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Pubblicato il 10/03/2006 alle 00:58:24
Renato Zero, Roma (Palalottomatica), 27-28/2 e 2-3/3/06
di Alessandro Sgritta
Per quattro serate lo "Zero Movimento Tour 2006" ha fatto il tutto esaurito al Palalottomatica di Roma, esattamente in corrispondenza delle prime 4 sere del festival di Sanremo, di cui Renato Zero è stato un ottimo antidoto per circa 40.000 romani

Per quattro serate (non consecutive) lo "ZERO MOVIMENTO TOUR 2006" di Renato Zero ha fatto il tutto esaurito al Palalottomatica di Roma, esattamente in corrispondenza delle prime 4 sere del festival di Sanremo, di cui questi concerti hanno costituito un ottimo antidoto per circa 40.000 romani.

Lunedì 27 febbraio c'è stata la prima attesissima data romana, con il pubblico dei "sorcini" in coda già dal mattino per conquistarsi un posto in prima fila.
Quando alle 21 in punto si sono spente le luci sugli spalti e si sono accese quelle sul palco a forma di vinile con una struttura (semi)circolare sovrastante che all'inizio copriva la vista della band, è apparso Renato di bianco vestito sulle note de IL JOLLY, un brano di "Antartide" (disco doppio con "Artide" del 1981) che non cantava da tempo (apriva il tour di "ZerOpera" nel 1993). L'entusiasmo va subito alle stelle con la successiva GUAI (da "Tregua" del 1980), forse una delle canzoni ancora oggi più sentite del nostro, vero manifesto della sua poetica ("ho indossato le pelli più strane e ci han creduto le monache e le puttane"). C'è spazio anche per il primo singolo dell'ultimo disco "Il dono" con MENTRE ASPETTO CHE RITORNI, un brano più che dignitoso nonostante il disco non sia certo un capolavoro della sua produzione. La successiva VOYEUR (dal disco omonimo del 1989, forse ancora oggi quello più "avanti" musicalmente della sua discografia) ci riporta però immediatamente alle canzoni più sfrontate e sincere di Zero ("la mia curiosità non ha sesso e non ha età, forse è per questo che successo ha"), ed è qui che a metà brano si alza la struttura semicircolare e si scoprono finalmente i musicisti della band, e che band !! Al posto del fedelissimo Stefano Senesi (assente a sorpresa in questo tour) al pianoforte c'è niente di meno che Mark Harris (americano che vive in Italia da oltre 30 anni, stretto collaboratore tra gli altri di Fabrizio De Andrè fino al suo ultimo tour), alle chitarre (elettrica e acustica) si alternano tra loro Vincenzo Mancuso e Giorgio Cocilovo, al basso c'è Paolo Costa, alla batteria Elio Rivagli e alle percussioni Rosario Jermano (anche lui storico musicista di De Andrè), fino alle tastiere di Danilo Madonia (da Genova, sarà un caso?) e al pro-tools di Remo Righetti.

Il tempo di un discorso sui problemi e chi ce li pone ("ma se non avessi battuto il ferro allora oggi questo amore sarebbe utopia") ed è la volta della romantica MAGARI (dal recente "Cattura" del 2003), cantata seduto su uno sgabello, con un bellissimo assolo finale al piano di Harris, che dà modo a Renato di cambiarsi per rientrare vestito da fantasma (vedi foto) per cantare appunto FANTASMI (da "Soggetti smarriti" dell'86, uno dei suoi dischi più sottovalutati che conteneva però alcune perle come questa). "Non siamo fantasmi, nè ombre di amanti, no !!", segue la risata agghiacciante e beffarda di questo incredibile istrione del palcoscenico, che rientra in un completo nero per cantare MOTEL (da "Trapezio", 1976, uno dei brani più belli e romantici della sua produzione, inciso anche da Patty Pravo come "Grand Hotel").
Un discorso sulle rughe che "con il tempo diventano montagne ma anche ruscelli", in cui cita la periferia della Montagnola dov'è cresciuto, il suo passato, il Piper ("ma il vero dolore è arrivare a 70 anni senza rughe"), introduce UN UOMO DA BRUCIARE (sempre del '76), che considera un telegramma da spedire al futuro, forse per scongiurare definitivamente la morte, anche se Zero non sembra aver paura d'invecchiare.
Lo dimostra il fatto che con A BRACCIA APERTE (il singolo di "Cattura") fa ballare ancora ragazzini e adolescenti, che si accompagnano con il battito delle mani. Segue un discorso sulle brutture del mondo, il grigio (smog) e il (poco) verde delle città, in cui racconta l'esperienza di "Hair" al Sistina di Roma nel 1970 con il regista Victor Spinetti (che lavorò perfino con i Beatles), che per esercizio li faceva mettere al centro del palcoscenico a raccontare la propria vita. Prima di cantare L'ESEMPIO (omaggio alla solita "ggente" dall'ultimo disco) la sera del 2 e 3 marzo ha letto un bellissimo e commovente scritto dedicato a Jenny Tamburi, l'amica dei tempi del Piper scomparsa proprio il 1°marzo (l'unico giorno di pausa dei concerti):
"Alcuni dei nostri bravissimi comprimari abbandonano la pista lasciando alle loro spalle un camerino deserto e silenzioso, forse il nostro Dio è un clown, per questo ci è proibito negarci al sorriso e alla battuta, ci conforta l'idea che il nostro lavoro non finirà qui, ma che saremo chiamati altrove a rallegrare il cielo con un imprevisto fuori-programma, chiedo perdono per non essere riuscito a liberare un miracolo per te, forse ho vissuto i miei sorrisi con tutta la passione possibile, grazie per essere stata paziente con la vita..." e ancora "Non c'è nulla che è immancabile, nulla che ti si può negare, nulla che ti impedirà di tornare ogni volta che lo vorrai...vivrai, non temere, vivrai...".

Rientra quindi "armato" di catene per eseguire FORTUNA, sicuramente uno dei momenti più forti del concerto dal punto di vista emotivo e anche musicale: il brano (da "Tregua" del 1980) è uno dei più potenti del suo repertorio, e dal vivo fa sempre la sua figura, l'assolo finale di Cocilovo fa il resto. Arriva in scena la prima ospite della serata, Jasmine (nome d'arte di Federica, la figlia di Stefania Rotolo, altra grande amica di Renato scomparsa nel 1981 a cui dedicò la splendida "Ciao Stefania"), che in duetto con Zero canta NELL'ANGOLO (contenuta anche nel suo omonimo cd singolo disponibile nei vari punti vendita allestiti fuori).
Forse il primo vero grande successo proposto in questo concerto è la celebre AMICO (del 1980), cantata però quasi interamente in coro dal pubblico. Renato si ripresenta con guanti da falconiere e (finto) falco in mano per IMMI RUAH (termine ebraico, dall'ultimo "Il dono"), inno alla pace e al dialogo tra le diverse religioni, per passare subito dopo a parlare di un altro "Vangelo" dei nostri tempi, quello della parabolica e del reality show ("meglio scendere in piazza, via dall'apatia e dal sospetto"); lui per fortuna gode ancora della stima dei colleghi e chiama un'artista che si è costruita un teatro per rendere omaggio a Gabriella Ferri: Tosca che canta SEMPRE accompagnata dal chitarrista Andrea Pistilli. Nelle serate successive le ospiti (sempre rigorosamente al femminile) sono state Paola Turci il 28 febbraio (con VOLO COSI'), Mietta il 2 marzo (con FARE L'AMORE) e Mariella Nava il 3 marzo con PER AMORE (portata al successo da Bocelli), che canta e suona il pianoforte talmente bene che ci chiediamo perchè non sia lei a rappresentarci in tutto il mondo al posto della Pausini, sono i misteri del mercato discografico...

Veniamo dunque al momento più esilarante e "folle" (nel senso di Zero) del concerto, la splendida FERMOPOSTA (da "EroZero", 1979), che non eseguiva dal vivo da tempo immemore e ci riporta direttamente allo Zero trasgressivo e "maledetto" degli anni '70 ("...è un bordello l'esistenza mia, sono cliente fisso della polizia, sono schedato, per atti osceni segnalato...") cantata in una tuta mimetica da esploratore-maniaco che alla fine scopre per lasciar vedere al suo interno mutandine e reggiseni rossi e neri ("divento matto solo se scopro un reggipetto..."). Perfettamente in tema il discorso successivo sulla "stranezza" e la "stravaganza" di chi per anni è stato additato come un soggetto pericoloso da evitare, mentre i veri criminali sono spesso quelli in giacca e cravatta con la valigetta e le carte di credito, che serve ad introdurre la splendida PERIFERIA (sempre del '79), che rievoca i tempi della Montagnola.

Torna Jasmine e questa volta da sola per interpretare DAMMI, scritta per lei da Renato ed esclusa dall'ultimo festival di Sanremo, per il quale Zero non ha certo parole d'elogio ("non è colpa di Panariello, ormai è un pane raffermo"). Segue un altro grande successo cantato anche questo in versione corale dal pubblico con qualche intervento di Renato, la storica PIU' SU (da "Icaro", disco dal vivo del 1981, mai incisa in studio), che il pubblico delle prime file accompagna con le stelle filanti forse consapevole del fatto che questa volta non ci sarà spazio nemmeno per "Il cielo". Renato ritorna in scena con tanto di cannocchiale-telescopio per cantare SOGNI DI LATTA, altro brano un po' trascurato dei gloriosi anni '70 (da "Zerolandia" del '78), "dammi una stella che non sia, solo un satellite ma la stella mia...dipingi un cielo che non sa che cos'è la radioattività" recita il testo di Franca Evangelisti.

La base strumentale di MI CHIAMO ARIA (cantata nelle prime tappe del tour ma non a Roma, dove però ci sono stati i vari ospiti) serve ad introdurre ad uno ad uno i musicisti del gruppo, dal suono grave del basso fretless di Paolo Costa fino al piano di Mark Harris ("che Bush non riavrà tanto facilmente"). Il concerto si avvia al gran finale con UNA VITA FA (dall'ultimo "Il dono", forse il manifesto del disco con la frase "non siate seri, così severi, in fondo è tutto un gioco se mai, liberi ieri senza pensieri, è il tempo che ci cambia lo sai...ci riconosci? potrai scusarci?...") introdotta da un discorso beffardo rivolto al passato, alle "prese per il culo" di famiglia e amici ai quali però poi gliele ha cantate tutte, da "No mamma no" a "Sbattiamoci", per concludere sarcasticamente che "l'unico vantaggio è lo specchio: pigliatelander.... !!!".

C'è ancora spazio per un brano del passato con RESISTI (da "Via Tagliamento '65-'70" del 1982) che trascina il pubblico fino alla successiva SOSPIRI A 45 GIRI, che Renato ha scritto per l'ultimo disco di Loredana Bertè (da lei ribattezzata "Deliri a 45 giri" nel suo "BabyBertè") e che lui stesso canta nella versione originale in duetto con l'ospite femminile della serata (Tosca, Turci, Mietta e Nava, mentre la Bertè sarà presente a Padova). Si tratta di un brano volutamente "retrò", un ritmo lento da balera anni '60 che ben si adatta al palco a forma di vecchio disco in vinile.

Zero si ripresenta con una livrea dipinta di spartiti musicali per interpretare D'ARIA E DI MUSICA, sicuramente la miglior canzone dell'ultimo "Il dono", dopo di che va via sul palco rotante e rientra in scena quando la musica si ferma e riparte. Ma il momento clou del concerto deve ancora arrivare: si tratta di UOMO, NO (da "Zerolandia"), una superba esecuzione dentro un'armatura medievale da cavaliere templare di uno dei suoi brani più struggenti di sempre, davvero un tuffo al cuore oltre che nel passato.
Scorrono dei busti bianchi di manichini senza braccia e parte l'ultima canzone, LA VITA E' UN DONO, che senza i cori enfatici e l'orchestra del disco ci pare persino bella nella sua magnificenza, più simile ad "Amico assoluto" (che concludeva lo scorso tour) che ad "I migliori anni della nostra vita" (anche se gli autori sono gli stessi Morra e Fabrizio), con Renato che indossa un impermeabile bianco latte con tanto di cappello dello stesso colore.
Giusto il tempo di ringraziare le luci di Billy Bigliardi, il mixer di Franco Finetti, e di presentare ancora le ospiti della serata e tutti i musicisti della band, e il concerto si chiude con l'ormai consueta frase "Non dimenticatemi eh !!!": quasi 3 ore di musica passate in un attimo, circa 25 canzoni questa volta senza nemmeno un medley ad interrompere il flusso continuo delle emozioni.

Da segnalare per concludere uno striscione sugli spalti che per tutte le serate romane ha ricordato una "sorcina" storica scomparsa il 10 marzo del 2000 a soli 26 anni, Tamara Di Domenicantonio, di cui ricorre proprio oggi il sesto anniversario: "All'Angelo che abbiamo incontrato e perso... stella sopra il tuo sipario... CIAO TAMARA !!!!"



Ecco la scaletta delle quattro serate romane:

- IL JOLLY
- GUAI
- MENTRE ASPETTO CHE RITORNI
- VOYEUR
- MAGARI
- FANTASMI
- MOTEL
- UN UOMO DA BRUCIARE
- A BRACCIA APERTE
- L'ESEMPIO
- FORTUNA
- NELL'ANGOLO (duetto con Jasmine)
- AMICO
- IMMI RUAH
- spazio dell'ospite femminile (Tosca, Paola Turci, Mietta, Mariella Nava)
- FERMO POSTA
- PERIFERIA
- DAMMI (Jasmine)
- PIU' SU
- SOGNI DI LATTA
- presentazione band (sottofondo strumentale di MI CHIAMO ARIA)
- UNA VITA FA
- RESISTI
- SOSPIRI A 45 GIRI (duetto con l'ospite femminile)
- D'ARIA E DI MUSICA
- UOMO, NO
- LA VITA E' UN DONO


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