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Interviste
Pubblicato il 20/01/2009 alle 12:46:05
30 anni di militanza nel rock di Antonio Bacciocchi, meglio conosciuto come Tony Face
di Eodele Graziani
Suona con Lilith & the Sinnersaints e Link Quartet, produce da una vita il miglior beat moderno italiano (dagli Statuto ai Vallanzaska). Adora bands come Bellrays, Last Shadow Puppets, Arctic Monkeys, Batlles: una vita intensa, ben vissuta!

Suona con Lilith & the Sinnersaints e Link Quartet, produce da una vita il miglior beat moderno italiano (dagli Statuto ai Vallanzaska). Adora bands come Bellrays, Last Shadow Puppets, Arctic Monkeys, Batlles: una vita intensa, ben vissuta!

Sguardo serioso e profondo, ma una umanita' unica.

Bentrovato a Antonio Bacciocchi, uomo che ama definirsi come? Musicista prestato alla produzione musicale? Conduttore radiofonico con una militanza da arrangiatore?
Mi piacerebbe pensarmi come musicista. Purtroppo in Italia la definizione raccoglie (giocoforza, tranne rare eccezioni) mille altri rivoli paralleli (produttore, dj, arrangiatore etc etc) per arrotondare....

La tua biografia parla di un esordio nel mondo musicale italiano come Tony Face. Informazione sufficiente ad inquadrare una vita?
La mia vita artistica ha appena compiuto 30 anni, durante i quali il Tony Face dietro a cui si nascondeva un giovane mod prestato al punk rock, si è lentamente trasformata nell'Antonio Bacciocchi che produce gruppi come Statuto e Vallanzaska, ma che ha lavorato anche con RAI, Mediaset, Sony, EMI etc, scrive libri, presenzia a convegni etc.
Rimane il "nome di battaglia", ormai più per affetto che per altro...

Logica mi sembra la domanda sulle differenze sostanziali del ruolo di musicista con il passare dei decenni: quali i tuoi momenti positivi e quali invece i periodi da dimenticare?
Lavorare da sempre nella e con la musica mi fa pensare a tutto prevalentemente in positivo, anche se ci sono stati momenti (in particolare quando è stato evidente il crollo dell'industria discografica e relativi crolli di vendite...) fortemente critici. Ma in questi anni aver avuto a che fare con gli idoli di una vita come Clash, Iggy Pop, Manu Chao etc con cui ho suonato, ripaga di gran lunga i momenti meno felici.

Riesce l'Antonio Bacciocchi uomo ad avere ogni tanto il sopravvento sull'Antonio Bacciocchi musicista? Quali hobby riesci a curare nel tuo tempo libero?
Per me è tutt'uno. La mia vita privata è comunque sempre condita dalla musica, anche se ogni tanto mi estraneo in lunghe camminate sulle montagne piacentine, in lavori domestici o seguendo un po' di sport.

Cosa non funziona in Italia in campo musicale? Da dove cominceresti ad operare?
L'eccessivo provincialismo che da sempre cristallizza il tutto. Vengono spacciati per gruppi nuovi o emergenti realtà come Afterhours o Subsonica che sono in giro da decenni ed hanno una lunga storia discografica e di successo. Qui si punta ancora su Albano o su nuove realtà che copiano ciò che in Inghilterra o USA sono già fuori moda da tempo. Siamo una realtà assolutamente periferica dove ognuno coltiva da sempre il povero orticello. E i risultati si vedono tutti...

Quali gli artisti che hai amato in gioventu' e quali quelli che segui ora?
Tutta la scena 60s' (dai Beatles agli Stones, dagli Who agli Small Faces fino ai Jam/Paul Weller e Oasis) più quella punk (dai Clash, all'hardcore punk degli 80's) per quando ero giovane. Attualmente adoro bands come Bellrays che fondono punk e soul o i Last Shadow Puppets e gli Arctic Monkeys così vicini ad atmosfere beat, ma anche chi sa sperimentare come i Batlles.

Il nostro diretur Giancarlo Passarella continua a sostenere che i Link Quartet hanno avuto la sola sfortuna di nascere in Italia: concordi?
No. Il Link Quartet ha prodotto due album in USA e suonato in una decina di stati americani in due tour, arrivando in club importanti di Los Angeles, San Francisco, Chicago, oltre a suonare in mezza Europa, Londra inclusa. Siamo passati ripetutamente alla BBC, in RAI, in varie college radio americane, suonato con Manu Chao, James Taylor Quartet, Brian Auger...insomma la visibilità c'è stata, le opportunità pure. E' proprio la musica che è troppo di nicchia e che più di tanto non ha seguito. Sono invece convinto che i Not Moving con cui ho suonato negli 80's o Lilith & the Sinnersaints con cui suono ora con una residenza londinese o newyorkese avrebbero avuto ben altre prospettive.

Tra i tanti artisti che hai frequentato (in studio, in radio, su un palco...) quali ti piace ricordare e perche'?
L'umanità di Joe Strummer, la disponibilità e la simpatia di Manu Chao, la semplicità del chitarrista di Tom Waits , Marc Ribot, stringere la mano a Iggy Pop (lo so che può sembrare idolatrìa...ma la è !), la timidezza di Johnny Thunders. E poi sottolineerei l'amicizia sincera e reciproca che mi lega da sempre agli Statuto...

Ogni rocker italiano si lamenta della zona dove vive, cercando promised land in modo continuo: come credi si stia nella tua natia sponda piacentina del Po?
Piacenza è da sempre terra di confine tra Milano, Bologna, Torino e Genova. Si è sempre preferito partire da qui per andare oltre e lontano. Ma nonostante ciò c'è sempre stato molto fermento, tanta attività e tuttora sono decine i gruppi interessanti che girano da queste parti...

Proiettiamoci in avanti con la macchina del tempo e dimmi come vedi il tuo lavoro il mese prossimo: e fra un anno? E fra cinque?
In cantiere ci cono un sacco di progetti: il mio secondo libro, seguito di "Uscito vivo dagli anni 80", il nuovo album con la mia attuale band, Lilith & the Sinnersaints, sto organizzando un Beatles day qui in provincia, c'è in ballo la produzione artistica di una interessantissima band veronese, Peluqueria Hernandez e altre tre o quattro cose ancora in fase embrionale.

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