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Editoriale
Pubblicato il 16/06/2008 alle 15:25:26
La musica italiana va a due velocita'
di Giancarlo Passarella
Da una parte la tecnologia consente a realta' come Dada Music Store e Nokia Trends Lab Tour di risultare unici e vincenti, ma la base underground soffre sempre ed i locali chiudono, le etichette discografiche annaspano ed i festival boccheggiano....

Da una parte la tecnologia' consente a realta' con il Music Store di Dada e al Nokia Trends Lab Tour di risultare unici e vincenti, ma contemporaneamente la base underground soffre sempre di piu' ed i locali chiudono, le etichette discografiche annaspano ed i festival boccheggiano....

Chi di voi ha un minimo di cognizioni economiche o una infarinatura di marketing, potra' subito trincerarsi dietro la legge della giungla che dice che il rapporto tra domanda ed offerta determina il valore reale di un bene, con le conseguenti interazioni, indotte e non. Rispettiamo queste considerazioni ferree del nostro mondo consumistico, ma non possiamo tacere sulla strana dicotomia ossimora che sembra orientata alla distruzione delle banali dinamiche quotidiane della galassia che ruota attorno alla fruizione della musica.
Arriviamo alla conclusione e poi vediamone il percorso logico che mi portato a queste riflessioni: secondo me la forbice (tra come si fruisce di musica anche in Italia) sta ampliandosi e non sono sicuro che questo sia un bene in toto.

Vedo infatti una Italia che veleggia alla grande, raccogliendo successi, inventandosi operazioni, conquistando mercati anche esteri (e' il caso di Dada) e che ci rende orgogliosi di avere sul nostro cuore il tricolore che ci rappresenta (peccato solo che questo non si possa dire per quanto riguarda la Nazionale di Calcio in Austria e Svizzera ...), ma vedo uniformita' con il resto del nostro mondo: non vedo insomma un movimento che all'unisono si muove con trend positivo. La base infatti della nostra piramide e' fatta da coloro che fruiscono e fanno musica: costoro se sono italiani sono tra i piu' penalizzati del globo terracqueo, pagano piu' di tutti l'inefficienza di un sistema ed un mercato che tende solo a sfruttarli e non ad aiutarli.
Orbene io penso che se la forbice e la distanza tra queste due Italie musicali (tanto per banalizzare...) si allarga, vi e' allora il forte pericolo o di uno sfilacciamento o di una frattura tra questi due poli, perche' ormai troppo distanti tra loro. Vorrei essere banale fino in fondo: ma perche' invece non rafforzare la sinergia tra queste due Italie musicali? Sbaglio o una ha bisogno dell'altra? Sono in errore se dico che il rapporto biunivoco tra le due, porta immediati benefici a tutto il movement?
Forse questa sensazione di collaborazione (sociale?) e' insita nel progetto del Nokia Trends Lab Tour: anche solo organizzare delle serate, puo' portare dignita' (visibilita', interazione, nuove fasce di mercato ...) ad un marchio ipertecnologico ed affermato. La sensazione che la base non capisca la velocita' supersonica con cui corre la punta della nostra piramide (tanto per rimanere nell'esempio delle due Italie musicali...), mi viene temprata e rafforzata dai workshop e seminari che tengo in tutta la nostra penisola: non importa se sono parlando a Roma a La Sapienza al master di laureati di Scienze della Comunicazione o in un Liceo Scientifico dell'hinterland torinese... io ed i miei ospiti parliamo di nuove tecnologie, di nuove strade per royalties ed edizioni, del danno fatto dalla pirateria informatica e.... una percentuale ci chiede piu' informazioni, una massa informe segue la corrente ed un'altra forte componente ti aspetta a fine convegno e ti dice (consegnandoti uno scalcinato cd masterizzato) che vogliono firmare un contratto discografico, stanno pagando da anni per fare le selezioni del Festival di Sanremo, hanno ceduto gratuitamente le edizioni ad uno studio di registrazione (nella speranza di ottenere qualcosa di concreto in cambio) e vogliono sapere quando mi devono dare per farli suonare (anche solo 10 minuti...!) ad uno dei nostri eventi live......!

Giornalisticamente poi mi trovo costretto a parlare delle etichette discografiche importanti che (anche in Italia) stanno trasformandosi in qualcosa di indefinito, beccano le denunce per programmi come X Factor, mentre la nostra piramide si sta sfilacciando sempre di piu': da una parte l'Italia vincente che tira un sacco e dall'altra una fascia di ignoranti (dal verbo IGNORARE...) che si fa abbindolare da crumiri e sanguisughe. In mezzo a tutto questo altri due fattori contrastanti: sul primo piatto della bilancia le cifre di chi continua a far musica in Italia (quantitativamente anche 4 o 5 volte quello di paesi a noi molto simili e vicini) e sul secondo piatto una anarchia nel mondo della musica in Italia, dettato anche dal fatto di una mancanza di una Legge che regoli tutta la materia. Poiche' l'aspettiamo dal 1941, forse non sarebbe male rimboccarsi le maniche...

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