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Recensioni
Pubblicato il 07/01/2012 alle 00:13:43
L’aliena Mina scende sulla terra dal suo pianeta Piccolino
di Pippo Augliera
Imbarazzante recensire l’ultimo lavoro di Mina per la difficoltà di resistere alla tentazione di usare lodi sperticate, ma bisogna dirlo: Piccolino è un album raffinato e di classe, splendidamente interpretato.

Imbarazzante recensire l’ultimo lavoro di Mina per la difficoltà di resistere alla tentazione di usare lodi sperticate, ma bisogna dirlo: Piccolino è un album raffinato e di classe, splendidamente interpretato.

Meriterebbe di essere in testa alle classifiche. Probabilmente, all’estero, dove gli artisti vengono assiduamente seguiti e osannati nell’arco della loro carriera, sarebbe accaduto. Siamo purtroppo in Italia, ad inseguire canzonette effimere e talenti destinati a sparire in breve tempo.
Qui ci troviamo di fronte ad un percorso artistico che dura da oltre mezzo secolo, riuscendo a superare i cambiamenti generazionali, mantenendo uno stile di ricerca coerente, che non insegue necessariamente criteri commerciali.

Mina sceglie, e questo si sa da tempo, secondo i suoi gusti, a volte si ha l’impressione che abbia un cassettone dove deposita quei brani che aspettano il momento adatto per essere incisi.

In “Piccolino” ci sono alcune canzoni che hanno almeno 15 anni di vita e non risultano datate, anzi, sono così fresche come la delicata “Questa canzone”, sussurrata appena, che ti conquista sin dal primo ascolto. E c’è anche la dirompente “Matrioska”, composta nel 1995 da Franco Fasano su testo di Emilio Di Stefano, nella quale Mina si lascia andare a dei prodigiosi vocalizzi, usati come strumento, tutta farina del suo sacco, per impreziosire il suo ruolo di esecutrice pura.

E che dire di “Brucio di te” e “E così sia” firmati da Giuliano Sangiorgi? Lei aveva chiesto al leader dei Negramaro di mandarle, appena avrebbe trovato il tempo, due scarti. Se così fossero, bisognerebbe ammettere che è riuscita nella magia di farli diventare due capolavori, in un crescendo talmente intenso e coinvolgente, da lasciare senza fiato.

Si procede con l’ascolto e le emozioni continuano. Presi dall’atmosfera rarefatta ed eterea di “Compagna di viaggio”, una poesia in musica di un ispirato Giorgio Faletti, non si ha neanche il tempo di adagiarsi che arriva l’esplosiva “Canzone maledetta”, uno splendido blues sanguigno di Andrea Mingardi, ormai una presenza costante nell’ultima produzione mazziniana. Lei si trova perfettamente a suo agio nelle impennate musicali del geniale cantautore bolognese e fa bene a tenerselo stretto perché c’è sinergia tra i loro due mondi. Anche qui ci sono altri vocalizzi stratosferici, assolutamente da brivido!

Il suo passato glorioso viene rievocato con la conferma del suo amore per la musica sudamericana con “Ainda Bem” della cantautrice portoghese Marisa Monte, pensato inizialmente per un duetto che non si è concretizzato, a quanto pare, per mancanza di tempo: peccato!

E si concede il bis con la struggente “L’uomo dell’autunno”, orchestrata magistralmente dal grande Gianni Ferrio su musica di Maurizio Fabrizio. Testo che richiama le atmosfere di “Ballata d’autunno” o “Il poeta che non pensa mai”. Se si chiude gli occhi, si può immaginare di vederla cantare dal vivo in qualche suo show televisivo degli anni ’70….una voce rimasta miracolosamente intatta e ancora più precisa nelle sfumature….

L’occhio rivolto al moderno è rappresentato dalla deliziosa “Fly away” di Axel Pani, che conferma la sua vena felice nel comporre delle suadenti melodie, rese morbide da un canto che tocca teneramente il cuore. Incisiva anche “Fuori città” di due autori che ritornano a collaborare dopo “Volpi nei pollai”, inserita in “Facile”: potrebbe funzionare alla radio.

La versione deluxe ha quattro tracce in più e qui Mina si permette qualche scelta bizzarra come “Dr. Roberto”, una canzone -scherzo messa in chiusura per alleggerire le atmosfere più drammatiche, insieme al piccolo tormentone di “Rattarira” dove gigioneggia e si diverte.

Carina “Armoniche convergenze” di Piero Cassano, membro storico del gruppo Matia Bazar: un ritmo accattivante, tipo samba, che entra immediatamente in testa. E si immerge nuovamente, con amore e dedizione, nell’altra pop ballad di suo nipote Axel “Only this song”.

In definitiva, un disco imperdibile, uno tra i migliori del suo repertorio.

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