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Recensioni
Pubblicato il 30/04/2005 alle 01:38:31
Negramaro - Mentre tutto scorre (Sugar)
di Ambrosia J.S. Imbornone
Tra pop-rock all’italiana e influssi britannici i salentini hanno sfornato un disco accattivante che li sta portando lontano.

Non tutti i mali vengono per nuocere.

Il 2 marzo il sestetto salentino dei Negramaro si esibì sul palco dell’Ariston ad ora tarda ed accusò un problema tecnico. Questo consentì però alla band di eseguire una seconda volta “Mentre tutto scorre”. Pochi minuti dopo, il verdetto della giuria decretò l’eliminazione del gruppo dalla gara. Eppure a quasi due mesi da quell’apparentemente sfortunata performance sanremese non si può dire che il festival non abbia portato fortuna ai Negramaro. E’ risaputo d’altra parte che “perdere” alla kermesse più antica e pomposa della musica italiana, accaparrandosi un premio della critica(in questo caso di quella radiotelevisiva), equivalga spesso a “vincere” nelle classifiche.
Per scalare le hit parade i Negramaro hanno tutte le carte in regola.
In brani come “Nella mia stanza”, “Musa (stanca di essere)” e “Solo3min” la band pugliese conferma di aver appreso e sfruttato la lezione dei Radiohead di “The Bend”. Il ruolo che viene attribuito al piano negli arrangiamenti del disco permette invece di sentire a volte l’eco distinto dei Coldplay e soprattutto dei consueti Muse, già modello dell’album precedente, “Negramaro”, ripresentato nel 2004 nella nuova versione “000577”, supervisionata da Corrado Rustici, da allora produttore del gruppo. Nel nuovo cd “Mentre tutto scorre” non manca nemmeno quella ventata di pop-rock made in Italy, che ha portato al successo da ultimo ad esempio le Vibrazioni e che incontra sempre i favori del pubblico. I Negramaro in tutto l’album si confrontano insomma gioco-forza con la tradizione musicale, anche quando reinterpretano in modo personale il classico di Don Backy “L’immensità” e quasi rinnovano dall’interno una metrica alla Dalla nelle strofe di “Nuvole e lenzuola”, scosse da graffianti riff di chitarra elettrica. Da tale confronto escono vittoriosi soprattutto nei pezzi più coraggiosi e originali, come nella rabbiosa title-track, costruita attorno ad una pregevole struttura ritmica, come nella caustica “Scomoda-mente” o ne “I miei robot”, caratterizzata da sapienti cambi di ritmo. Queste tre canzoni sembrano percorse a tratti da un brivido di rabbia, espressione estrema di quella sottile malinconia che sembra pervadere in modi e con sfumature differenti un po’ tutto l’album. Nei brani del disco, tutti interamente composti dal cantante Giuliano Sangiorgi, vibra infatti quella contraddittoria miscela di ironia disillusa e di idealismo romantico che spesso sembra tratto tipico dei giovani, ma che può e sa provocare empatia anche in fasce di ascoltatori più maturi. Un mood vagamente triste alimenta infatti il calore emozionale delle ballate più intimiste, sia che musicalmente sfoggino atmosfere intense da pop-rock cupo, un po’ ripiegato su sè stesso, sia che si configurino come canzoni più scarne ed acustiche. La vena introspettiva di Sangiorgi fa in modo che i testi diventino metascrittura e si soffermino più volte sullo stesso processo creativo dell’artista, citando il canto e la composizione in parecchi versi, sospesi tra il realismo e la metafora in una trama di allusioni. Le parole stesse “piovono che sembra si sia spento il sole”(“Musa”): seppure la Puglia venga mentalmente associata negli stereotipi al sole, in questo disco i paesaggi emozionali dei Negramaro si ricoprono di nevicate avvolgenti, si riempiono di un’aria piovigginosa, densa di ombre e di nuvole che “straziano il sereno”(“Nuvole e lenzuola”), in contrasto con la solarità di qualche chitarra quasi jingle-jangle. “Non senti che tremo mentre canto?” – si chiede Sangiorgi in “Estate”. La sua voce invece non trema, ma con vibrati, acuti e vocalizzi manifesta l’imponderabilità delle temperie dell’animo. Caterina Caselli ha scoperto un’altra voce dotata di grande capacità evocativa e una band compatta di ottimi musicisti in grado di giostrare con Rustici al meglio i suoni, dal rhodes ai samples, dagli archi alle chitarre elettriche. Una dose suppletiva di coraggio e un’iniezione di fiducia in sè stessi potrà portare ai Negramaro molteplici ulteriori soddisfazioni nel panorama musicale: ce lo auguriamo!

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