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Interviste
Pubblicato il 14/06/2008 alle 16:28:20
Marco Carta ci racconta il suo primo album
di Antonio Ranalli
Quando ha trionfato nella finale di “Amici” 2008 il primo pensiero del 23enne cagliaritano Marco Carta è stato per i genitori, persi uno dopo l’altro da bambino, quando per dire la sua età gli bastava mostrare entrambe le mani. Ecco l'intervista.

Quando ha trionfato nella finale di “Amici” 2008 il primo pensiero del 23enne cagliaritano Marco Carta è stato per i genitori, persi uno dopo l’altro da bambino, quando per dire la sua età gli bastava mostrare entrambe le mani. Poi ha fatto un tuffo ancora più profondo nei ricordi: era il 21 maggio 1991 e sulla sua torta di compleanno c’erano sei candeline. Poche, ma sufficienti per fare avverare il suo desiderio: «da grande voglio fare il cantante». Marco ha coltivato il suo sogno con feroce determinazione: lavorava per pagarsi l’aereo per volare a Roma a fare provini e si licenziava ogni volta che un datore di lavoro poco lungimirante non gli concedeva lo spazio necessario per mostrare il proprio talento. Anni di illusioni e delusioni. Anche i sei mesi ad “Amici” sono stati una centrifuga di emozioni: le incomprensioni con Grazia Di Michele; l’espulsione voluta dalla commissione artistica; il salvataggio di Luca Jurman dopo un esame di riammissione dove Marco ha interpretato “La donna cannone” di Francesco De Gregori, non a caso una canzone dal forte impatto emotivo… fino al trionfo finale. Marco Carta ha realizzato il suo sogno: il 13 giugno è uscito l’album d’esordio, per la Warner Music, “Ti rincontrerò” (anticipato dal singolo omonimo) che contiene quattro brani inediti e sei cover. Il tutto prodotto da Mario Lavezzi.

Antonio Ranalli: Che cosa è cambiato in te in queste settimane che sono andate dalla vittoria ad “Amici” all’uscito del tuo primo album?

Marco Carta: Inevitabilmente qualcosa è cambiato. Però il Marco privato à rimasto sempre lo stesso. Mentre quello artista è un po’ più cresciuto. Indubbiamente la popolarità ti porta a stare maggiormente attento a quello che fai, così come ad essere riconosciuto per strada dai fans.

A.R.: Ora ne hai davvero tanti….

M.C.: Si, sono sempre molto gentili e premurosi nei miei confronti. Mi aspettano anche davanti al posto in cui alloggio a Roma… posti in cui ci sarò ancora per poco (i fans sono avvisati!!! nda). Raramente sono andati un po’ oltre, ma ci può stare. Sarebbe negativo non averne. Con loro ho un rapporto che definirei “platonico”. Delle volte sono anche in chat con loro, anche se non sempre credono che sia proprio io a rispondere…

A.R.: Entriamo nel merito del disco. Intanto, i brani inediti come sono stati selezionati?

M.C.: Ho scelto di inserire quei brani che mi rappresentavano, e che soprattutto lasciano trasparire una certa emozione che in questo momento sto provando.

A.R.: Ascoltando il disco traspare un sound decisamente in linea con i tempi. Te lo confesso, avendo ascoltato alcuni album realizzati in passato da artisti vincitori o finalisti di programmi tv pensavo di ritrovarsi al solito disco che suonava “di plastica”….

M.C.: E’ proprio quello che abbiamo cercato di evitare. Questo disco ha un suono magico. Proprio per questo voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato a realizzarlo. Se questo disco avrà un po’ di successo sarà soprattutto merito di tutte le persone che mi hanno seguito in studio.

A.R.: C’è anche un duetto in “Vita” (cover del noto brano di Lucio Dalla e Gianni Morandi) con il tuo maestro, anzi vocal-coah, Luca Jurman…

M.C.: E’ una delle cose di cui vado più orgoglioso e soprattutto ho realizzato un sogno, visto che desideravo cantare con Luca sin prima della mia partecipazione ad “Amici”. E’ una persona straordinaria e per me è un esempio da seguire. Mi ha incoraggiato nei momenti difficili e ha saputo usare sempre le parole giuste per aiutarmi a superli. La versione definitiva del duetto non l’ha ascoltata ancora in anteprima. Gli faremo una sorpresa!

A.R.: Nell’album ci sono ben sei cover (sette se considerazione l’omaggio a Battisti solo per iTunes). Quali sono quelle cui tieni particolarmente?

M.C.: Sicuramente “La donna cannone”, “Ti pretendo” e “A chi”.

A.R.: Nel caso de “La donna cannone” è stata una scelta particolare nell’ambito del repertorio del cantautore Francesco De Gregori?

M.C.: E’ uno dei brani che sento di più. Sulle cover avevo più o meno delle idee precise e lo ho studiate con la produzione.

A.R.: Ma ci sono degli artisti con cui ti piacerebbe collaborare dettare in futuro?

M.C.: Ci sono diversi artisti che mi piacciono, come Michele Zarrillo. Però il sogno del cassetto è Laura Pausini. Lei è straordinaria, semplice e riesce a fare cose meravigliose con la sua voce. Quando è sul palco ti fa vivere emozioni intense.

A.R.: Il tuo album esce in un momento in cui c'è crisi nelle vendite discografiche. Tu forse rischi di più perchè il tuo pubblico è quello che è abituato a scaricare di più musica dalla rete in maniera illegale. Cosa pensi di questo fenomeno?

M.C.: Devo essere onesto. A 18 anni qualche volta mi è capitato di scaricare qualche canzone. Però quando ho deciso di fare seriamente questo lavoro ho capito che se non si acquistano i brani la musica muore. Credo che se sei ammiratore di un artista il modo per ripagare la tua gratitudine verso la musica da lui prodotta sia quella di acquistare il tuo album. Se nessuno compra più la musica, paradossalmente potremmo arrivare ad avere meno musica in circolazione, perchè gli autori e i musicisti non avranno i mezzi per poter vivere.

A.R.: Tu provieni dalla Sardegna che, molte altre zone d’Italia, offre poche opportunità ai giovani artisti. Ora che stai iniziando ad avere popolarità, hai mai pensato di fare qualcosa per i giovani artisti della tua regione?

M.C.: Adoro la mia terra e sicuramente è nelle mie intenzioni fare qualcosa per valorizzarla. Se avrò successo però tra una ventina d’anni mi piacerebbe seguire e produrre tanti giovani artisti di talento, non solo della mia regione ma di tutta Italia.

A.R.: Adesso c'è il tour...

M.C.: Si stiamo definendo le ultime date. Non vedo l'ora di suonare dal vivo. Sono da sempre sostenitore dei live, e sono decisamente contrario al playback. E poi vedere il pubblico davanti a te sotto il palco è un'emozione unica...

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