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Interviste
Pubblicato il 23/01/2008 alle 18:29:56
La musica non è mai stata così bene e l'industria mai così male: intervista a Paolo Giordano.
di Patty Busellini
Scrive sul quotidiano Il Giornale, discute nel salotto dello show Scalo 76 ed ha visto soddisfatto il concerto londinese dei Led Zeppelin. Dice che nella critica musicale italiana ci sono da cambiare solo alcuni critici: gli diamo forse torto?

Scrive sul quotidiano Il Giornale, discute nel salotto dello show Scalo 76 ed ha visto soddisfatto il concerto londinese dei Led Zeppelin. Dice che nella critica musicale italiana ci sono da cambiare solo alcuni critici: gli diamo forse torto?

Bentrovato caloroso a Paolo Giordano, un expertise, un critico musicale ... come ti potresti definire e perche'?
Sono un cronista che cerca di tenere il volume sempre alto

Recentemente ti abbiamo visto discutere animatamente nel salotto di Scalo76, lo show del Sabato pomeriggio di Rai Due..
Ero con Povia e Baccini che lamentavano la loro esclusione dal Festival di Sanremo, promettendo iniziative collaterali di protesta e di autopromozione. Mentre li sentivo argomentare con le tesi più strane (tipo: è il Festival delle major... Ma le major non sono alla canna del gas??), mi chiedevo: ma non è più probabile che vi abbiano escluso dal Festival semplicemente perché la vostra canzone non è bella?

Qual'e' l'ultimo concerto che hai visto, l'ultimo libro che hai letto o l'ultimo film che ti ha veramente colpito positivamente?
L'ultimo concerto che ho visto è stato quello dei Led Zeppelin alla O2 Arena di Londra. Favoloso!! Gli ultimi libri che ho letto sono stati quelli di Gianpaolo Pansa 'I gendarmi della memoria' e 'The Doors by the Doors', una sorta di autobiografia del gruppo in cui parla per la prima volta anche il padre di Jim Morrison.

Per arrivare al tuo attuale lavoro, quali esperienze hai affrontato?
Sono un cosiddetto "figlio della buona borghesia". Mio padre era avvocato e io avrei dovuto seguire le sue orme, specialmente dopo la sua morte improvvisa. Ma lentamente ho scoperto che la mia strada era scrivere. Scrivere di musica, di spettacolo e di attualità. Ho iniziato in una radio locale di Alessandria che si chiamava Radio West e in un giornaletto microscopico dal nome ridicolo: "La pulce nell'orecchio". Là mi sentivo come se fossi stato al Corriere della Sera. Un'emozione così profonda che la riprovo identica anche adesso che ci ripenso. Da lì la mia vita è cambiata. Quando mia mamma ha capito che non sarei tornato indietro, che insomma la mia non era una semplice passione tardo adolescenziale, mi ha fatto un discorso molto chiaro, del tipo: "Per me va bene, però prenditi le tue responsabilità. Da oggi zero soldi, zero aiuti, la vita è la tua". Ero talmente al verde che per due inverni non ho avuto neppure il denaro per pagarmi il riscaldamento e giravo in casa con una stufetta elettrica al seguito. Non voglio fare il romantico né la vittima, ma andavo a dormire con la tuta per ripararmi dal freddo. Ho scritto un po' per il Foglio, per Metal Shock, per Tuttifrutti, per Anna, per il sito di news Il Nuovo e poi sono stato assunto al Giornale.

Il nostro diretur Giancarlo Passarella ci racconta di come sia difficile imbattersi in critici musicali che conoscono le 7 note o che vadano realmente ai concerti che poi recensiscono: e' cosi' anamola la vostra categoria?
Noi siamo come gli arbitri di calcio: quasi tutti da ragazzini sognavano di diventare il goleador del Real Madrid o il bomber della Juve. Ma quando hanno scoperto che non era il loro futuro si sono rassegnati a fare l'arbitro. E così vale per i critici musicali: non potendo essere rockstar, si accontentano di scrivere di musica. Perciò non tutti hanno fatto studi specifici e quindi pochi, specialmente nel campo della musica leggera, sanno leggere uno spartito. Io ad esempio non lo so leggere. Però vado ai concerti, non mi permetterei mai di scrivere di uno show senza averlo visto.

Riesce il Paolo Giordano uomo ad avere ogni tanto il sopravvento sul Paolo Giordano giornalista? Quali gli spazi familiari che riesci a ritagliarti?
Pochissimi, lavoro o viaggio in continuazione. Per fortuna chi mi è accanto lo capisce.

Per la musica e l'indotto discografico si prospettano panorami futuri assai difficili: qual'e' la tua opinione sull'argomento?
La musica non è mai stata così bene e l'industria mai così male. Le case discografiche pagano almeno un decennio di cecità assoluta nelle scelte, nei contratti, nelle strategie. Credo che non siano finite le major, ma che sia finita l'epoca delle major. I contratti non saranno più così ricchi (ma vi rendete conto che Robbie Williams è stato pagato 120 milioni di euro??) e la promozione diventerà più capillare. Ma bisogna stare attenti alla strategia in stile Radiohead. Loro hanno potuto fare affidamento al web perché comunque alle spalle hanno 20 milioni di copie vendute e una fama planetaria. Un gruppo esordiente e sconosciuto non può sperare di seguire le stesse orme con lo stesso successo. Per fare i grandi numeri e i grandi fatturati c'è ancora bisogno di una struttura radicata sul territorio. Per lo meno, adesso è ancora così. Poi vedremo.

C'e' invece qualche artista che ritieni un bluff? O un disco che non capisci come mai abbia avuto cosi' tanto successo?
Rimaniamo ai primi dieci in classifica in Italia questa settimana: secondo voi il nuovo album di Antonello Venditti si merita davvero il sesto posto?? Difficile che ci siano artisti completamente bluff: chi fa successo ha comunque qualche numero da giocarsi. Spesso sono solo sopravvalutati o strumentalizzati: Manu Chao ad esempio è stato strumentalizzato quando faceva comodo e poi dimenticato o quasi. Però mi piace di più parlare delle rivelazioni...

Hai a disposizione tutto il tempo che vuoi per cambiare il mondo, politicamente, umanamente ed anche nelle regole dello showbiz: da dove inizi? Su cosa ti concentri?
Le regole dello showbiz vengono di conseguenza e di sicuro sono molto meno importanti di altro. Se dovessi cambiare qualcosa, proverei a riparlare del risparmio. E' un concetto, un'abitudine, un comportamento che ci siamo dimenticati. Noi sperperiamo tutto: risorse, rapporti umani, opinioni, denaro. Sprechiamo. Devastiamo. Buttiamo via tutto, persino le parole, che sono sempre di più e sempre meno utili. Il risparmio è questo. Sprecare di meno ed essere più generosi di idee e di coraggio.

Infine la domanda che puo' sembrare scontata: cosa c'e' da cambiare nella critica musicale attuale e soprattutto cosa consigli a chi e' giovane e vorrebbe fare la tua professione?
Nella critica musicale ci sono da cambiare solo alcuni critici.... A parte la battuta, credo che l'unica cosa da cambiare davvero è il tipico settarismo di molti critici. La musica non ha categorie o comunque ne ha solo due: quella bella e quella brutta. E poi i critici dovrebbero ricordare che la loro critica è sempre soggettiva. Sono passati i tempi di chi aveva la presunzione di dettar legge. Quanto ai giovani (ehi, ma anch'io sono giovane: ho 41 anni), consiglio di seguire la passione, sempre. I risultati si raggiungono con fatica, tanta fatica. Diffidate di chi vince subito. Sarà eliminato al prossimo turno.

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