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Editoriale
Pubblicato il 13/10/2008 alle 17:19:53
Crollo in borsa delle societa' musicali e streaming gratuito
di Giancarlo Passarella
Il 29 Settembre se lo ricorderanno anche LiveNation, Warner Music e Google: intanto dovrebbe arrivare anche in Italia un altro sito di streaming musicale gratuito che si chiama Spotify. Quali speculatori seguire? Quelli economici o quelli filosofici?

Il 29 Settembre se lo ricorderanno anche LiveNation, Warner Music e Google: intanto dovrebbe arrivare anche in Italia un altro sito di streaming musicale gratuito che si chiama Spotify. Quali speculatori seguire? Quelli economici o quelli filosofici?

Noi non giochiamo in borsa e non abbiamo alcuna preparazione di marketing di alto livello, ma qualche giornale lo leggiamo ed un paio di telegiornali in tv ce li spariamo pure! Qualcosa sui mutui americani facilmente concessi e le ripercussioni su Wall Street, l'abbiamo capito.
Se si possedevano azioni Google, dagli iniziali 742 dollari di un anno fa, siamo passati ai 390 attuali: ma quel Lunedi' 29 Settembre anche Live Nation (-9%) e Warner Music (-10%) hanno reso poco felici i loro investitori e speculatori.

E proprio su quest'ultimo termine vorrei ritornare: speculazione (dal latino speculationem - contemplazione), termine che possiede distinti significati.
Filosoficamente: Con speculazione si designa il pensiero che indaga un problema senza utilizzare alcun dato empirico, ovvero il pensiero astratto, il pensiero che astrae e separa i propri passaggi dai fatti empirici per considerarli in quanto pura possibilità.
Economicamente: è l'attività dell'operatore che entra sul mercato nel momento presente, assumendo posizioni il cui esito, positivo o negativo, dipenderà dal verificarsi o meno di eventi aleatori su cui egli ha formulato delle aspettative. Se l'evento aleatorio si manifesterà in linea con le aspettative, l'operazione speculativa avrà esito positivo, cioè produrrà un profitto, nel caso contrario si avrà una perdita.

Purtroppo gli speculatori in borsa rientrano in quest'ultima categoria, anche se a volte trattato argomenti artisti e musicali. Quindi (per l'ennesima volta) la mia considerazione e riflessione e' banale: non sono loro a sbagliare, ma noi amanti della musica (come forma maggiore di comunicazione) che dobbiamo una volta per tutta comprendere che nelle sedi delle varie Google, Warner Music o LiveNation non siedono dei filosofi della musica o dei dotti conoscitori di musica, ma degli speculatori di borsa che trattano anche di musica.
Se arriviamo ad autochiarirci questo punto, tutta la nostra delusione che nasce dall'azione di costoro, svanira' nel nulla e non rimarremo mai piu' delusi: basta percio' dire che sbagliano a produrre un genere musicale o che quell'artista e' finto e poco comunicativo. Se loro hanno deciso di investirci sopra, vuol dire che hanno fatto bene i loro calcoli economici e non artistici.
Se non rispondono ai nostri provini o non prendono in considerazione un artista giovane talentuoso, non lo fanno per ottusita' artistica, ma per mero ragionamento economico: non gli rende o non gli rendera' economicamente e non filosoficamente o artisticamente!

In chiusura vi invito a prestare la giusta attenzione alla campagna pubblicitaria che sta lanciando il sito Spotify.com: e' operativo gia' in Germania, Francia, Spagna, Finlandia, Norvegia, Svezia e Regno Unito, ma dovrebbe arrivare anche da noi. Peccato che una visita sul loro sito ufficiale ti dica che Not available in your country yet e che pero' ti puo' abbonare a 9,99 euro al mese!
Poiche' Stotify parte con l'approvazione di tutte le major discografiche, del distributore digitale The Orchard e dell' associazione indipendente Merlin (la stessa che aveva criticato MySpace Music e Comes With Music di Nokia), la domanda sorge spontanea: e' mai possibile che degli speculatori economici facciano un servizio a favore di noi fruitori di musica e percio' speculatori filosofici?

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