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Recensioni
Pubblicato il 07/11/2010 alle 23:51:12
Angela Kinczly - Phoenix (Emmeciesse): la classe non è acqua
di Andrea Favilli
Nell'ultimo lavoro della cantautrice bresciana prosegue il suo percorso musicale attraverso uno stile ricercato ma di godibilissimo ascolto.

Chiedo scusa per il ritardo con cui pubblico la recensione rispetto all'uscita del CD. Mi sono chiesto a lungo se fossi proprio la persona adatta a scrivere questa recensione per tutta una serie di motivi. Innanzitutto perché, non me ne vogliano le cantanti, interpreti e cantautrici, non sono un grande intenditore di voci femminili, avendo a lungo basato la mia cultura musicale su artisti in cui la voce solista era quasi sempre maschile (sarà mica che lo showbiz sia leggermente maschilista?). In secondo luogo perché conosco da poco Angela Kinczly e avrei voluto approfondire la conoscenza per evitare di scrivere qualcosa che fosse o troppo banale o troppo di fuori.
Il CD di Angela Kinczly è molto particolare: non è un singolo perché contiene ben 5 brani, che si fanno ascoltare tutti con piacere, ma non è nemmeno un album perché purtroppo dura troppo poco. Troppo poco perché quello che ascolterete, ve lo assicuro, vi farà venire la voglia di premere di nuovo il tasto “Play” del lettore e riascoltarlo di nuovo da capo almeno un'altra volta senza venirvi a noia.
In questo CD Angela s'è valsa della collaborazione di alcuni elementi stabili (che credo facciano parte della band che solitamente la accompagna anche quando si esibisce dal vivo): Isacco Zanola alle tastiere, Emanuele Maniscalco alla batteria e Giorgio Marcelli al basso. Oltre a questi, sono ospiti altri musicisti il cui contributo ai brani non è mai scontato, ma essenziale ed indispensabile a creare quel sound che nello scorrere dei brani catturerà l'attenzione del vostro ascolto: Giovanni Ferrario alla chitarra, Massimo Saviola al basso, Stefano Castagna alle sequenze ritmiche, i Corimé (Maurizio e Roberto Giannone) alle percussioni e chitarre, Carmelo Leotta al contrabbasso, Elisabetta Citterio alla “voce delle sirene” e Luca Formentini alla chitarra.
Angela canta, suona la chitarra e il clarinetto. Se vi aspettate una chitarra con un tocco delicato e femminile siete fuori strada: la ragazza all'occorrenza sa sfoderare tecnica e grinta che non vi faranno rimpiangere i più navigati rocker. Ed è questo probabilmente uno degli ingredienti che rende questo CD così speciale.
La musica di Angela è strana da catalogare, persino per uno come il sottoscritto che è cresciuto a pane e rock progressivo (che non è certo un genere facile). Non è la classica cantautrice all'italiana, perché ha degli arrangiamenti molto sofisticati ed ama anche impreziosire i brani qua e là con dei passaggi strumentali. Non è pop, perché è musica che vi richiederà in maniera del tutto naturale più di un ascolto per saperla apprezzare, anche se ci sono due o tre fraseggi molto orecchiabili (in particolare su “Sabato”, il brano che – secondo me – si presta più potenzialmente a fare da singolo). Non è nemmeno il classico rock, perché qua e là Angela saprà dimostrarvi che sa impugnare con disinvoltura sia la spada che il fioretto. Non è roba che si balla ma non è nemmeno prog. Però è Musica di ottima qualità, ben scritta e ben suonata, come poche se ne vedono in giro di questi tempi. I testi sono a volte un po' più ermetici e visionari come in “Cacoschönberg” (il brano di apertura del CD) a volte un po' più introspettivi ed intimisti, ma mai scontati. Persino nella scanzonata “Sabato”, la terza traccia del CD, che unisce anche un sound accattivante e liriche più orecchiabili.
Un altro brano che non ci metterà molto per farsi amare è la seconda traccia “La mia città”. La semplicità e linearità delle liriche di questo brano si sposa molto bene con l'arrangiamento che la band ricama intorno, nel quale ho apprezzato molto il lavoro della sezione ritmica, soprattutto del basso. Anche quando la chitarra diventa solista non è mai invadente o talmente in primo piano da oscurare il lavoro degli altri musicisti, come purtroppo avviene troppo spesso negli arrangiamenti secondo i gusti dei produttori della maggior parte della musica italiana oggi.
I brani che mi hanno conquistato di più però sono stati gli ultimi due. In “Ceneri” le liriche si muovono su percorsi mai scontati, galleggiando su un arrangiamento che si avvale di sound molto “vintage” che a me ha ricordato parecchio alcuni passaggi di “The Waiting Room” dei Genesis. Non so se il brano sia stato scritto prima o dopo la partecipazione di Angela al progetto che l'ha vista protagonista insieme a Max Gazzè e ai Waiting Room della riproduzione del concept album “The Lamb Lies Down On Broadway”; nell'un caso o nell'altro devo riconoscere che evidentemente anche a livello inconscio Angela ama toccare certe corde che non disdegnavano al quintetto inglese (all'epoca di “The Lamb” nei Genesis militavano ancora Steve Hackett e Peter Gabriel). E che, a quanto vi sarà facile intuire, fanno decisamente facile presa sul sottoscritto.
L'ultimo brano, “In Un Respiro”, si muove su binari rarefatti, eterei, o forse dovrei dire “liquidi”, visto l'utilizzo di effetti che rimandano allo scorrere dell'acqua. Su una sezione ritmica che più che dare un ritmo scandisce i passaggi, mentre il synth e le chitarre formano una rete di “suggestioni acquatiche” (come suggerisce il booklet del CD), le liriche di Angela si immergono e ne riescono fuori con una naturalezza e fluidità che danno a questo brano un sapore davvero particolare. Quel sapore che, alla fine del CD, vi lascerà con una voglia insaziabile di averne ancora.
L'Angela Kinczly che emerge da questo piccolo CD è un'artista matura ma allo stesso tempo con quel tocco di naif e autenticità che manca troppo a tanta musica di oggi costruita per essere “usa e getta”. Proprio per questo motivo la sua carriera artistica meriterebbe maggiori e migliori fortune. La sua musica è un prodotto artigianale, non industriale, dove dietro c'è una personalità complessa e accattivante ma mai scontata o snob, destinato ad ascoltatori che ancora ricercano nell'ascolto della Musica quell'emozione in più nell'aver scoperto qualcosa di insolito e prezioso.
Ad una artista così completa credo che sia difficile poter donare ancora qualcosa, sia a livello artistico che personale. Eppure, se questa mia recensione riuscisse a portarle anche un solo fan in più, per me sarà un onore, perché negli ultimi 10 anni raramente ho ascoltato qualcun altro che lo meritasse più di lei. Se avrete la possibilità di vederla esibirsi dal vivo, andateci e sostenete lei e la sua band e circondatela con tutto l'affetto e il calore che un pubblico sia capace di dare.
La sua musica non mancherà di ripagarvi con la stessa moneta.

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