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Recensioni |
Pubblicato il 21/03/2003 alle 21:29:43 | |
The Rolling Stones: Simpatia per il Diavolo
Terza puntata dell'inchiesta su Rock, occultismo e spiritualità eterodosse: questa volta un rapido excursus sulla carriera sulfurea dei Rolling Stones.
Terza puntata dell'inchiesta su Rock, occultismo e spiritualità eterodosse: questa volta un rapido excursus sulla carriera sulfurea dei Rolling Stones.
THE ROLLING STONES: Simpatia per il Diavolo. Quando si parla delle Pietre Rotolanti l’atmosfera sulfurea e luciferina è regolamentare. Il gruppo nasce nel 1964 sull’onda del successo dei Beatles, ma in realtà ne costituisce l’esatta antitesi. Se i Beatles sono carini, i Rolling sono brutti, sporchi e cattivi; se i primi vogliono rendere presentabile in società e “bianco”, il sound americano, gli altri non rinnegano l’anima “nera” del blues; se quelli infine cantano di pace e di amore, questi trasformano i loro concerti in colonne sonore per risse furibonde. Un esempio concreto di questa polarità fra i due complessi è dato dall’ascolto del brano I Wanna Be Your Man, piacevole canzoncina d’amore dei Beatles, di cui i Rolling offrirono una versione distorta e incanaglita. Il nome stesso Rolling Stone deriva da un noto blues reso famoso da Muddy Waters e che ha ispirato anche Bob Dylan: una pietra rotolante non sa dove va ma trascina con sé tutto quello che incontra sulla sua strada. Oltre al lascivo e ingiurioso cantante Mick Jagger, la band comprende altri quattro ceffi: Keith Richards (Chitarre), Bill Wyman (Basso), Charlie Watts (Batteria) e Brian Jones (chitarre, tastiere, sitar,e quasi tutto il resto). Quest’ultimo personaggio - a vent’anni già padre di tre figli da tre donne diverse - morirà presto, nel 1969, affogato nella piscina della sua villa deserta, dopo aver appena abbandonato il gruppo per violenti dissapori con Jagger. Gli ex compagni terranno, in sua memoria, un concerto gratuito ad Hyde Park dove lo stesso Jagger leggerà per lui versi tratti dall’Adonais di Shelley. Non è la sola esibizione del gruppo ad avere risvolti funebri: già nel 1965 a Manchester, una ragazza era volata giù dalle balconate del teatro e al Festival di Altamont in Georgia nel 1969, un giovane di colore era stato accoltellato a morte sul palco dagli Hell’s Angels - i teppisti motorizzati - reclutati come servizio d’ordine dalle Pietre Rotolanti. Niente affatto turbato il quintetto non interruppe la performance ma intonò una canzone ad hoc Let it Bleed (lascialo sanguinare), parafrasi irridente della beatlesiana, angelica Let it Be (Così sia). Abbiamo detto che le radici musicali degli Stones risiedono nel Blues e, nella tradizione di questa “musica del diavolo” (di cui presto ci occuperemo in dettaglio), gli espliciti richiami a Satanasso non mancano nella produzione della band: Simpathy for the Devil (simpatia per il diavolo), Sweet Black Angel (dolce angelo nero), Conversation with My Demon Brother (coversazione con il mio demone fratello), Dancing with Mr. D. (ballando col signor D.), Their Satanic Majesties (sue maestà sataniche), Goat’s Head Soup (zuppa di testa di capro), ecc. Testo e contesto sono attinenti: ad esempio un brano come Simpathy for the Devil è basato su un ossessivo e travolgente ritmo di tamburi vudù, suonato da autentici percussionisti africani; un altro Midnight Rambler (il vagabondo di mezzanotte) canta le gesta di un serial-killer. Si dice poi che il cantante Mick Jagger abbia concluso un vero e proprio patto faustiano: per ora, in effetti, le cose gli sono sempre andate benino e, a quasi sessant’anni, conserva ancora una verve invidiabile. Di comprovate frequentazioni diaboliche - da parte dei soli Jagger e Richards - esiste soltanto una temporanea amicizia con Anton Szandor La Vey, fondatore della Chiesa di Satana californiana e, soprattutto, con un suo accolito, il crowleyano Kenneth Anger - regista cinematografico d’avanguardia e scrittore della celebre serie di Hollywood Babilonia - per il quale hanno composto le colonne sonore di brevi film come The Pleasure Dome (il duomo del piacere) o Conversation with my Demon Brother (conversazione col mio fratello demone). Non resta dunque che farsi il segno della croce di fronte a questa intramontabile band non ancora paga di sesso, droga e rock’n’roll.
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