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Pubblicato il 26/10/2008 alle 19:17:40
A Catanzaro, tradizione e innovazione ne “Il barbiere di Siviglia” diretto da Calopresti
di Giuseppe Panella
Al Teatro Politeama di Catanzaro la prima rivoluzionaria dell'opera di Rossini con la regia del calabrese Mimmo Calopresti

Il barbiere di Siviglia
regia di Mimmo Calopresti
Teatro Politeama - Catanzaro
23/25 ottobre 2008

Un alone di mistero ha avvolto negli scorsi mesi Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, con Mimmo Calopresti debuttante nella regia di un’opera lirica. Ad ospitare questa prima nazionale il Teatro Politeama di Catanzaro. Composta nel 1816, questa di Rossini è l’opera buffa per eccellenza. Arduo, pertanto, il compito che ha dovuto svolgere Calopresti. Un Teatro gremito in ogni ordine di posti è stata la risposta data, da parte degli amanti dell’opera lirica, ad un evento che, nei presupposti, è rivoluzionario nel modo di concepire l’opera stessa.

La scenografia scarna, gli schermi posti davanti e dietro la scena danno immediatamente l’idea che Calopresti vuole dare al “suo” Barbiere di Siviglia. Il linguaggio del cinema, quello delle immagini, viene utilizzato come innovazione nello scenario tradizionale del teatro. Come in un film sullo schermo scorrono, insieme alle immagini, i titoli ed i nomi degli interpreti, del regista e di tutti coloro i quali hanno lavorato a questo progetto, fino a giungere ad alcune suggestive immagini della città di Catanzaro. A far da colonna sonora che accompagna le immagini eseguendo le arie famose della stessa Opera.

Tradizione ed innovazione contraddistinguono la rappresentazione de “Il barbiere di Siviglia”. Un linguaggio “televisivo” quello che Calopresti utilizza. Quelle immagini che ci fanno vedere il cartone animato di Walter Lantz, Woody Woodpecker, nel ruolo di barbiere, spezzoni di film di Charlie Chaplin, olo per citare alcune delle cose apparse sui due schermi. Ma non è l’unica “rivoluzione” attuata da Calopresti. In alcuni momenti il regista ha “catturato” l’interpretazione dei singoli personaggi e del direttore d’Orchestra con l’aiuto di telecamere che, con discrezione, diventano protagoniste sul palco.

Da menzionare l’eccellente direzione del Mestro Marcello Rota e l’ottima esecuzione dell’Orchestra della Provincia di Catanzaro “La Grecìa” che sembrano stridere con la rappresentazione scenica. Non c’è innovazione nella interpretazione musicale. Ogni nota viene eseguita come scritta da Rossini. Negli interpreti notiamo caratterizzazioni innovative. Infatti, accanto ad un Figaro punk, troviamo una Rosina seducente nel suo body ed un Frassica che, con la sua giacca rossa tempestata da pailettes, si fa accompagnare ad ogni entrata in scena, da ragazze in abiti succinti che richiamano in maniera molto evidente le ragazze “coccodè” di arboriana memoria. Questo mi è sembrato l’anello debole di tutta la rappresentazione. Una interpretazione, quella di Frassica, da rivedere nel tempo e che, a mio avviso, richiede alcune modifiche.

Una coraggiosa scelta quella della Fondazione Politeama che ha voluto e creduto in questa nuova e diversa rappresentazione dell’opera rossiniana più conosciuta nel mondo. La scelta di Calopresti si fa apprezzare per le sue idee che, sebbene ai tradizionalisti possano sembrare azzardate, danno una nuova immagine dell’opera rossiniana.

Personaggi ed interpreti
Il conte di Almaviva, Blagij Nacoski (tenore)
Don Bartolo, dottore in medicina, Romano Franceschetto (basso)
Rosina, pupilla in casa di don Bartolo, Francesca Provvisionato (mezzosoprano)
Figaro, barbiere, Angelo Veccia (baritono)
Don Basilio, maestro di musica di Rosina, Maurizio Muraro (basso)
Fiorello, servitore di Almaviva, Alessandro Cosentino (baritono)
Berta, cameriera di don Bartolo, Marianna Monterosso (soprano)
Ambrogio, servitore di don Bartolo, Nino Frassica

Regia
Mimmo Calopresti

Maestro concertatore e direttore d’Orchestra
Marcello Rota

Orchestra della Provincia di Catanzaro “La Grecìa”

Coro Lirico “Francesco Cilea”
Direttore Bruno Tirotta

(Foto concessa da Antonio Raffaele)

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