moon" erano fatti con due o più Revox (registratori a bobine) dove venivano registrate più tracce di chitarra che poi venivano sovrapposte come due palle che rimbalzano, e così avveniva la ripetizione del suono (come un eco), il delay digitale è stato ripreso da quella forma costruita in quel modo sui Revox e poi attraverso un circuito elettronico messa in un pedale di 20 centimetri, riguardo alla concatenazione degli effetti ad es. se tu entri con la chitarra prima dentro un reverbero poi in un delay e poi in un distorsore che è quello che ti dà la potenza tu arrivi già in ritardo, il delay è una ripetizione, il reverbero ti dà l'ambiente, e tu è come se suonassi in un'altra stanza, e allora la concatenazione tra gli effetti è importante per questo motivo...

Un aneddoto curioso e interessante da raccontare?
I Beatles sono stati i primi che hanno dato visibilità al Vox, una marca di amplificatori ancora usatissima, ad es. l'AC30 (nella foto sotto) ha la regolazione in alto al contrario perché all'epoca non c'erano gli impianti voce, gli amplificatori non venivano ripresi col microfono ma uscivano direttamente sul pubblico, quindi i musicisti dovevano leggere le regolazioni stando dietro l'ampli, per questo le scritte sono al contrario, questa è una cosa che molti secondo me non sanno, io me lo sono chiesto per anni...

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Preferisci i suoni distorti o puliti?
Io credo che l'importanza del suono pulito o distorto sia identica, per me non c'è differenza, è un discorso di presenza, la chitarra dev'essere presente, purtroppo la prima cosa che un chitarrista compra quando inizia è un multieffetti, che va bene se lo sai usare, altrimenti l'abuso degli effetti fa sì che in cuffia da solo hai un suono spettacolare, poi suonando con gli altri le alte frequenze degli altri strumenti si mangiano la chitarra e non c'è più presenza, a questo proposito faccio spesso l'esempio di Danny Gatton (chitarrista jazz-rock americano) che suonava con l'ampli e due effetti appena accennati...

Quali sono i tuoi chitarristi preferiti di tutti i tempi?
I miei preferiti sono Frank Zappa e Jimi Hendrix, poi se parliamo di gruppi The Clash di Joe Strummer e Paul Simonon che ho visto due volte negli anni '80 quando avevo 14 anni al Vigorelli di Milano, i riferimenti sono tanti perché ascolto di tutto ma Zappa ed Hendrix su tutti...

C'è qualcosa di più recente che ti ha particolarmente colpito o impressionato?
All'inizio degli anni '90 sicuramente i Nirvana, poi i Tool e A Perfect Circle che mi hanno sconvolto la vita, i Nirvana ad es. li ho visti al Castello di Roma nel '90 tramite Massimo Scialò che suonava con me e ha iniziato come promoter e un giorno ha preso questo gruppo sconosciuto chiamato Nirvana e alla fine sono entrate 500 persone in più e non sapevano dove mettere la gente, come per rimanere in Italia la prima volta che ho visto i Litfiba al Piper all'epoca di Desaparecido e sono rimasto sconvolto per l'energia e la presenza scenica di questa band...

Invece ci sono dei gruppi giovani che secondo te vale la pena andare a sentire?
Sì ci sono due band romane che secondo me vale la pena andare a vedere perché fanno cose originali, sono giovanissimi ma bravissimi, si chiamano The Clever e Basse Frequenze, sono ragazzi quasi tutti minorenni che fanno dei laboratori di musica d'insieme, la prima impronta sull'impatto del suono la curiamo insieme e vediamo anche come funzionano le ritmiche (basso e batteria) con la chitarra, Tony Mimms mi ha insegnato ad ascoltare il charleston e a dare le ritmiche sul charleston e quello si chiama arrangiamento, la cosa fondamentale è l'insieme dei suoni, mi interessa molto lavorare sui nuovi progetti...

Qualche consiglio che puoi dare ai giovani chitarristi?
Io ad esempio ho una marea di cose ma poi dal vivo mi porto neanche un decimo, in studio se devo lavorare una settimana mi porto tre o quattro ampli perché sono quelli che danno il suono vero (insieme alla mano e alla chitarra), un consiglio che dò a tutti quanti prima di comprare una chitarra e un ampli al volo tanto per suonare a casa è quello di aspettare qualche mese, mettere da parte due soldi in più e comprare una chitarra buona, un anno fa ad es. ho fatto prendere a un mio allievo una Fender messicana che costa un terzo o un quarto di una Fender statunitense, me la sono scelta tra 10 chitarre e suonava quasi meglio, idem per l'amplificatore e i pedali, meglio ascoltarli prima da qualcuno e provarli, trovare un amico che ha un distorsore X e provarlo con la tua chitarra e la tua mano, perché una volta che lo compri e lo porti a casa non suonerà mai come quello del tuo amico se non l'hai provato tu, ogni chitarra suona in modo diverso perché il legno cambia, è stagionato, ad es. i legni di una Fender o di una Gibson prima di essere montati li lasciano al sole per anni, quindi una chitarra non potrà mai suonare uguale all'altra...

Ricordiamo i tuoi prossimi appuntamenti con seminari e master class...
Sì allora il 15 novembre alle 16 farò una Master Class sulla costruzione ed analisi del suono alla "ZeroUnoLab School of Music and Technology" di Labaro (Roma) della durata di 3 ore (1 ora di teoria, 2 ore di pratica: costruzione del suono, ampli valvolari e a transistor, unità rack, pedali, stompbox, analogico e digitale), la classe è composta da due massimo tre persone, il 22 novembre alle 16.30 ancora la Master Class sull'analisi e costruzione del suono a "La Vasca Music Area" alla Montagnola e il 29 novembre sempre a La Vasca alle 16 si replica la clinic "Costruiamo il suono...dalla chitarra alle orecchie" (live e studio, il jack, l'amplificatore a valvole e a transistor, la regolazione dell'ampli, il distorto e il pulito, perché l'ampli fischia, i pedali, analogici e digitali, quali quanti in che ordine e perché) e sarà presentato anche un DVD realizzato nel corso del primo appuntamento del 4 ottobre...

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