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Pubblicato il 26/05/2009 alle 12:01:41
Ultravox dal vivo all' Hammersmith Apollo di Londra: un tuffo nel rock elettronico dei primi anni'80!
di Sergio Sghedoni
Ritorna dal vivo uno dei gruppi che più di molti altri ha realmente definito il sound degli anni 80 grazie a un intelligente uso dell’elettronica abbinato ad un pop/rock immediato e affascinante: lo show del 24 Aprile ci ha ammaliato!

Ritorna dal vivo uno dei gruppi che più di molti altri ha realmente definito il sound degli anni 80 grazie a un intelligente uso dell’elettronica abbinato ad un pop/rock immediato e affascinante: lo show del 24 Aprile ci ha ammaliato!


Non l’ennesima reunion di dinosauri stanchi e annoiati, non la solita operazione commerciale atta esclusivamente a riempire le tasche di certi attempati signori dello showbiz dei bei tempi che furono. Nulla di tutto ciò sembra il ritorno degli Ultravox, uno dei gruppi che più di molti altri ha realmente definito il sound degli anni 80 grazie a un intelligente uso dell’elettronica abbinato ad un pop/rock immediato e affascinante: sì, proprio quel sound che è ancora capace di influenzare gruppi della più recente scena musicale come Killers, White Lies, Keane, Ladytron e via in un’interminabile lista.

Midge Ure (voce, chitarra elettrica e tastiere), Billy Currie (tastiere, violino, voce), Chris Cross (basso, tastiere, voce) e Warren Cann (batteria, voce) hanno dato vita ad uno spettacolo davvero intenso, carico di successi ma non per questo avaro di “chicche” per i fan più eruditi del quartetto.

L’inizio è stato di quelli fulminanti: Astradyne, direttamente dall’album “Vienna” (1981), pubblicato per la Chrysalis dopo la fine del contratto con l’etichetta Island e del sodalizio con il geniale quanto sottovalutato John Foxx, ci incolla letteralmente alle pareti dell’Hammersmith Apollo, dove più di vent’anni prima il gruppo aveva registrato il live “Monument”.
Tutti in piedi, nonostante i posti a sedere prenotati: un caos festoso travolge la platea dell’Apollo.
Poi l’energia di Passing Strangers e We Stand Alone, le atmosfere rarefatte ed enigmatiche di Mr. X, la sognante Visions In Blue e la straordinaria sequenza The Thin Wall / I Remember (Death in the Afternoon) / Rage In Eden. C’è spazio anche per i singoli tratti da “Lament” (1984) quali per l’appunto Lament e One Small Day; poi di nuovo un passo indietro di tre anni con All Stood Still e Your Name (Has Slipped My Mind). Sui cinque schermi LCD alle spalle della band irrompono nuvole in corsa, riprese in tempo reale su Cann e Currie, una rovente lampadina, grandinate di pixels e la copertina di “Rage in Eden”, disco anch’esso datato 1981 e prodotto, come nel caso di Vienna, da Conny Plank (in passato produttore per i Kraftwerk e di lì a poco anche per la nostra Gianna Nannini).

Sull’intro di cassa elettronica di Vienna c’è una vera e propria ovazione, Currie vola con scioltezza tra violino e tastiere, unico neo la voce di Ure (uno dei marchi di fabbrica di casa Ultravox) spesso insicura piuttosto che imprecisa sulle note più alte. Cross è davvero impeccabile, forse il migliore dei quattro, Cann conferma la sua attitudine di batterista post-punk con i suoi difetti tecnici ma con i pregi dell’essenzialità e dell’energia. Discordanti le impressioni tra i miei “vicini”: alcuni hanno riscontrato un pò di freddezza, altri hanno dichiarato di non averli mai visti così in forma.
Si continua con le trascinanti hits Reap The Wild Wind, Hymn, Dancing With Tears In My Eyes ed infine i bis Sleepwalk e The Voice, quest’ultima culminante in un suggestivo crescendo ritmico costruito da Cann alla batteria acustica e dagli altri tre alle prese con percussioni elettroniche.
Concerto finito e Hammersmith in festa. Il suono di sala in realtà non proprio eccelso (penalizzati soprattutto basso e batteria), problemi tecnici (il Mac di Billy Currie si “addormenta” su Sleepwalk, appunto) e piccole sbavature nell’esecuzione (ad esempio su The Thin Wall) non hanno comunque intaccato la potenza e lo slancio passionale dei quattro, che sembrano addirittura sorpresi di ritrovarsi sul quel palco dopo tanti anni e davanti a un mare di pubblico così caloroso e adorante.


Forse un pò di delusione rimane se si pensa alla totale assenza di materiale inedito, al quale nemmeno si sa se il quartetto stia lavorando, ma gli ottimi dati di affluenza di questo minitour sono stato senz’altro un modo piacevole per smentire le previsioni di Midge Ure: “6 mesi fa, mentre discutevamo a proposito di questi concerti pensavamo che l’idea non avrebbe interessato nessuno”.

La scaletta del concerto di Londra:
Astradyne
Passing Strangers
We Stand Alone
Mr. X
Visions In Blue
The Thin Wall
I Remember (Death in the Afternoon)
Rage In Eden
Lament
One Small Day
All Stood Still
Your Name (Has Slipped My Mind)
Vienna
Reap The Wild Wind
Hymn
Dancing With Tears In My Eyes

Bis:
Sleepwalk
The Voice

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