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Interviste |
Pubblicato il 26/06/2006 alle 21:32:32 | |
Tony D'Ambrosio della DiscToDisc, da Napoli a Los Angeles ed ora il ritorno in Italia
Inizia nelle discoteche, va a Londra a fare il tea boy e poi la favola lo porta a lavorare per Trevor Horn, Vasco Rossi, Skunk Anansie, Michele Zarrillo, Simone Cristicchi ..
Inizia nelle discoteche, va a Londra a fare il tea boy e poi la favola lo porta a lavorare per Trevor Horn, Vasco Rossi, Skunk Anansie, Michele Zarrillo, Simone Cristicchi ..
Buongiorno al quasi 36enne Tony D’Ambrosio. La tua prima esperienza e’ stata sicuramente quella con la Flying Records, una etichetta napoletana che ha lavorato con un sacco di realta’ interessanti….
Si, sono stato fortunato a collaborare con questa società nel suo periodo d’oro. Quando oltre alla dance, Joy Salinas, Digital Boy, i grandi successi della Media Records (distribuita), fu aperta la divisione rock con gli Extrema in prima fila e il rap con Articolo 31 e 99 Posse. Ma la cosa bella è che in quel periodo lavoravano tanti validi collaboratori che oggi portano avanti, secondo le proprie competenze le discografiche più importanti d’Italia. Sandro Massara(oggi V2), Massimo Battaglia(oggi Universal), Mario Nicoletti(per lungo tempo in Emi), questi alcuni dei nomi. E’ stato un bellissimo periodo, ricordo che non c’erano orari, arrivavano dischi nuovi in continuazione e si concludevano contratti in brevissimo tempo con risultati a volte davvero eclatanti. Tipo i De La Soul,con la Tommy Boy America.
Parallelamente lavoravi in discoteca e che tipo di musica programmavi?
C’erano più generi, a seconda delle serate della settimana e delle preferenze. Il giovedì programmavo l’allora (ahimè poiché non sono più così tanto giovane)Rock alternativo con i Depeche Mode, Bronsky Beat, Nirvana, Communards. Mentre il venerdì la Black Music della Hot 100 Usa di Billboard tipo SOS Band, Cherrelle, Gwen Guthrie etc etc. Ho cominciato molto giovane a circa 15 anni ed ho smesso altrettanto presto a circa 23 anni, poiché non mi andava più di suonare i dischi degli altri, avevo più voglia di proporre qualcosa di mio e preferivo far tardi in studio di registrazione piuttosto che in discoteca.
La storia dice che a 24 anni ti trasferisci da Napoli a Londra e non per vacanza…
Si, mi sono trasferito a Londra considerando questo passo come una sorta di specializzazione per il mio lavoro e non un tentativo di fare fortuna in un altro paese, mi sono adattato a fare il tea boy (il ragazzo del the)negli studi, pur di imparare come si fanno i dischi a certi livelli, com’è l’approccio del produttore nei confronti dell’artista e della sua musica e quale tipo di professionalità occorre per realizzare musica lì dove l’industria musicale è la seconda fonte di guadagno del paese.
Ma e’ vero che a Londra hai lavorato come assistente di studio ed assistente alla produzione, conoscendo anche Trevor Horn?
Uncle Trevor(come lo chiamava Seal e non certo io)è la dimostrazione vivente che più si è bravi e più si è umili e “friendly”. L’incontro con questo produttore che ha firmato successi come Slave to The rythm, Art of Noise, Yes, Frankie goes to Holliwood, Seal, Sugarbabes, Lisa Stansfield, Macy Gray…..Etc etc, mi ha cambiato letteralmente la vita, io pensavo (da buon italiano, abituato alla discografia italiana )che per forza di cose, a certi livelli bisogna essere schivi e poco disponibili, invece lui mi ha dedicato del tempo, ha ascoltato le mie produzioni, mi ha dato alcuni piccoli consigli, insomma è stato disponibile. Purtroppo non ho chiuso alcun deal con ZTT la sua etichetta, ma in compenso da quel giorno guardo con occhio diverso i discografici che se la tirano.
Sempre per forgiare il tuo background, ti ritroviamo impegnato nel Post Orgasmic Tour degli Skunk Anansie in tutto il nord Europa..
Esperienza questa molto edificante ma stressante e faticosa fisicamente, non saprei dire altro, ricordo poco se non i chilometri percorsi in tutto il Nord Europa ed il bagno di folla ogni due giorni.
… e poi la tua partecipazione come assistente alle registrazioni della colonna sonora del film Romeo & Juliet, quello con Leonardo Di Caprio come attore principale. Cosa ricordi di quei momenti?
L’orchestra vera !!!!
Sentire suonare una vera orchestra è una goduria, poterla registrare poi…. Dopo qualche anno sono riuscito a ripetere l’esperienza registrando il concerto di Johnny Dorelli all’auditorium di Roma con l’orchestra Roma Sinfonietta diretta dal maestro Gianni Ferrio e ho mixato tutto l’album nel mio studio di Milano in Dolby Surround.
Finito questo periodo,la decisione di tornare in Italia ed il tuo rapporto professionale con Michele Zarrillo, Simone Cristicchi, Carlotta e Stefano Zarfati: cosa hai fatto per ognuno di loro?
Ripeto che la decisione di ritornare in Italia è stata presa al momento di partire per l’Inghilterra, non ci ho meditato, né mi è servita una spinta per maturarla, mi sono accorto, ad un certo punto che quello che dovevo imparare lo avevo imparato e sono tornato con un bagaglio di esperienza nuovo. In Italia ho girato un po’ di etichette e ho avuto poi la fortuna di conoscere uno dei pochi discografici che non se la tiravano: Michele Muti, che a quel tempo lavorava come direttore artistico per la RTI Music. Mi ha proposto di realizzare alcuni remix per Michele Zarrillo che a quel tempo era con RTI ed ho prodotto “Non arriveranno i nostri” dall’album “L’elefante e la farfalla”, Stefano Zarfati con il remix di “C’è che ti piace”.
Più avanti i remix di “Gelosia” e “Caresse Toi” di Carlotta e di Simone Cristicchi con un brano cantato in duetto con Sergio Endrigo, Per la Carosello Records, un’altra etichetta il cui direttore Claudio Ferrante, è sempre e comunque disponibile con tutti e non solo con il sottoscritto.
Il tuo nome nel 2004 rimbalza su tutte le riviste specializzate per il remastering di 5 dischi di Vasco Rossi. Quali?
Bollicine, C’è chi dice no, Va bene Va bene così, Vado al massimo, Cosa succede in città.
Questo lavoro l’hai fatto al Bernie Grundmann Mastering di Hollywwod, dove si lavora per…
... Alanis Morrisette, Elton John, Michael Jackson, Laura Pausini, Madonna, Linkin Park,tutto l’hip hop West coast,ma è riduttivo ,dico solo che questi signori possono vantare ad oggi ben 37 nomination al Grammy. Bernie è stato il fonico che ha realizzato il master di “Of the Wall” di Michael Jackson. Non dico altro.
Sul tuo curriculum vitae e’ anche forte il lavoro per la pubblicita’, realta’ importante per chi deve unire musica a concisione nella comunicazione. Mi sbaglio?
Diciamo che la mia esperienza nella musica mi aiuta a rendere credibili le produzioni per la pubblicità.
Mi appassiono ai trenta secondi con lo stesso entusiasmo e cura dei particolari che metto nella discografia, anche perché è l’unico modo che conosco per fare musica. Cerco sempre di evitare di fare il mestierante(con tutto il rispetto dovuto), ma sperimento. Anzi, molto spesso capita che alcune soluzioni che trovo dovute alla necessità di sintesi, mi aiutano nella discografia.
20 anni di lavoro ed un bagaglio vasto, variegato e di alto livello: eppure la tua ultima creatura (la Disc To Disc) ti ributta nella mischia e non pone come il boss che ne sta sull’amaca a godersi i risultati conseguiti….
Io boss? Sull’amaca?
E allora Trevor Horn. Cosa dovrebbe fare?
Mi sento sempre all’inizio, oggi più che mai. Oggi ho altri obiettivi magari ne riparleremo tra qualche mese, posso solo dire che sto facendo partire un’iniziativa/alternativa alla discografia canonica e tengo a sottolineare che sarà tutta a vantaggio delle piccole e medie realtà musicali, siano esse gruppi o solisti, che vengono relegati nel segmento “underground” e che di underground non hanno proprio nulla se non il fatto di essere così classificati perché le radio non li suonano e le discografiche non ci investono.
Come e quando hai conosciuto i nostri fratelli Passarella?
In due momenti ed occasioni diverse.
Giancarlo mi è stato presentato quest’anno (ahimè) da Michele Muti, da quel giorno non facciamo altro che sfrocoliarci per usare un termine partenopeo, poiché abbiamo familiarizzato molto(ma non diteglielo, altrimenti comincia a prendersi troppa confidenza), spesso parliamo di cose anche molto serie, a proposito degli artisti che recensisce, dell’andamento del mercato discografico, di cosa si può fare per aiutare i giovani artisti. Abbiamo buttato giù alcune idee in merito a quest’ultimo punto e le definiremo al più presto.
Alessandro invece mi è stato presentato due anni fa da un mio carissimo amico, Ivan Russo, anche lui produttore di successo. Alessandro è un ingegnere elettronico, ed un audiofilo sfegatato, ha unito le sue capacità, al suo hobby preferito per dare alla luce dei prodotti per l’audio professionale di altissima qualità, anche se costruiti artigianalmente con uno straordinario rapporto qualità prezzo. I suoi outboards nel mio studio fanno davvero la differenza, soprattutto nei casi di emergenza, quando sei stretto con i tempi e non puoi permetterti di sbagliare una compressione oppure una ripresa microfonica. Come ogni genio è ovviamente sregolato, ovvero se gli chiedi di costruirti una macchina sotto tue specifiche i tempi di consegna variano tra sei mesi ed un anno, ma vale la pena attendere. Magari un domani potremmo costruire insieme i suoi outboards su scala un po’ più ampia, rimanendo sempre nell’ambito artigianale e mai industriale...
Nei rari momenti liberi che hai, riesci a non farti attirare dal mondo della musica? Leggi o vivi in pieno relax?
Leggo poco, ma studio molto(composizione,acustica)ed ascolto tanta musica, è difficile per me capire quando smetto di lavorare e quando mi dedico ai miei hobby, poiché il mio lavoro è anche il mio hobby.
Cosa ti auguri succeda in Italia per far emergere quello che di buono esiste?
Mi auguro che esista una valida alternativa al mercato discografico attuale che punti su diverse risorse e che non sia schiavo delle classifiche e delle radio. Non ne posso proprio più sia da fruitore che da professionista del settore. E’ molto brutto essere in studio a produrre musica pensando ”meglio se questo suono non lo metto, meglio se questo giro armonico lo cambio, altrimenti può non piacere alle radio”. Santo Cielo facciamo musica o detersivo per i piatti (sempre con tutto il rispetto per la Henkel e affini). Insomma quando si fa musica si esterna qualcosa, sono d’accordo con l’idea di rendere un brano fruibile alla massa, ma non a stravolgerlo per farlo accettare, pena il segmento underground. Ormai siamo a questo ed è davvero troppo.
Mi auguro che le nuove generazioni non si facciano comandare dai media e che scelgano cosa ascoltare, ma anche cosa leggere, cosa guardare, ed in questo momento sono convintissimo dell’importanza di Internet e della musica su Internet in qualsiasi forma commerciabile e non.
Se ti grido Sheena is a punk rocker o Blitzkrieg Bop o altro brano dei Ramones,a quale tuo periodo ritorni con la mente?
A quando mi schiacciavo le uova in testa e pogavo come un dannato.
Ho qualche chilo in più adesso, ma sarei sempre pronto a farlo, magari lontano da sguardi indiscreti (non illuderti Giancarlo…).
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