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Recensioni
Pubblicato il 16/11/2010 alle 00:09:10
In Chocabeck Zucchero canta con gli occhi da adulto la nostalgia e i ricordi della sua infanzia
di Pippo Augliera
Il nuovo album di Zucchero Chocabeck ha conquistato immediatamente la vetta delle classifiche, come era prevedibile. Questo ultimo lavoro e' stato realizzato con il cuore e con una freschezza creativa che stupisce e coinvolge.

Il nuovo album di Zucchero “
Chocabeck ha conquistato immediatamente la vetta delle classifiche, come era prevedibile. Si potrebbe dire che i fans comprano a scatola chiusa, incuranti se il disco sia valido o meno. Sarà anche così, ma questo ultimo lavoro è stato realizzato con il cuore e con una freschezza creativa che stupisce, considerata l’involuzione a cui spesso vanno incontro gli artisti e i cantautori con il passare degli anni.

Sugar si rimette sportivamente e appassionatamente in gioco, andando controcorrente, regalando un album concept con il quale fa riaffiorare i suoi ricordi d’infanzia, un omaggio al suo paese natale, raccontato nell’arco di un giorno speciale Domenica, dall’alba al tramonto.

Per questa motivazione, si avventura da solo a scrivere anche i testi, facendosi coadiuvare in alcuni episodi da colleghi del calibro di Francesco Guccini, Pacifico, Mimmo Cavallo e da un autore di versi Pasquale Panella già collaudato precedentemente.
‘In questo periodo, confida in una intervista a Dori Ghezzi, avverto forte la nostalgia del calore umano che ho respirato da bambino a Roncocesi, il mio paese natale a due passi da Reggio Emilia.In quel mondo, mio zio, maoista convinto, si preoccupava che pure il suo avversario di tutti i giorni, il prete, avesse sempre qualcosa da mangiare: «Adelmo, dai, portagli quattro uova». E io consegnavo.’

E’ un album intriso di tenerezza, un richiamo ai temi del predecessore “Diamante”, qui sviluppati in maniera più accurata, un viaggio nostalgico nel passato a tempi più lenti, dove c’era più spazio e le giornate erano più scandite dagli eventi, meno all’insegna della fretta.
Si respirano atmosfere nostalgiche ed oniriche, sin dall’alba di una domenica in cui si avverte un’aria buona e i sogni non dormono mai (“Un soffio caldo”), tra braccia tese verso l’eternità, granai fioriti, cieli pieni di miseria, le botte prese senza resa e, nonostante tutto, vedere fiorire il buono (“Il suono della domenica”).

Ci sono dediche alle persone più importanti della sua vita: nonna Diamante che lo chiamava affettuosamente, come riportato nelle note, ‘spicifrin’, cioè bambino carino ma un po’ selvatico, fonte di ispirazione per una delicatissima ballata, una ninna nanna (“Spicifrin boy”). Il padre è anche ricordato con “Chocabeck”, l’espressione che usava per indicare il becco che fa rumore quando non c’è niente, e la madre diventa la musa ispiratrice del momento musicale più intenso “Oltre le rive”, il cui ascolto coinvolge e commuove fino alle lacrime ‘ovunque sei, sarai per sempre…abiti in me…’

Spazio, pur ridotto rispetto alle precedenti produzioni, ai momenti tipicamente goliardici, a cui Zucchero ci aveva abituati. Gradevole “Un uovo sodo” e “Vedo nero”, brano scritto con Mimmo Cavallo con tanto di citazione a “Shock the monkey” di Peter Gabriel, ha le carte in regola per diventare un potenziale hit radiofonico.

Ma in chiusura prevalgono ancora le atmosfere soffuse, come nella bellissima “Alla fine” scritta per il suo amico Charlie, un recupero dei valori che la società attualmente sta smarrendo e la splendida “God bless the child”, con il testo interamente in inglese, chiude il disco, una benedizione sull’energia positiva, una spiritualità che pervade l’intero lavoro fino a sentire la gioia annegare il dispiacere.

‘La distruzione, vista la deriva violenta dei nostri tempi, dice Zucchero, la lascio volentieri cantare ad altri, io celebro la vita.’

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