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Recensioni
Pubblicato il 31/07/2008 alle 12:06:48
Giunta al traguardo di 93 concerti in 124 giorni la maratona rock di Mark Knopfler
di Anna Cavaliere Verneau
L'ex Dire Straits ha detto..mi immagino il paradiso come un posto dove la musica folk si incontra con quella blues....chi ha assistito quest'anno ad un suo concerto forse ha acquistato il ticket to heaven: forse è stato in questo posto.

L'ex Dire Straits ha detto..mi immagino il paradiso come un posto dove la musica folk si incontra con quella blues....chi ha assistito quest'anno ad un suo concerto forse ha acquistato il ticket to heaven: forse è stato in questo posto.

L'immagine è di Renato Verneau.

Con il concerto di stasera a Miami la grande tournée 2008 è arrivata alla fine e non una volta è stata meno che superlativa, non una volta i “ magnifici sette” hanno dato spettacolo senza entusiasmo, allegria e voglia di suonare tanto da farci capire (sia Bennett che Guy Fletcher lo hanno malinconicamente dichiarato nei loro “diari di bordo”) che la fine dell'avventura sarà per loro un rimpianto più che un sollievo per il meritato riposo.
In America la presenza di Jesca Hoop ( il cui nome troneggiava nei teatri d'oltreoceano, appena un po' più piccolo, accanto a quello di Mark) ha aggiunto un tocco di rosa agli spettacoli della Band; la giovane e bella cantante che faceva da “anteprima” ai concerti è stata apprezzata tanto che a Philadelphia Knopfler le ha regalato una bellissima chitarra acustica “ Martin 000” e gli altri membri della Band continuavano a tesserne le lodi.
Strano tour quest'anno : NIENTE SPETTACOLI NEL GRANDE SUD ( suscitando rimpianti cocenti e rabbia nell'America latina ) ma molto Canada ; inoltre Mark ha voluto raggiungere i suoi “ Rudigers” anche nelle cittadine più sperdute dove il palcoscenico era “ di fortuna”, i fans seduti sull'erba e si aveva l'impressione di essere più ad un “picnic” che al concerto del più grande chitarrista vivente.... strano anche il debutto americano : alle prime tre rappresentazioni ( Denver, Salt Lake City e Las Vegas) non era presente il giovane prodigio John McCusker al quale era stato inizialmente negato il visto ; assenza che , sebbene dolorosa, non ha scalfito l'inossidabile PROFESSIONALITA' della Band che è riuscita (e qui si evidenzia la classe) con la fisarmonica di Matt Rollings ed le tastiere di Fletcher a “rimpiazzare” il violino, il flauto ed il “cittern” dello scozzese. Meno strane per quelle latitudini, ma abbastanza preoccupanti per i nostri eroi, le turbolenze atmosferiche che hanno accompagnato i loro voli in aereo facendoli arrivare a destinazione a volte un po' frastornati e a volte all'ultimo momento (con i familiari degli americani Glenn Worf e Bennett rimasti spesso a terra per l'impossibilità di poterli raggiungere).
Dai luoghi remoti alle grandi città: Vancouver, Chicago, Boston, New York, Toronto, Philadelphia, Minneapolis, Atlanta e tutte le altre che contano, nei più sontuosi teatri (all'aperto o no ) stracolmi di gente, tra cui non sono mancate le visite gradite a Mark, e, tra i suoi amici, il chitarrista Sonny Landreth (col quale ha da sempre un feeling musicale particolarmente intenso).

Il bilancio di quest'ultima tournée è stato dunque SUPERIORE ALLE ASPETTATIVE e sembra che in America la Band di Mark abbia suonato ancor meglio che in Europa (forse grazie al lungo “rodaggio”?) .

Prima dell'inizio molti si aspettavano un declino della buona stella dell'artista e molti ancora adesso si chiedono come possa così a lungo tenere il pubblico abbarbicato alla magia della sua chitarra, alla voce roca e profonda che diventa col passare degli anni più bella, alla sua spontaneità che coinvolge empaticamente chiunque assista ad un'esibizione “live”; alle scelte che fa, libero da ogni vincolo, in base alla genialità che scaturisce dal suo cuore e che fanno sempre “centro”, anno dopo anno .

Queste scelte “spiazzano” ancora i nostalgici dei Dire Straits che si aspettano sempre da lui un ritorno ai lunghi assoli dei tempi passati, quando la bandana cingeva la sua fronte (da sempre sguarnita di chiome) e John Illsley suonava il basso ballando al suo fianco... ( Gli “assoli” ogni tanto ce li fa risentire, ma.....lui è sempre “OLTRE”, e se vogliamo seguirlo dobbiamo accompagnarlo nel suo procedere, che sta raggiungendo, nella raffinatezza delle ultime esecuzioni, una rara perfezione).

Di anni ne sono passati più di trenta ( !!) e Mark è sempre lì ad incantarci con la sua musica che sembra ignorare il trascorrere del tempo, come l'eroe di un vecchio film (Higlander) dove lo scozzese MacLaud non poteva “né invecchiare né morire” : c'è qualcosa in lui che si manifesta appena inizia a suonare....una presenza al di fuori di schemi e confronti, l'ARTE di un uomo che supera i limiti normali per sconfinare dove il bello raggiunge il sublime e dove non c'è altro che godimento e benessere...... Ebbene, Mark Knopfler è scozzese come l'Higlander 's MacLaud, ma la sua vita non è la leggenda di un film, la sua vita, in aggiunta alla casualità di essere nato “con una marcia in più”, è fatta da sempre di sincera passione, inestinguibile ispirazione e tanta disciplina : allenamenti continui, ricerca del perfezionismo, persino dura palestra quotidiana durante le tournée ( che impone a tutta la Band, anche dopo le libagioni delle serate precedenti, con cupo rammarico di Richard Bennet) e vari sports che coltiva da quando se li può permettere .

Invecchierà anche lui ( il 12 agosto compirà 59 anni...) e conoscerà il declino che accomuna i mortali, ma speriamo che questo avvenga il più tardi possibile : QUANDO NE NASCERA' UN ALTRO capace, come lui, di regalare al prossimo i tesori che Mark è capace di tirar fuori da se stesso, e di consolarci, sia pure per il breve tempo di un concerto o di una canzone, se qualche volta sentiamo il bisogno di essere consolati del vivere in tempi così difficili: affidarsi alla sua musica produce un effetto terapeutico ed è garanzia certa di ottima riuscita.

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