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Recensioni |
Pubblicato il 22/06/2006 alle 20:23:43 | |
Maxiata: “il nuovo (??) rock italiano” va Verso Oriente ma ci trova i Timoria!
Il disco d’esordio del gruppo abruzzese come un albero senza frutti… e Senza Vento. Magari con un po’ di coraggio…
“Maxiata: il nuovo rock italiano”, recita il titolo del comunicato stampa, ma ascoltando l’album d’esordio della rock band abruzzese è difficile sottrarsi all’impressione di un disco “già sentito”. Le canzoni si muovono tutte in territori rock-funky, intervallati dalle immancabili “ballads lento-filosofiche più assolo”, e fin qui niente di male… il problema è che sia a livello di arrangiamenti, pur ben costruiti dal punto di vista artigianale, sia a livello compositivo esse non offrono molti stimoli all’immaginazione, né particolari intuizioni creative. I Maxiata hanno però dalla loro parte il fatto di essere bravi strumentisti e riescono quindi ad infondere potenza e groove a brani che altrimenti naufragherebbero nell’oblio più nero. Persino nei testi, tutti in italiano, si toccano molti dei luoghi comuni del rock nostrano, mescolando un pizzico di ribellismo e di attegiamento maledetto ad orientalisimi di maniera e amenità varie (con tanto di “sulla sua pelle sotto le stelle”!!!). A sua volta il cantante Giuseppe Costantini non si discosta molto da una vocalità alla Renga (può essere un complimento o no… giudicate voi), e, nonostante le sue evidenti potenzialità, il ringraziamento rivolto a Demetrio Stratos nel book si traduce concretamente solo in un timido arabesco accennato all’inizio di “Bugie”. In conclusione, se le radici nel rock ’70 e nel cosiddetto “rock italiano” (stile Timoria, Litfiba, etc.) sono molto evidenti, quello che manca sono i frutti, ossia degli sviluppi personali che possano far interessare il pubblico (nel mondo delle favole) a questo gruppo. Non basta confezionare canzoni orecchiabili con arrangiamenti standard per raggiungere un significato musicale… occorrerebbe un po’ di coraggio, di curiosità… e magari anche un certo “deragliamento dei sensi”, la liberazione dai binari prestabiliti. Penso in tutta sincerità che a livello tecnico gli strumentisti dei Maxiata potrebbero essere in grado di affrontare prove più impegnative, magari ricordandosi che nei loro amati anni ’70 si tentava di portare la fantasia al potere, e nulla vieta di provarci ancora oggi!!
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