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Pubblicato il 11/03/2009 alle 19:04:34
Fiorella Mannoia conquista il pubblico con il suo Movimento Tour
di Pippo Augliera
Il suo nuovo disco Il movimento del dare è piaciuto sia al pubblico che alla critica. Da febbraio ha iniziato una applauditissima tournée che l’ha vista splendida protagonista il 9 marzo al Teatro Vittorio Emanuele a Messina.

Il suo nuovo disco Il movimento del dare è piaciuto sia al pubblico che alla critica. Da febbraio ha iniziato una applauditissima tournée che l’ha vista splendida protagonista il 9 marzo al Teatro Vittorio Emanuele a Messina.

Fiorella Mannoia da almeno vent’anni riesce a catturare l’attenzione da parte dei cantautori tra i più quotati nel panorama musicale italiano. Ed è un repertorio tutto d’autore quello presentato nel suo ‘Movimento tour’ dove appare elegantissima ed in grande forma vocale, accompagnata da un gruppo di validi musicisti: Lele Melotti alla batteria, Luca Scarpa al pianoforte, Fabrizio Leo alle chitarre, Carlo De Francesco alle percussioni, Marco Brioschi alla tromba e flicorno, Roberto Gallinelli al basso, Bruno Giordana alle tastiere e sassofono.

In quasi due ore, lei non si risparmia, e, tra un brano e l’altro, si sofferma volentieri a raccontarsi al pubblico presente, riuscendo a suscitare un crescente entusiasmo. Ivano Fossati, infatti, la considera ‘una persona lineare, senza colpi di testa, sempre disponibile e carina. Coerente in tutto quello che fa, ha libero accesso a tutto il mio repertorio. Qualsiasi cosa faccia io sono felice’. E lei apre lo spazio dedicato al suo amico con una rilettura personale di “C’è tempo”, che sembra sia stato pensato originariamente per Mia Martini prima della scomparsa. Propone l’inedito composto appositamente per lei “La bella strada”, la versione tradotta in italiano di “Oh Che sarà” di Chico Buarque De Hollanda e anche la famosa “I treni a vapore”, intonata dal pubblico.

La sua interpretazione più convincente, che fa scattare un applauso lungo, è “Sally” di Vasco Rossi, qui la Mannoia si trova perfettamente a suo agio nel concedere qualche strappo alla voce, a conferma di quanto lei stessa afferma: ‘io devo identificarmi con quello che canto. La mia voce non ha grande estensione non posso sopperire con virtuosismi, punto sull’emozione’.
Colpisce la presenza di Jovanotti con “Io ci sarò”, l’autore che considera più distante da lei, ‘ma di lui mi piace la tanta energia e le belle idee che ha. Mi piacerebbe un giorno registrare la sua “Occhio non vede cuore non duole, però senza cantare solo parlando’. Detto fatto: la si può ascoltare, intanto, in versione live, perché considerata ancora attuale nel suo messaggio forte contro la guerra.

Ma ci sono anche altri omaggi inediti, brani non inseriti nel repertorio discografico come “E penso a te” di Lucio Battisti, “Mimosa” di Niccolò Fabi, con il quale anni fa ha duettato senza dare un proseguo a questa collaborazione e “Smisurata preghiera” scritta a quattro mani da Fossati e Fabrizio De Andrè.

Il tuffo nel passato è rappresentato da “Come si cambia” del 1984, che ha rappresentato all’epoca un primo segnale della sua svolta musicale, ottenendo anche un buon successo discografico e “Il cielo d’Irlanda”.

C’è spazio per gli autori che hanno scritto di recente per lei come Franco Battiato con “Il movimento del dare”, un invito esplicito ad aprirsi agli altri, Ligabue con “Io posso dire la mia sugli uomini”, scelto come apertura della serata, Pino Daniele con “Capelli rossi”, e Tiziano Ferro con l’interessante “Il re di chi ama troppo”.

A chiusura del primo tempo si crea una particolare atmosfera con i musicisti e la Mannoia seduti su delle poltroncine per introdurre “Il sogno di Alì”, dedicata a un bimbo ferito durante la guerra in Afghanistan, creata dal fido collaboratore Piero Fabrizi.

A completare questa lista prestigiosa di grandi firme ci sono Bungaro con “Fino a che non finisce” e Francesco De Gregori, latitante negli ultimi anni come autore, con “Giovanna D’Arco”, l’ultima sua composizione realizzata per l’artista romana, inserita nell’album “Gente comune” del 1994, da riscoprire.

Alla fine del concerto intona “Il tempo non torna più”, con il quale saluta il pubblico. Segue la richiesta di bis concessi un paio di volte con “Quello che le donne non dicono”, ormai un must del suo canzoniere, “Buon tempo” di Fossati, e sul finale uno strumentale a ritmo di samba, ballato in platea tra il pubblico.

La Mannoia conferma classe ed eleganza nell’affrontare un repertorio di spessore in tempi in cui, sotto il segno dell’omologazione, diventa progressivamente più difficile avere spazi per fare musica di qualità.

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