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Pubblicato il 16/10/2008 alle 18:11:51
Da Solo, il nuovo album di Vinicio Capossela dal 17 ottobre
di Alessandro Sgritta
Vinicio Capossela non è superstizioso: esce venerdì 17 ottobre il suo nuovo disco "Da Solo", che sarà presentato la stessa sera con un concerto esclusivo in diretta su Radio1 Rai. Dal 31 ottobre partirà il tour teatrale (Da Solo) On la strada.

Venerdì 17 ottobre esce DA SOLO (nella foto), il settimo album in studio di Vinicio Capossela, mentre il 31 ottobre partirà (DA SOLO) ON LA STRADA, il suo nuovo tour teatrale. La pubblicazione dell’album è stata anticipata, il 3 ottobre, dall’uscita del video del brano IL GIGANTE E IL MAGO e da quella del singolo radiofonico IN CLANDESTINITA’.
Sempre il 17 ottobre, dalle ore 21.00 circa, Radio1 trasmetterà in esclusiva per i Concerti del Venerdì il geniale Vinicio Capossela, in diretta dalla Sala A del centro Rai di Via Asiago a Roma. La serata sarà presentata da Gerardo Panno.

A quasi tre anni di distanza dal suo ultimo lavoro di studio, “Ovunque proteggi” (disco di platino con 80mila copie vendute) esce domani, venerdì 17 ottobre, “DA SOLO” (Warner Music) il nuovo album di inediti di Vinicio Capossela.
Presentato dall’autore come un album per pianoforte e strumenti inconsistenti, “DA SOLO” è stato registrato e mixato a Milano da Taketo Gohara e ai Brooklyn Studios di New York da JD Foster (produttore di Marc Ribot, Calexico) ed Andy Taub tra il gennaio e il marzo del 2008 ed è prodotto da Vinicio Capossela con la collaborazione del chitarrista Alessandro “Asso” Stefana.
Diversi dei brani di “DA SOLO” ruotano intorno al relazionarsi verso le cose più grandi dell’uomo, l’unione, la guerra, la distanza, trovare le parole, perderle, il cielo, il silenzio, l’America, la clandestinità, la verità, i rapporti e le diverse angolazioni da cui sono visti. Le canzoni di “DA SOLO” sono state scritte in gran parte tra novembre e dicembre 2007 a Milano, con il solo accompagnamento del piano. A poco a poco che prendevano forma, però, erano gli stessi brani a suggerire gli strumenti da utilizzare per gli arrangiamenti. E’ per questo che l’album è costruito musicalmente in maniera quasi filologica: il piano e la voce sono da soli al centro e intorno - a fargli a volte da coro, altre da ombre, da tintinnio, da ambiente, da aria - una serie di strumenti inusuali (bicchieri, theremin, sega, toy piano, riverbero degli archi), a volte fantastici (il mighty Wurlizer, l’optigan, il mellotron) a volte corali (le ance da “Salvation Army”, ossia da “esercito della salvezza”, gli ottoni), i fiati che si dispongono insieme alla grancassa attorno al piano, assentono, scuotono la testa e gli danno ragione. A disco finito si è aggiunto un ultimo brano, nato nel viaggio verso il West dell’America, “La faccia della terra”, registrato nel marzo 2008 a Tucson da JD Foster nel corso di una improvvisata e fruttuosa session con i Calexico. La band di Joey Burns e John Convertino non è però l’unica ospite del disco, al quale hanno partecipato anche gli ottoni di Frank London e Matt Diarrau dei Klezmatics, il violoncello di Mario Brunello (in “Lettere di soldati”), gli straordinari strumenti giocattolo di Pascal Comelade (ne “Il paradiso dei calzini”) e il cristallarmonio di Gianfranco Grisi.
I brani di “DA SOLO” sono tutti scritti da Vinicio Capossela, tranne “Non c’è disaccordo nel cielo” che riprende il titolo di un vecchio inno composto nel ’14 da Frederick Martin Lehman, e di cui Vinicio ha conservato la melodia riscrivendone il testo.

Questa la track- list di “DA SOLO”:
“Il Gigante e il Mago”; “In Clandestinità”; “Parla piano”; “Una giornata perfetta”; “Il Paradiso dei calzini”; “Orfani Ora”; “Sante Nicola”; “Vetri appannati d’America”; “Dalla parte della sera”; “La faccia della terra”; “Lettera ai soldati”, “Non c’è disaccordo nel cielo”; “Da solo tutt’quant” (ghost track).

L’artwork di “DA SOLO” è stato concepito e realizzato da Jacopo Leone per la Etcetera di Catania.

Questa è la presentazione che del disco ha scritto lo stesso Vinicio:

"Le evocazioni di questo disco nascono dalla voce e dal pianoforte. C’è un’idea di intimità e di solitudine, lontani i fragori, la mitologia, gli artifici. Ci sono brani che crepitano vicino a un fuoco fatato, altri in una stanza realisticamente assediata dallo scorrere dei tram. Tram che avrebbe potuto figurare anche in copertina, parafrasando l’Alone in San Francisco di Thelonious Monk. Monk in effetti, per il suo pianismo solo, potrebbe sottendere a questo lavoro, e per il suo arrangiamento per fiati di “Abide with me”, “Sopporta con me”, un titolo che si potrebbe quasi usare a didascalia. E del resto la forma dell’inno - e del cerimoniale - è più volte ripresa. E’ DA SOLO un disco di inni, per quando la battaglia è già passata ed è stata anche già persa, ma ne conserva l’epica e talvolta l’atteggiamento.
DA SOLO è nato in poche settimane, nella solitudine della casa con vista sulla Stazione Centrale. Arrivava quasi l’inverno e accanto al pianoforte restavano alcuni taccuini neri e quaderni a righe di scuola pieni di appunti. C’erano sopra un po’ di conti da regolare, questioni personali, perché questo, a differenza degli ultimi lavori, non è un disco mitologico o di fantasia, o di storia geografie e scienze. Non c’è il coup de cannon di “Bardamu”, ma ci sono le regole d’ingaggio con cui si uccide sull’Eufrate. Non c’è l’America leggendaria del West, ma quella desolata di oggi. Ci sono questioni di carattere, ad esempio mettere a fuoco quanto si è stati incapaci di essere sinceri, quanto ci si sia sempre protetti dietro delle ombre e quanto si abbia brancolato tra esse nel cercare l’altro, più per desiderio muto che per consapevolezza. Ma non è un disco malinconico, non c’è piagnisteo. Le lacrime, quando ci sono, sono asciutte e calcinate dal tempo, da poterci costruire sopra. C’è una visione fatta di consapevolezza e a volte anche epica.
Diversi di questi brani ruotano intorno al relazionarsi verso le cose più grandi di noi, l’unione, la guerra, la distanza, trovare le parole, perderle, il cielo, il silenzio, l’America, la clandestinità, la verità, i rapporti. E le diverse angolazioni da cui sono visti i suddetti rapporti.
E poi diversi temi personali, come per esempio quello della clandestinità, questa tendenza a nascondere la propria vera natura e a doversela svignare per essere, per iniziare ad affrontare quel cammino. E anche i fuochi della gioventù ci sono, ancora prossimi, da sentirne il calore. C’è l’amore, quello amorevole, che quando è perso lascia orfani, e la strada nuda dallo sguardo e si può affidare solo al paradiso dei calzini, per avere qualche possibilità di ritrovarlo.
Oppure si può sperare di incontrare Il gigante e il mago, un genere di miracolo che può accadere solo quando si rimane da solo, appunto, e in una volta e in una stanza, si è diventati grandi.. le creature che hai dentro fin da piccolo, e che la strada a volte ti regala se sei pronto per l’incanto. Creature che camminano nel buio e cercano di tenere accesa dentro la fiammella della loro innocenza e della loro umanità, tra apparizioni disumane.
E c’è anche modo di omaggiare il buon umore invincibile, le camicie col taschino da tabacchino, il fischietto di Vincenzino Cinaski, i quattro passi nel quartiere in una giornata di sole trovata da solo, in modo da non dovere ringraziare nessuno, se non il sole stesso.. fischiettare alle ragazze e però rimanersene al tavolo seduto, non inseguire niente, né botole né imbuto.. diventare grandi portando con sé tutto il piccolo, tutto il sogno, e tutto il salvabile insomma.
Tutto questo è fantasticare.
Invece, la morte, nella guerra per esempio, non ha niente di epico. E’ solo un’esplosione quando non te l’aspetti e pezzi di carne e macelleria. Nient’altro. E' questa crudezza la violenza, ed è impersonale perché mediata da qualche strumento, da un comando a distanza, da un radar, da un cannocchiale di precisione. Questo è la canzone lettere di soldati, la fine di ogni epica. L’unica cosa non meccanica è quel momento più grande delle vite, quando la vita si allarga in un pensiero e cerca di raggiungere i tuoi cari e l’universo che per te non è niente, senza di te. Ed è il momento in cui si scrivono le lettere d’amore, l’unica cosa un poco grande in un mondo che ancora costringe alla meschinità di continuare a uccidersi, piccoli e armati.
E infine l’America, che sventola la sua resa nel silenzio, il grande silenzio senza corpo d’America. La nazione nuova che si era posta a guida del mondo è un grande magazzino, un grande mall che trasforma tutto, le vite dei suoi cittadini per primi, in mercificazione, in grande distribuzione. Nel ribollire apparente dell’informazione è il suo silenzio senza rimedio. Sventolano sempre bandiere in America, spesso nel silenzio, in ogni angolo ce n’è una. Bandiere che sembrano troppo chiassose mentre sventolano sui funerali dei corpi tornati dall’Iraq, sui campi verdi perfettamente rasati dei cimiteri. Sventolano nel silenzio, rotto dalla fanfara della banda che suona sempre con la grazia sgangherata dell’Esercito della Salvezza.
Musicalmente il disco è costruito in maniera quasi filologica. Il piano e la voce sono da soli, al centro, e intorno, a fargli a volte da coro a volte da ombre, da tintinnio, da ambiente, da aria e da cappotto, una serie di strumenti, a volte inconsistenti (bicchieri, theremin, sega, toy piano, riverbero degli archi) a volte fantastici (il mighty wurlizer, l’optigan, il mellotron) a volte corali (le ance da “Salvation Army”, gli ottoni), i fiati che si dispongono insieme alla grancassa attorno al piano, assentono, scuotono la testa e gli danno ragione. Sezioni di ance o ottoni, quasi ferme, come fossero dei cori umani da chiesa quacchera, da cantare alzando le voci, o a bocca chiusa, col cappello tenuto nelle mani giunte. E’ stato come realizzare 12 piccole miniature sonore, di modo che ogni brano avesse la sua Chiesa in cui alloggiare.
A coronamento di questo lavoro, quando il disco era già finito e missato, è venuto un viaggio verso il West dell’America, e in quel viaggio la lettura dei “Racconti dell’Ohio” di Sherwood Anderson, e tutta quell’America biblica e rurale fatta di piccoli villaggi e di pulsioni nascoste, una specie di “Spoon River” dei vivi, che ha portato alla scrittura un ultimo pezzo, tra le camere dei motel guidando verso ovest. Si intitola la faccia della terra, perché solo quando “si è soli” si usa dire “sulla faccia della terra”. Una volta arrivati a Tucson, il brano è stato registrato così, al suo primo vagito, assieme ai Calexico e alle loro camicie a quadri. Il suono e il registro letterario di questo pezzo sono piuttosto diversi dagli altri, ci sono ruggine, chitarra e polvere, e un testo che parla di solitudini e di intrecci tra gente dai nomi biblici.. Di tutti questi uomini e donne che continuano a intrecciare le costole tra loro e a lasciarsi ciechi storpi e soli.. insomma suona diverso, in un disco per la prima volta organico e quasi circolare, però è come lo sbuffo della balena.. è fuori, nell’aria, ma viene dalla balena. Dunque è stato tirato a bordo, ispido e pieno di polvere com’è.
I brani che ho scritto sono tutti originali, ad eccezione dell’ultimo, non c’è disaccordo nel cielo, che riprende il titolo di un vecchio inno composto nel ’14 da Frederick Martin Lehman, uno specialista del genere, ne ha scritti molti, armonizzati spesso dalla figlia. Pare che abbia scritto questo brano mentre si trovava in gravi ristrettezze economiche, forse per quello ha alzato gli occhi al cielo e ha pensato, almeno lì non ci sono disappointment, né canzoni in mi minore.. ho ascoltato questa canzone nella magnifica versione di Jimmy Scott presente sul disco Heaven. Il testo non è la traduzione dell’originale, ma il mio modo personale di sentire l’argomento. Un cielo a portata delle preghiere di tutti, che forse ci accoglierà e forse si farà trovare vuoto, ma dove finiscono di sicuro tutte le lacrime di quando ci siamo sentiti migliori".

(Vinicio Capossela, ottobre 2008)


Dal 31 ottobre prenderà invece il via il suo nuovo tour teatrale SOLO SHOW (booking: Concerti e Produzioni- tel.011.8127525) che si concluderà a Roma al Teatro Sistina il 9 aprile 2009.


Di seguito le date del tour ad oggi confermate:

2008

31 ottobre ASCOLI PICENO T. Ventidio Basso

3/4 novembre NAPOLI T. Augusteo

7 novembre AVELLINO T. Gesualdo

10/11 novembre MILANO T. Smeraldo

14 novembre PARMA T. Regio

15 novembre CUNEO Mercato Coperto

17 novembre CASALE MONFERRATO (AT) T. Sociale

18 novembre BERGAMO T. Creberg

22 novembre CATANZARO T. Politeama

24/25 novembre ANCONA T. Le Muse

27 novembre PIACENZA T. Politeama

28 novembre BRESCIA Palabrescia

30 novembre LIVORNO T. Goldoni

1 dicembre LUCCA T. Del Giglio

3/4 dicembre BOLOGNA T. Duse

8 dicembre PRATO T. Politeama

11/12 dicembre LECCE T. Politeama

2009

26/27 gennaio TORINO T. Alfieri

4/5 febbraio TERAMO T. Comunale

9 febbraio MILANO T.Smeraldo

14 febbraio VICENZA T.Comunale

16/17 febbraio TRENTO Auditorium S. Chiara

5/6 marzo FIRENZE T. Verdi

9 marzo VERCELLI T. Civico

12 marzo TARANTO T.Orfeo

13 marzo MATERA T.Duni

16 marzo MESSINA T. Vittorio Emanuele

17/18 marzo PALERMO T. Golden

20 marzo CATANIA T.Metropolitan

6/7/8/9 aprile ROMA T. Sistina


Altre date si aggiungeranno tra la fine del 2008 e l’inverno del 2009.

Per informazioni: www.viniciocapossela.it / www.concertieproduzioni.it/ http://capossela.warnermusic.it

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