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Recensioni |
Pubblicato il 31/12/2009 alle 09:39:47 | |
Bob Dylan in versione sorprendentemente natalizia fa discutere ma colpisce nel segno
Recensire un album natalizio realizzato inaspettatamente da un grande del pop come Bob Dylan puo' risultare imbarazzante, considerati i suoi lavori precedenti e gli artisti che lo hanno preceduto in questo tipo di operazione.
Recensire un album natalizio realizzato inaspettatamente da un grande del pop come Bob Dylan puo' risultare imbarazzante, considerati i suoi lavori precedenti e gli artisti che lo hanno preceduto in questo tipo di operazione.
Da lodare, comunque, l’intenzione doppia, nel cimentarsi con questo particolare repertorio e l’obiettivo di fare beneficenza, rinunciando alle royalties del disco, per regalare un Natale migliore con i pasti garantiti ai bambini bisognosi.
Un Dylan che appare in questa veste insolita, porta ad inevitabili confronti con i vari Frank Sinatra, Bing Crosby, Elvis Presley, e alla loro classicità.
In Christmas in the heart va via la patina della raffinatezza, a cominciare dal timbro rauco, di carta vetrata sfoderato da Bob, da fare pensare ad un Babbo Natale venuto a sostenere i diseredati, i sofferenti, coloro che sono vittime di ingiustizie, che va a visitare i quartieri più disagiati, lontano dai centri cittadini pieni di vetrine addobbate e luci sfavillanti. E’ questa chiave di lettura che permette all’ascoltatore di apprezzare e di riascoltare più volte questo disco, dove Dylan regala interpretazioni pacate, alcune, come la bellissima “I’ll be home for Christmas”, altre più sopra le righe, come “The Christmas blues”, distaccandosi dalle versioni tradizionali. Imbarazzante e divertente la sua pronuncia in latino di “Adeste fideles/O come all ye faithful”.
In alcuni passaggi di “Have yourself a merry little Christmas” sembra assomigliare al grande Louis Armstrong (qui in una rara foto giovanile), in altri brani richiama Tom Waits o Howard Hawks.
Dal punto di vista musicale ci sono vari stili, dalle atmosfere jazz, al country, un po’ di blues e un sapore vagamente retrò ‘old fashion’ grazie soprattutto alla presenza dei cori “Mixed Voice Singers”. In “Must be Santa” anche sonorità etniche con un andamento di polka, da cantare, magari, per le strade della Russia.
Prodotto da Jack Frost, doveroso citare i musicisti coinvolti nel progetto: al piano Patrick Warren, David Hidalgo e Phil Upchurch alle chitarre, Donnie Herron, mandolino, viola e tromba. Completano la band Tony Garnier al basso e George Recelli alla batteria e percussioni. Bob Dylan, naturalmente, con la sua voce, chitarra, piano elettrico e l’immancabile armonica.
Scarno il booklet con in quarta di pagina una foto della pin-up anni ‘50 Bettie Page, presente anche nella versione De luxe, senza alcun bonus track, contenente 5 cards natalizie da potere spedire: forse un invito a ritornare ai mezzi di comunicazione di molti anni fa, quando gli auguri si mandavano per posta?
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