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Recensioni
Pubblicato il 15/11/2006 alle 11:37:12
Sarti 19 - L’immagine è a puro scopo dimostrativo (U.d.U. Records)
di Dario Ricci
Esce il mini-cd della band bolognese Sarti 19 un mix di rock, funky e tanta energia: il mastering e' stato curato da Tony d'Ambrosio a Los Angeles. La risposta italiana ai System of a Down ed ai primi Iron Maiden? Molto di piu'...!

Esce il mini-cd della band bolognese Sarti 19 un mix di rock, funky e tanta energia: il mastering e' stato curato da Tony d'Ambrosio a Los Angeles. La risposta italiana ai System of a Down ed ai primi Iron Maiden? Molto di piu'...!


Esce il nuovo album dei Sarti 19, band molinese/milanese, che pubblica con U.d.U. Records il proprio esordio discografico.

Nascono a Bologna nel febbraio 2003 da un’idea di Francesco Gualdaroni (voce) e Marco Masotina (chitarra); la formazione si completa con Edo Bertolini (batteria) e Teo Colonna (basso) e rimane inalterata fino a oggi.

L’album propone 5 pezzi (di cui uno solo strumentale), cantati in italiano che sono un concentrato di potente rock influenzato dal funky e dal metal. L’album si apre con Drago che da il via alle danze, con un intro che ricorda molto i System of a Down” e che si sviluppa con ritmi di batteria incalzanti e potenti chitarre, alla ricerca di suoni e dettagli sperimentali, che aggiungono quella sfumatura indispensabile per distinguersi da quell’inflazione di funky-metal, iniziata ormai da anni. Delizioso il contributo di violini che chiude il pezzo.
Il secondo pezzo L’ultimo addio è molto più funky e scanzonato, il pezzo forse più orecchiabile del disco, con un testo veramente “cattivello” e tagliente, che dimostra un’ottima capacità del gruppo di saper spaziare tra i generi e le atmosfere musicali.
La base ritmica e melodica del terzo brano Le mani sono qui e del quarto brano Metà della mela sono davvero gradevoli e meritano una lode alla band, che si dimostra ben preparata, lasciando spazio anche a qualche virtuosismo ben calibrato e che viene premiata da una discreta composizione dei testi.
Il disco si chiude con Rainbow Island brano strumentale che ci riporta a sonorità più puramente rock, nelle quali si può ritrovare qualche riff avvicinabile alla prima era degli Iron Maiden o a gruppi “prog” più recenti.
Quello che impressiona positivamente di questo cd, è la ricerca mai scontata di una costruzione della canzone che si sviluppa armoniosamente tra strofa e ritornello, ma appoggiandosi solidamente su riff e ponti ben congegnati e solidi, mai fini a se stessi. Se vogliamo fare una critica al cd forse per quanto riguarda la grafica e il booklet poteva essere fatto qualcosa di meglio!

Questo disco è sicuramente interessante sia dal punto di vista creativo, che dell’esecuzione e dimostra che il progetto Sarti 19 ha molto da dire anche su scala nazionale, non limitandosi a scimmiottare gruppi dai nomi altisonanti. Non perdiamoli di vista, questi ragazzi potranno dare molte soddisfazioni in futuro!
La registrazione dell’album è di tutto rispetto, soprattutto per quanto riguarda la masterizzazione, eseguita da Tony D’Ambrosio in uno studio di Los Angeles!

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