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Pubblicato il 30/10/2006 alle 19:47:26
Lo stupefacente concerto della Bandabardo' il 28 Ottobre al Mandela Forum di Firenze
di Alessandro Passarella
Non è mai stato facile raccontare un concerto della Bandabardò: troppo pieno di sfumature, di folklore, di suoni, di sudore, di differenze, di sincero e piacevole casino. Combat folk stradaiolo di ispirazione francese per noi Sancho Panza.

Non è mai stato facile raccontare un concerto della Bandabardò: troppo pieno di sfumature, di folklore, di suoni, di sudore, di differenze, di sincero e piacevole casino. Combat folk stradaiolo di ispirazione francese per noi Sancho Panza.

La foto e' di Giulia Prosperi.

Molti si limitano a definire le loro serate semplicemente delle “feste”, aperte a migliaia di persone; altri semplificano la cosa riducendola a semplice esercizio di stile musicale, a momenti dove la tecnica e la struttura melodica di una canzone generano emozioni. Per raccontare il concerto di sabato 28 Ottobre al Mandela Forum di Firenze, però, bisogna partire da un dato concreto e – all’inizio – stupefacente: non sono molti i gruppi capaci di riempire un palasport.

D’accordo che a Firenze la Banda “gioca in casa”, però è comunque stupefacente osservare l’eterogeneità del pubblico presente: ragazzi, famiglie, bambini, adulti. Generazioni diverse unite dalla stessa musica. Amanti di culture differenti, provenienti da ambienti differenti, talvolta di ideali differenti, a cantare una stessa canzone. Questa è la Bandabardò, e questi sono i loro live. I live di un gruppo capace di costruirsi una fama nazionale (ultimamente spostata anche fuori dai confini italiani) semplicemente suonando e sudando su un palco. Una fama nata dal passaparola e dalla semplicità della loro musica: combat folk stradaiolo di ispirazione francese ( Mano Negra e soprattutto Negresses Vertes).

Valutando tutto ciò, l’iniziale stupore di un Mandela Forum gremito, oppure il settimo posto in classifica italiana ottenuto dal loro ultimo “best of” appena dopo una settimana dall’uscita, rientra immediatamente nell’ordinaria amministrazione…..
Detto questo, si comincia: quando le luci si spengono dentro il Palasport fiorentino, il boato del pubblico sembra far tremare il pavimento. La prima sorpresa sono i Bandao, gruppo di percussionisti locali, che hanno il compito di scaldare la folla compressa sotto il palco, suonando proprio in mezzo a loro. Ci riescono benissimo: il pubblico è carico, felice di trovarsi fianco a fianco con sconosciuti sudati, urlanti, e molto frequentemente ubriachi.
Poi la banda sale sul palco, e a livello sia pratico che (soprattutto) emozionale, il loro spettacolo di oltre due ore sembra un’unica e tirata canzone.

Pochissime le pause tra un pezzo e l’altro e continui i cori sotto il palco: tra un virtuosismo e l’altro del funambolico Finaz alla chitarra, circondato dall’essenzialità di Nuto, Orla e del martellante basso di Don Bachi, il pubblico canta a squarciagola ogni parola che fuoriesce dalla bocca di Erriquez, poeta, autore e “mente” del gruppo. A portare un tocco di sudamerica in tutto questo ci pensa Ramon, mastodontico percussionista e trombettista. Due ore che volano via in un amen, mentre la Banda si esibisce in successi vecchi e nuovi, quei pezzi che li hanno resi famosi nella loro più che decennale carriera, accostati a tre inediti inseriti nell’ultima raccolta : “lo sciopero del sole”, “Succederà”, “Beppeanna”, “Tre Passi Avanti”, “7 sono i Re”, “Vento in Faccia”, “Filastrocca n.2 “, “un Uomo in Mare”, “Disegnata” (con l’ausilio delle percussioni dei Bandao)…..
Ma non ha senso raccontare un concerto della Bandabardò facendo un elenco dei pezzi in scaletta, soprattutto in una circostanza come quella del Mandela Forum di Firenze: le canzoni si susseguono velocizzate, compresse una dopo l’altra, per poter far ballare e cantare il più possibile, per riempire al meglio le due ore a disposizione.

La “chicca” finale è rappresentata dalla splendida “Que Nadie Sepa mi Suffrir”, un dolce valzer in spagnolo, con il quale il gruppo si congeda da un pubblico stremato ma felice. Dopodichè le luci si riaccendono, il gruppo scende dal palco per tornarsene nei camerini, e la serata volge al termine dopo gli ultimi saluti di Erriquez (che annuncia, tra l’altro, un prossimo viaggio in Chiapas della Band).
In pochi minuti quel palasport che tanto sudava, urlava e si dimenava fino alla follia, resta coperto solo di cartacce, bottiglie vuote, filtri di sigaretta e circondato da un silenzio irreale.

Questo è il circo della Bandabardò: arriva, si installa velocemente, stravolge tutto quello che trova davanti, e velocemente riparte; pronto a ripetere la festa in un’altra città, davanti ad altri volti sudati, dentro ad altri locali gremiti. Un gruppo che si è evoluto nel tempo, che forse non troveremo più a suonare per strada come 10 anni fa, che scala le classifiche con singoli in Heavy Rotation nelle radio più famose della penisola, ma che a livello di concretezza e di offerta non ha davvero nulla da invidiare a nessuno; almeno a livello nazionale...

Grazie al promoter On The Road Agency per la collaborazione.

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