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Pubblicato il 31/05/2002 alle 11:31:51
Gianni Della Cioppa: da Metal Shock a Andromeda
di Paolo Ansali
Intervista a Gianni Della Cioppa, firma storica di Metal Shock e fautore negli ultimi anni del magazine/label Andromeda Relics.

Intervista a Gianni Della Cioppa, firma storica di Metal Shock e fautore negli ultimi anni del magazine/label Andromeda Relics.

In Italia c'è ancora qualcuno che crede nel rock come forma d'arte. Qualcuno come Gianni Della Cioppa, che realizza le sue idee con grande passione e professionalità malgrado le tante difficoltà che si incontrano lungo la strada(difficoltà che a volte diventano insormontabili). Se il magazine Andromeda per ora è purtroppo fermo, la label ha realizzato sei cds tra cui Bullfrog, Pat Heaven, Promised Lie e la nuova release del leggendario Paul Chain "Master Of All Times".

Come è nata in te la passione per il giornalismo rock, visto che eri un musicista è stata una logica conseguenza?
La passione di scrivere di musica è nata prima di suonare, a metà degli anni settanta, anche se ero solo un ragazzino divoravo tutto quel poco che si trovava in giro, da Ciao 2001 a Muzik e sognavo di fare il giornalista rock e tenevo tutte le recensioni dei dischi che mi prendevo, un quaderno enorme, con fdogli battuti a macchina, che ancora conservo. Ma vivendo fuori dai grossi centri non c'era nessuna possibilità di entrare in qualche redazione e così ho formato una band, i Jailbreak e mi divertivo a cantare i mei pezzi preferiti. Eravamo penosi, ma ci divertivamo un sacco. L'esperienza come musicista è andata avanti per anni, fino alla decisione sofferta, ma logica di smettere. A quel punto ho avuto la fortuna di rinsaldare l'amicizia con il padre di tutti i giornalisti metal rock italiani, Beppe Riva (poi consulente di Rockerilla n.d.a), che mi ha introdotto a Metal Shock nel 1989. Poi ho scritto per Flash e Tutti frutti, oggi collaboro con Psycho!, Il Mucchio Selvaggio e l'ottima fanzine Nobody's Land, oltre che con il sito musicalnews. In mezzo cento altre esperienze, organizzare concerti, giuria in vari concorsi, ho collaborato alla stesura delle enciclopedie rock della Giunti e della De Agostini, tenuto conferenze e molto altrro. Attualmente sono anche il direttore artistico della Metal Legions, la nuova etichetta della Akarma. Come vedi un'attività musicale a tutto tondo, che mi provcura molte soddisfazioni, ma la musica rimane comunque un hobby. Un hobby che affronto in modo professionale, ma che non mi permette certo di mantenere la famiglia.

L'idea di Andromeda è nata per caso dalla mitica rubrica di Beppe Riva "Shock Relics" , da te ripresa,
dove si riscoprivano vecchi albums dimenticati?
Andromeda nasce come fanzine nel 1996 con l'esigenza di riscoprire le radici del rock, perché molti giornali pensavano (e pensano) solo a promuovere le novità, spinti da ovvie e giustificabili manovre di business. Ovviamente l'idea parte dal vecchio "Shock Relics" di Metal Shock, anche se Andromeda aveva l'obiettivo di proporre il rock nella sua totalità e non solo la parte più hard e metal.

Qual'è lo stato attuale di Andromeda, come magazine e come etichetta?
È bene specificare che l'etichetta è nata in un secondo tempo e sempre con uno scopo retrospettivo (quindi ristampe o recupero di materiale inedito), anche se poi ci siamo dedicati a gruppi attuali, ma che suonano assolutamente con uno stile "old fashion" Ci tengo a precisare che ascoltiamo anche le cose moderne, ma ci sono tante etichette che seguono generi attuali e così noi abbiamo preferito dedicarci al passato. Per quanto riguarda la situazione attuale, il magazine Andromeda ha chiuso dopo dodici numeri (pochissime vendite, costi altissimi e difficoltà di distribuzione, tra le altre cose), mentre l'etichetta prosegue, seppur con uscite rare e mirate. D'altronde il mercato è saturo e non ha bisogno di un'altra etichetta che faccia uscire dischi a getto continuo. Oggi il problema non è trovare buoni gruppi o produrre CD, il problema è vendere i CD. D'altronde c'è stato un incremento del 30% della vendita degli strumenti musicali, a fronte di un ribasso enorme, della vendita dei supporti muiscali d'ascolto. Come dire: tutti suonano, ma nessuno ascolta. È un modo ironico di dire le cose, ma assolutamente vero. Vero e triste. Non a caso riceviamo promo da gruppi di generi assurdi, che non hanno nessun contatto con lo spirito di Andromeda. Eppure sul sito specifichiamo benissimo i nostri intenti, ma i gruppi sparano nel mucchio, sperando di trovare qualcuno che li produca. Non si preoccupano minimamante di capire se la loro musica troverà un fruitore. Forse ti posso sembrare disulluso o negativo con queste parole, ma penso che con tre decenni di esperienza, un'idea me la sono fatta. O no?

Pensi che la crisi discografica e il boom delle web-zine abbiano frenato la carta stampata?
La crisi della carta stampata è la crisi di un modo di fare e recepire cultura che ci attanaglia da anni. Oggi non si legge, come non si fa nulla che richieda impegno ed attenzione. Internet è un mezzo di grande aiuto, ma ha costi molto più alti di quello che ci vogliono far credere ed è la sintesi della modernità: tutto e subito, ma senza fatica, senza impegno e senza che resti nulla. La crisi discografica esiste perché i ragazzi di oggi preferiscono spendere in telefonini, birre e discoteche e non hanno interessi diversi da divertimento e sballo. Chi invece ha sensibilità, cultura ed amore per ciò che lo circonda (e deriva tutto o quasi dall'educazione, dalla famiglia, dalla scuola), continua a spendere in buona musica, legge libri di valore e non va al cinema solo per vedere stronzate tipo "Spiderman", "America Pie" e commedie melense. Modi di fare spettacolo che ti stregano due ore con effetti e poi li dimentichi, esattamente come molta dellla musica che gira per le radio oggi.Dove donne mezze nude ci propinano le loro curve al ritmo di canzonette ballabili, supportata da video che costano più della musica stessa. In sintesi non credo ad una crisi della discografia, credo ad una crisi di valori dell'uomo moderno, che si rifeltte in tutto ciò che fa e consuma, musica compresa.

La storia del metal italiano aspetta di essere (ri)scoperta. Per Musikbox hai tra l'altro curato una bella prefazione sui Vanadium. Come ricordi quel periodo e quali sono state le bands migliori?
Io ho fatto parte di quella scena e ti assicuro che c'era tantissima precarietà, poca qualità, ma tantissima passione e voglia di sacrificarsi. Certo c'erano alcuni bands notevoli (a memoria ti dico Vanadium, Death SS/Paul Chain, Gow, Cryin' Steel, Steel Crown, Strana Officina, Spitfire, Revenge, Bulldozer, X Hero, Necrodeth e qualcuno che adesso certamente dimentico), ma il metal italiano degli anni ottanta merita di essere rivalutatato, non tanto per la sua qualità, quanto per scoprire un modo di fare musica rock grezzo ed artigianale, ma carico di entusiasmo e con la gioia di fare gruppo e stare insieme. Oggi i dischi di quei gruppi valgono cifre incredibili nel mondo del collezionismo, ma fino a qualche anno si trovavano a pochi soldi negli usati. E questo io non lo dimentico, come non dimentico le mille umiliazioni che molti di noi hanno affrontato.

Il critico musicale è una figura molto "IMPROVVISATA", almeno da noi, quali consigli daresti a un ragazzo che vuole intraprendere questa strada?
Non ci sono consigli, l'unica cosa da specificare è che in questa attività non si guadagna da poterci vivere, ma si fa di notte, rubando tempo tempo agli affetti e al sonno, dopo magari dieci ore in ufficio o fabbrica. Con i soldi del mio lavoro di giornalista non mi pago nemmeno i dischi di un anno. Detto questo, ai veri appassionati che hanno comunque voglia di scrivere, posso solo dire una cosa: non limitatevi mai al compitino, ascoltate di tutto, non illudetevi di scrivere solo di dischi e gruppi preferiti. Il vero critico è quello che cerca di entare in un mondo musicale che non conosce, di approfondire un artista, un genere di cui capisce poco. Ecco questo è essere davvero critico. In poche parole: open mind. E non vendetevi per qualche CD promozionale!!

per info:
andromedarelics@hotmail.com

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