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Recensioni |
Pubblicato il 20/10/2004 alle 23:48:03 | |
Têtes De Bois – Pace e Male (Il Manifesto)
Uno dei dischi più belli dell’anno. I Têtes De Bois regalano in due cd emozioni che sembravano sopite, e canzoni che rendono omaggio alla scuola francese e al maestro Fabrizio De Andrè. E celebrano il ruolo del gregario ne “La canzone del ciclista”.
Uno dei dischi più belli dell’anno. I Têtes De Bois regalano in due cd emozioni che sembravano sopite, e canzoni che rendono omaggio alla scuola francese e al maestro Fabrizio De Andrè. E celebrano il ruolo del gregario ne “La canzone del ciclista”.
Finalmente ho trovato il gruppo giusto da far ascoltare a mio padre, ciclistica incallito (con tanto di incarico di presidente di un comitato provinciale della Federciclismo), e che la musica l’ha sempre sfiorata. Forse i Têtes De Bois gli potrebbero far cambiare idea sull’arte di fare canzoni e dischi. C’è tanto ciclismo e sport in “Pace e male”, da molti giudicato (e a ragione) come uno dischi più belli di quest’anno, e che suona semplicemente straordinario. E così ti capita di ritrovarti anche il giornalista Gianni Mura e il commentatore, nonché ex corridore, Davide Cassani a cantare ne “la canzone del ciclista”, un brano che parla di gregari costretti a tirare il campione della squadra e ad arrivare quasi sempre in cima alla classifica “a festa già finita”, quando cioè le premiazioni dei primi classificati si sono conclude ormai da un pezzo. Forse nessuno si era mai chiesto che cosa si prova ad essere un gregario. E i Têtes De Bois ci provano, dando una serie di risposte a seconda dell’interlocutore (la Tv, la propria ragazza, i genitori...), fino a provare un po’ di invidia verso il campione compagno di squadra.
E questo è solo un estratto del primo CD di “Pace e Male”. Perché il doppio album della band nasconde tante sorprese. Il primo dischetto, chiamato “Canzoni” contiene i brani d’autore (tra cui una rilettura di “Amore che vieni, amore che vai” di Fabrizio De Andrè), mentre il secondo CD, ribattezzato “Autoradio” contiene soprattutto brani particolari, giochi sonori e spezzoni di vecchie radiocronache calcistiche e ovviamente ciclistiche (Do You Remember Beppe Saronni?). Da non perdere brani come “Tute”, “Pezzi di cielo” e “Quella ferita” tutte intrise di un’anima romantica e antica, che i Têtes De Bois sembrano riportare da chissà quale tempo addietro. Se poi siete musicisti in erba il gruppo vi offre anche una possibilità. Andate a dare un’occhiata al booklet interno. C’è un testo che deve essere ancora musicato: provate a cimentarvi con una musica e, se siete soddisfatti del risultato finale, inviatela ai Têtes de Bois. Cosa si vince? La canzone sarà arrangiata assieme all’autore e entrerà nel repertorio della band. Nutrita la schiera di ospiti: a partire da Paolo Rossi fino a Marco Paolini. Non chiamateli gregari!
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