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Interviste
Pubblicato il 03/12/2006 alle 15:08:20
Ivano Fossati: la mia casa è il teatro
di Andrea Del Castello
Con la data zero che ha inaugurato l’VIII edizione del Premio Daolio è partito da Sulmona l’Arcangelo Tour che, come riferisce lo stesso musicista, rispetto ai concerti della scorsa estate sarà caratterizzato da una maggiore teatralità.

“Il vento non può stare levato per sempre” sostiene ieratico Fossati (nella foto di Alessandro Sgritta), citando un detto di una regione settentrionale della Cina “come dire: ogni dolore non può perdurare in eterno, perché i nostri corpi” prosegue l’artista davanti ad un pubblico in… delirium “sono come macchine che devono sempre tornare al loro moto, come i treni a vapore” e canta “come i treni a vapore di stazione in stazione / e di porta in porta / e di pioggia in pioggia / e di dolore in dolore / il dolore passerà”.
Nel cuore del concerto Fossati impreziosisce così il suo spettacolo con una perla magistrale, entusiasmando ancor più un pubblico già estasiato.
Il tour invernale di Ivano Fossati comincia dal Teatro Maria Caniglia di Sulmona e questo concerto rappresenta il primo evento del Premio Augusto Daolio che proseguirà a fine dicembre nella stessa sede.
Nell’affollato teatro, Fossati e i suoi musicisti hanno fornito una prova brillante per intensità e feeling, con versioni da brivido di “Dedicato”, fresca e palpitante con un assolo di sassofono su un pattern blues, “Panama”, “La pianta del tè”, “La bottega di filosofia” e “Terra dove andare” che ha aperto il concerto, chiuso, invece, dopo oltre due ore di spettacolo e due terzine di bis, da “Mio fratello che guardi il mondo”. Davvero un’entusiasmante cavalcata nella lunga carriera di questo cantautore, passando attraverso alcuni tra i suoi brani più famosi, come “La musica che gira intorno” e “La canzone popolare”, e le nuove canzoni dell’Arcangelo, quali “Ho sognato una strada” e la title track.
Nei giorni precedenti, tra una prova e l’altra il cantautore si è concesso ad un’intervista con le anticipazioni sul tour e con il ricordo del suo unico incontro con Daolio. Ma non ha declinato l’invito a fare alcune osservazioni sul mondo contemporaneo.

ADC – Dopo il tour estivo nelle piazze ecco un tour invernale nei teatri. Come ti poni nei confronti del teatro? E quali sono le tue impressioni sul Maria Caniglia?
IF – Questo teatro ha un’ottima acustica, davvero un luogo adatto alla preparazione di questo tour: è una buona macchina teatrale che ci ha aiutato a lavorare con la concentrazione necessaria. Ma anche l’ottima accoglienza è stata fondamentale sia per me che per tutti coloro che mi accompagnano e che hanno lavorato con me in questi giorni di prove. Dopo anni di pianoforte mi sono di nuovo innamorato di un suono più ruvido, come ha dimostrato il tour estivo basato su un rock più chitarristico, ma non tralascio mai la delicatezza. In questo periodo cerco di trovare un equilibrio tra le due componenti. Però, a differenza dei concerti della scorsa estate, questo tour sarà caratterizzato da una maggiore teatralità, la timbrica sarà meno ruvida (ma comunque elettrica) e ci saranno nuovi arrangiamenti. Quando sono a teatro mi sembra, senza retorica, di tornare a casa: è la mia dimensione.

ADC – Il tuo concerto inaugura il Premio Daolio per band emergenti. Come valuti questa iniziativa volta a sostenere i nuovi talenti?
IF – Non solo la reputo una splendida iniziativa, ma trovo che sia stato bellissimo aver intitolato questo premio ad Augusto. Quando i Nomadi incisero i primi 45 giri io avevo 16/17 anni, quindi ho seguito tutto il percorso di questo grande gruppo. Ho incontrato Augusto solo una volta (correva l’anno 1984) e mi duole che quella circostanza sia stata l’unica, ma comunque mi ha dato la possibilità di capire che si trattava di una persona squisita: Augusto è stato una figura molto solida sia a livello musicale che sul piano umano, l’ho sempre amato molto e mi fa piacere che in questa città sia stato intitolato a lui anche un anfiteatro.

ADC – Hai scritto molte canzoni per i più grandi interpreti della canzone italiana. Ti emoziona di più eseguire i tuoi pezzi oppure ascoltare una tua creazione interpretata da un altro artista?
IF – A volte sentire interpretare le mie canzoni mi apre a nuove sensazioni, qualcosa che io stesso non avevo capito. Però quando salgo sul palco è un’emozione completamente diversa, più inebriante.

ADC – Qual è il tuo rapporto con il mondo?
IF – Per anni sono stato molto realista, ora dissimulo questo aspetto. Ho un atteggiamento più chiaro e più sereno. Naturalmente dipende anche dagli episodi della vita, ma non solo gli avvenimenti più importanti: anche le notizie che leggo quotidianamente sui giornali mi rendono un uomo diverso, giorno dopo giorno.

ADC – Uno sguardo sulla società e la politica…
IF – A volte parlando con la gente di diversa età ed estrazione sociale sembra di avvertire un grido che non arriva dove dovrebbe arrivare: la gente ha delle necessità che raramente vengono capite.

ADC - … ed uno sguardo sul mondo musicale italiano ed internazionale
IF – La musica italiana è sempre un riflesso della musica internazionale. Negli ultimi anni il livello tecnico, penso ad esempio a Tiziano Ferro, è cresciuto parecchio ed ora riusciamo ad esportare i nostri artisti, come Zucchero e Laura Pausini. In generale si può dire che artisticamente ci sono stati periodi più creativi, ma sono onde. La musica è un magma in continuo movimento e sono convinto che in futuro torneranno periodi più felici. Invece a livello discografico occorre constatare che le multinazionali sono in confusione. Solo per fare un esempio: in questo periodo le major stanno pubblicando una miriade di cofanetti antologici (anche di Fossati è da poco uscito un triplo CD per la Sony-BMG, ndr), estinguendo in tal modo l’intero catalogo. E allora cosa venderanno nei successivi quattro o cinque anni? Io credo che le major non vedano molto chiaro quello che sta succedendo e che non abbiano piena coscienza di quello che potrebbe essere il futuro del mondo discografico.

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