Musical NewsMusicalNews
  Cerca

MusicalNews: le notizie che gli altri non hanno! - real news by true fans for hot peopleCOLLABORA CON NOI
 Editoriale
La tutela del prodotto autoctono: la polemica su Mogol e le quote di musica italiana..
 

www.fanzine.net
 Interviste
•07/03 - Sage, Croazia e storia.
•05/03 - Wyatt Earp: pistole, alcool e rock'n'roll!!
•03/03 - Dalla Russia una gelida folata di Heavy Metal…
(altre »)
 
 Recensioni
•23/03 - Trespass Footprints in the Rock (Mighty Music) – Il ritorno della NWOBHM…
•22/03 - World Theater Masterpiece, sigle e anime secondo Jean Pierre Colella
•20/03 - Andrea Andrillo: Uomini, bestie ed eroi
(altre »)
 
 Comunicati
•22/03 - Tecla Insolia il 23 marzo a Gulp Music (Rai Gulp)
•22/03 - Fanoya, il secondo singolo è Torno giovedì
•20/03 - La cantautrice ternana Daria pubblica il nuovo singolo Prima di Partire, definita una ballad rock ....
(altre »)
 
 Rumours
•22/03 - Sucker, il nuovo singolo che segna il ritorno dei Jonas Brothers dopo 6 anni di silenzio
•20/03 - Sfera Ebbasta, ad aprile i genitori entrano gratis ai concerti
•19/03 - Morgan apre la rassegna A tu per tu con...al Teatro Golden di Roma
(altre »)
Recensioni
Pubblicato il 05/03/2006 alle 22:15:40
Il debutto di “Dracula” della PFM al GranTeatro.
di Andrea Del Castello
Trionfale esordio del kolossal prodotto da David Zard, nonostante i media trascurino la portata storica dell’evento.

Era lecito chiedersi a priori la convenienza commerciale di debuttare ai primi di marzo (la prima era prevista per il 2, poi posticipata al 4). In effetti la concomitanza con la serata finale del Festival di Sanremo ha decisamente nuociuto alla rilevanza mediatica dell’evento. Ma se da un lato i giornali di oggi (5 marzo) dedicano molto spazio alla serata in riviera e poco o, nella quasi totalità dei casi, niente a Dracula, dall’altro i futuri libri di storia della musica non ricorderanno il 4 – 3 – 2006 per il successo di Povia o per i 63 anni di Dalla, bensì per la prima rappresentazione dell’opera rock della PFM.
Perché?
Perché l’importanza storica di questo Dracula – e di conseguenza del suo debutto – supera il pensiero contemporaneo: così come oggi si ricordano per la loro importanza le date delle prime rappresentazioni dell’Aida o della Turandot, così in futuro lo stesso accadrà per la serata di ieri al Gran Teatro.
In ogni modo, quando si affronta un discorso sul diverso peso che ogni opera ricopre nella storia, non bisogna osservare lo sviluppo storico della musica dal di dentro, dando troppo peso ad un’epoca più che a un’altra; e spesso è accaduto che l’epoca sopravvalutata fosse quella relativa, di volta in volta, al presente. Al contrario, occorre distaccarsi dal presente per osservarlo in relazione al passato e al futuro, cercando di avere una visione diacronica dell’intero percorso che la musica ha tracciato nella sua evoluzione globale.
In quest’ottica la chiave per interpretare l’opera rock a cui si è assistito al Gran Teatro, permette di stabilire con estremo margine di sicurezza che il Dracula della PFM rappresenta un pilastro della storia della musica universale. E, nel genere in particolare, ad onor del vero poco visitato, l’unico capolavoro che può reggerne il confronto è Tommy dei Who, pur valutando le difficoltà di base nell’esprimere giudizi tra opere che appartengono a momenti storici distinti, come appunto le diverse opere rock prodotte nell’arco di 38 anni, essendo capostipite del genere S.F. Sorrow dei Pretty Things che risale al 1968.
In definitiva, cos’ha di tanto particolare questo Dracula? Tutto: il valore estetico e strutturale dei testi e della musica, la lodevole abilità canora e scenica degli interpreti, la gradevole fantasia coreografica, il giusto valore scenografico, l’incantevole intensità della fotografia, la straordinaria efficacia dei costumi, nonché la rielaborazione oltremodo originale dell’opera primigenia di Bram Stoker e dell’intero canovaccio letterario, teatrale e cinematografico.
Naturalmente con il passare degli anni il cast varierà: cambieranno i cantanti, i ballerini, il regista, lo scenografo; ma l’opera resterà. E resterà nella storia. Grazie a Vincenzo Incenzo e alla Premiata Forneria Marconi.
Ma nella storia resterà anche la serata di ieri, giacché anche i parametri più effimeri hanno raggiunto un livello fantastico, se si eccettua il sincronismo coreutico, non sempre impeccabile. Comunque, su tutte le interpretazioni si erge quella di Dracula da parte di Vittorio Matteucci (un tripudio per i numerosi fan): il vigore e la duttilità delle sue capacità espressive, canore e attoriali, hanno impresso una sicura e peculiare caratterizzazione al suo personaggio.
Da segnalare anche alcune trovate molto significative, quali lo specchio rappresentato dalle danze simmetriche che ricreavano il riflesso della realtà, oppure le luci della luna, rappresentate mediante l’illuminazione come una sorta di polvere di stelle e che sembravano tradurre visivamente l’episodio originale del romanzo di Stoker, in cui Jonathan è preda delle tre giovani dame, vampire apparse nella luce della luna in un chiarore d’incantevole atmosfera, ma di mefistofelico inganno.
Nel libretto di Vincenzo Incenzo, poi, il protagonista giunge all’apogeo della centralità tra i personaggi rispetto a quanto accade nel resto della tradizione del soggetto stokeriano. Un fulcro attorno a cui ruotano tutti gli altri. Lo stesso Franco Mussida, riferendosi al loro Dracula, ricordava come il personaggio fosse «la somma delle esasperazioni che vivono in ognuno di noi. Tutto ciò che chiamiamo in modo manicheo bene e male. L’esagerazione del mondo dei sentimenti e delle aspirazioni anche irraggiungibili dell’uomo, a partire dalla voglia di eternità dell’amore assoluto per l’amata».
Un personaggio che quindi vive uno straziante dramma interiore: “Merito di morire / Ogni notte della mia vita / Nel rimorso e nel buio / Di questa mia pena infinita”. E nell’opera di Stoker diventa emblematico il momento della morte di Dracula, in cui il suo viso assume, nelle parole di Jonathan, “un espressione di pace che mai avrei immaginato di poter vedere”. L’uccisione del vampiro si configura, nel romanzo, come una salvezza e un sollievo in primis per Dracula stesso e poi per gli altri personaggi tormentati dal Conte della Transilvania.
E nell’opera di Incenzo si sublima il rapporto tra colui che rappresenta le tenebre e coloro che vorrebbero raggiungere la spirituale luce della salvezza, ma che poi, ineluttabilmente, si prostrano alle recondite brame della loro materialità, mostrando l’impossibilità di una scissione tra Bene e Male: “E da sempre l’Umanità / Cerca dentro l’Oscurità / Desideri che mai / Confessare potrà”.
Ma la tematica principale dell’opera andata in scena al Gran Teatro è l’Amore, la forza più dirompente che esista, l’unica che riesca a sovrastare la Morte: “Superando rovine e città / Abbracciati nell’eternità”, in pieno contrasto con le opere che decretano all’Amore un’ineluttabile caducità. “C’è un destino di rondine in noi / ci fa sempre tornare fin qui / oltre i secoli, i mari, gli eroi”, vale a dire, il ritorno alla solita meta da parte dell’Uomo, colui che insegue il suo sentimento nell’eternità e per il quale è disposto a sacrifici, atti scellerati e contorte lotte spirituali con il proprio alter ego, perché “È l’amore che ci porterà / Fino al sole”.
L’Amore, dunque, essendo il vero motore della trama, definisce l’evolversi di una storia che progredisce tra iperboliche trepidazioni e incantevoli cromatismi simbolici, tra atmosfere hard rock e tenui pennellate di soffuso panismo, tra dilanianti arie solistiche e impetuose sezioni coristiche. Una trama che, pur partendo in sintonia con il filone storico del soggetto, se ne distacca per approdare ad un pregnante finale che contribuisce a decretare l’eternità dell’opera.
E l’immortalità dell’opera rock Dracula deriva da contributi creativi, tra loro assolutamente inscindibili, apportati dall’idillìaco Vincenzo Incenzo e dalla titanica PFM: abbracciati nell’eternità, superando rovine e città, è la gloria che li porterà fino al sole…

 Articolo letto 14835 volte


Pagina stampabile