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Recensioni |
Pubblicato il 30/09/2010 alle 00:54:19 | |
L’Agnello dei Genesis si sdraia sulla Fortezza da Basso (07/08/2010)
Entusiasmante esibizione di Max Gazzè, Angela Kinczly e dei Waiting Room che hanno riproposto integralmente il concept album che segnò la storia dei Genesis.
Da buon Genesissiano ho aspettato questo concerto per lunghi anni. Avevo appena 3 anni quando i Genesis portarono in Italia nell’unica data a Torino lo spettacolo dedicato al doppio concept-album “The Lamb Lies Down On Broadway”, una delle opere rock più controverse della storia del rock stesso, non solo quella dei Genesis. E’ l’album che purtroppo segna la dipartita di Peter Gabriel come cantante e frontman del gruppo britannico, e contemporaneamente, grazie anche alla collaborazione con Brian Eno, tira fuori un sound unico e fuori dal tempo che neppure i Genesis stessi saranno più in grado di replicare. Per anni i fans più giovani dei Genesis hanno rincorso voci improbabili di reunion con Peter Gabriel per riesumare sul palco la storia di Rael, ma purtroppo nessuna di queste si è mai concretizzata.
Da anni la “Nuovi Eventi Musicali” si distingue nel proporre nel panorama live estivo fiorentino delle vere e proprie “chicche” che soddisfano i palati più esigenti; lo scorso anno proposero “Atom Heart Mother”, la suite sinfonica dei Pink Floyd, e quest’anno hanno scelto un progetto assai più ambizioso proponendo l’esecuzione integrale di “The Lamb Lies Down On Broadway” dei Genesis.
A riproporre sul palco della Fortezza da Basso il concept genesissiano è tornato Max Gazzè (già protagonista lo scorso anno con i brani dei Pink Floyd) insieme alla cantautrice Angela Kinczly e ai Waiting Room, una band riminese specializzata in cover dei Genesis.
Lo spettacolo avrebbe dovuto tenersi il 29 Luglio, ma a causa di un nubifragio abbattutosi su Firenze è stato spostato al 7 Agosto, dove però, a differenza della data del 29 Luglio, i musicisti sono stati inseriti in un programma più articolato che prevedeva l’esibizione successiva di Bobo Rondelli e Nada nello spettacolo “Bella Livorno, mi fermo qui”.
L’esibizione della band inizia verso le 20:30, quando è ancora pieno giorno, probabilmente proprio per far rientrare tutto il programma della serata nei tempi previsti. Siamo in piena estate qui a Firenze, la giornata è bella e il sole sta tramontando. Se questo da un lato offre delle atmosfere crepuscolari che si sposano magnificamente con la musica dei Genesis, dall’altro penalizza lo spettacolo della band che puntava anche su alcuni filmati proiettati sullo sfondo (che, ovviamente, nelle ore di luce erano scarsamente visibili). Va detto che, trattandosi di un concept-album, con dei testi abbastanza difficili (Peter Gabriel non è mai stato il tipo da farsi capire in due parole) i filmati aiuterebbero non poco i neofiti a districarsi tra le allegoriche avventure di Rael, il portoricano protagonista dell’album.
L’esibizione della band, dal punto di vista musicale, risulta perfetta, con gli arrangiamenti curati fino al più piccolo dettaglio: sembra quasi di ascoltare il disco dei Genesis! C’è un po’ di disorientamento nel pubblico nel vedere Max Gazzè, che solitamente si propone nella sua carriera solista attraverso un pop di più facile presa, cimentarsi col materiale complesso di “The Lamb”. Gli artisti hanno scelto di puntare – giustamente, secondo me – sull’aspetto musicale, evitando una esibizione che cercasse di riproporre lo spettacolo così come lo interpretava Peter Gabriel nei Genesis. Il registro di Gabriel è talmente personale e la sua capacità istrionica talmente straordinaria che qualsiasi tentativo di emulazione in effetti avrebbe rischiato un paragone impietoso. Invece il gruppo esegue i brani con scioltezza, compostamente seduto su degli sgabelli, ma lascia che l’energia si sprigioni attraverso la musica, che in questo caso è davvero di ottima fattura. E l’interpretazione vocale di Max Gazzè non è da meno di quella di Gabriel o di Collins (che interpretò diversi brani tratti da “The Lamb” dopo la dipartita di Gabriel).
La vera novità e rivelazione della serata, perlomeno per chi come me non la conosceva bene, è la cantautrice Angela Kinczly. Angela si presenta sul palco con un lungo vestito bianco che, tra i giochi di luce, fumi e la leggera brezza si presta inconsapevolmente ad arricchire la scenografia. Angela è una polistrumentista, e si alterna con disinvoltura tra clarinetto (riprendendo le parti che Gabriel suonava col flauto traverso) e chitarra acustica. Il lavoro fatto nel riarrangiare i brani di “The Lamb”, per quanto all’ascolto dell’originale lo stesso disco potesse sembrare “saturo”, rende la rilettura che ne danno Angela e i Waiting Room di una incredibile essenzialità. La capacità che hanno avuto i ragazzi di entrare nello spirito dei pezzi, soprattutto paragonato alla loro complessità e ricercatezza, e di riproporli con un gusto leggermente diverso senza per questo far rimpiangere assolutamente la versione originale è stata la chiave di volta che ha reso questo spettacolo indimenticabile.
Molti fan di vecchia data dei Genesis sono così particolarmente legati all’interpretazione vocale di Gabriel che non sono riusciti a perdonare nemmeno ad un cantante esperto ed istrionico come Phil Collins il cimentarsi col repertorio del vecchio cantante, al punto che molti di loro smisero di seguire il gruppo all’indomani della defezione di Gabriel. Angela Kinczly sotto questo aspetto non ha minimamente deluso il palato fine del pubblico genesissiano fiorentino. C’era molta curiosità nell’ascoltare una voce femminile eseguire questi brani per molti dei quali la voce di Gabriel sarebbe quasi imprescindibile, ma la cantautrice è riuscita a reinterpretarli in maniera talmente personale da uscirne sempre a testa alta. Per motivi anagrafici, tra gli elementi presenti su quel palco, forse Angela sembrava essere quella più lontana dal gusto e dallo spirito dei Genesis. E invece è risultata a molti l’elemento più convincente, muovendosi con disinvoltura in brani che, nonostante la complessità, ne esaltavano le doti vocali con estrema naturalezza.
L’esibizione è scivolata via in maniera del tutto naturale, con alcuni momenti difficili soprattutto dovuti a qualche problema in fase di mixaggio (la tastiera non si sentiva bene, soprattutto nei punti dove le scariche mellotroniche e i soli di moog di Tony Banks dovevano farla da padrone), ma molti momenti emozionanti dove l’esibizione musicale era impeccabile ed alcune originali trovate sceniche (su tutte i “lumini mongolfiera” che si libravano nell’alto) hanno contribuito a rendere l’atmosfera veramente trascinante! L’esecuzione degli ultimi brani è stata un po’ velocizzata, forse per permettere alla band di sgomberare prima il palco per i gruppi che dovevano esibirsi dopo di loro.
In sintesi, serata meravigliosa, con tutti i musicisti in stato di grazia e la Musica che alla fine è stata indiscussa protagonista dall’inizio alla fine.
Una piccola tiratina di orecchi mi sento invece di farla agli organizzatori della serata. Capisco l’enorme difficoltà che devono aver avuto dopo il nubifragio nell’essere costretti (magari con i tempi ristretti) a spostare l’esibizione a breve senza scontentare nessuno. Il tipo di spettacolo però era talmente complesso ed ambizioso che, a mio modo di vedere, se si decide di puntare su uno spettacolo del genere bisogna dare agli elementi sul palco tutto quanto è necessario per esprimersi al loro meglio. Poteva essere benissimo uno spettacolo principale in grado di trascinare autonomamente la serata e invece, per l’approssimazione con la quale è stato montato (mixaggio sbagliato, orario di esibizione che ha finito per non valorizzare i filmati e le scenografie), è sembrato quasi scivolare nel ruolo di esibizione di band di supporto. Cosa che i musicisti presenti sul palco non meritavano, non fosse altro che per l’essere riusciti brillantemente a montare un repertorio così difficile in mezzo a così tante difficoltà, che non c’era bisogno che qualcuno complicasse loro la vita. Sarebbe bello se si potesse concedere a questi ragazzi l’opportunità di una nuova esibizione, stavolta lasciando a loro l’onore e l’onere di essere l’attrazione principale della serata, e magari cercando di organizzare lo spettacolo al chiuso in modo che non possa subire contrattempi dovuti al maltempo.
Tuttavia va fatto anche un plauso al coraggio degli organizzatori nel proporre un materiale insolito, forse fin troppo dimenticato dai palinsesti musicali delle radio di oggi, ma che ha saputo regalarci grazie all’esibizione di questi ragazzi due ore di autentica magia in Musica.
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