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Recensioni
Pubblicato il 16/07/2011 alle 11:56:34
Franco Battiato – Rock in Roma (Capannelle) – 15/07/2011
di Antonio Ranalli
Oltre 10 mila persone hanno salutato a Roma il ritorno live di Franco Battiato con l’“Up Patriots To Arms Tour 2011”. Concerto rock. In scaletta tutti i successi e celebrazione dell’album “La voce del Padrone”, di cui ricorre il trentennale.

Nel 1986, attraverso una pubblicità diffusa sui principali quotidiani, Franco Battiato spiegava i motivi per cui aveva deciso di sostenere il Partito Radicale, a rischio chisura, e prendere quindi la tessera. Nell’annuncio finale Battiato ricordava come “si è ironizzato sui giornali a proposito dei radicali che cercano un " centro di gravità permanente" ma forse potrebbe essere un' altra cosa: "up patriots to arms”. Sono passati oltre 30 anni dalla pubblicazione di “Patriots”, ma quella canzone che in qualche moda invita i “patrioti”, che poi sono i cittadini, a svegliare le proprie coscienze e far sentire la propria voce, risulta ancora decisamente attuale. E in un momento confuso come questo Franco Battiato ha scelto di intitolare il nuovo tour proprio “Up Patriots To Arms”, che ha debutato ieri sera all’Ippodromo delle Capannelle di Roma, in occasione del festival Rock in Roma. La scelta della location non è stata casuale, visto che in questa nuova serie di concerti l’artista siciliano è tornano a suoni più duri, quasi d’urto, per sottolineare ulteriormente lo spirito del nuovo show live. Come prevedibile, un bagno di folla ha salutato il Maestro (ipotizzabili almeno 10 mila persone), tanto da richiedere un piccolo slittamento sull’orario di inizio per consentire a tutti di entrare. E’ stato lo stesso Battiato ad uscire poco prima delle 22 sul palco per dire al pubblico di “avere un po’ di pazienza” perché un migliaio di persone stava ancora entrando e che non “sarebbe giusto” iniziare prima il concerto. Poi le prime note introduttive di “Up Patriots To Arms” (il Maestro ha ripescato l’introduzione usata per la versione inglese del brano, incisa per “Echoes Of Sufi Dances”) danno il via al concerto. Il pubblico canta e ripete in coro con Battiato “Up Patriots To Arms”, canzone che dimostra la sua attualità in numerosi passaggi, ad esempio quando dice “mandiamoli in pensione i direttori artistici, gli addetti alla cultura”: frase che ben sottolinea la crisi e l’incapacità del settore pubblico nella gestione della cultura. Del resto come ha detto lo stesso Battiato ha proposito di “Up Patriots To Arms” quella frase è “un invito a darsi una svegliata. E a quanto pare ce la siamo data. Me lo hanno ricordato un paio di signore incontrate in questi giorni al supermercato. La canzone conteneva un messaggio piuttosto violento, esplicito. Ho voluto riprenderla per darle un senso sociale, più che politico. Sulle barricate e le rivoluzioni di piazza l'ho pensata spesso come Ionesco, che guardando le sommosse parigine del '68 dalle finestre dell'editore Gallimard apostrofava i tipi del movimento studentesco dicendogli che sarebbero stati i servi di domani. Ma stavolta no, aderisco con tutto me stesso alle proteste dei precari e degli studenti, di chi meriterebbe di avere un posto di lavoro e non ce l'ha".

La struttura rock del concerto prende forma con “Autodafè”, brano che arriva da “Gommalacca”, album in cui Battiato propone forme sonore più aggressive, quasi di disturbo verso lo spettatore. La prima parte della scaletta è quella sicuramente più introspettiva: l’artista esegue una dopo l’altra “No Time No Space”, “Un’altra vita”, Tra sesso e castità”, “Il cammino interminabile” (da “Ferro Battuto”), per poi tornare su “Gommalacca” proponendo “Il ballo del potere” (con Battiato impegnato a recitare anche il testo centrale all’epoca affidato alla voce narrante di Andrea Pezzi) e “Shock In My Town”. Il pubblico è decisamente su di giri. Tra i tanti presenti c’è anche il giornalista Marco Travaglio, cui Battiato dedica “Inners Auge”, brano con cui nel 2009 Battiato espresse tutta la sua indignazione per quanto accadeva al paese e agli scandali sessuali del Presidente del Consiglio. La band è senza dubbio tra le migliori degli ultimi. Accanto al Maestro ci sono i fidi Angelo Privitera (tastiere e computer) e Carlo Guaitoli (pianoforte), il chitarrista Davide Ferrario, Lorenzo Poli (basso) e Giordano Colombo (batteria), cui si aggiunge il Nuovo Quartetto Italiano, composto da Alessandro Simoncini (violino), Luigi Mazza (violino), Demetrio Comuzzi (viola) e Luca Simoncini (violoncello).

Altro album molto celebrato dal concerto è stato (ovviamente) “La voce del padrone” (di cui quest’anno ricorre il trentennale): Battiato ha proposto due versioni bellissime de “Gli uccelli” e di “Segnali di vita”. Il rock viene per un momento abbandonato e così il musicista siciliano, insieme al Nuovo Quartetto Italiano, propone alcuni brani più orchestrali. Dal primo “Fleurs” arrivano “J'entends siffler le train” di Richard Anthony, che come ha ricordato Battiato era un brano statunitense adattato in francese (è infatti la cover di “500 Miles” del folksinger Hedy West) e “La canzone dei vecchi amanti” (La chanson des vieux amants) di Jacques Brel. Accolte da tanti applausi “Povera patria” e “Prospettiva Nievskj”, dove nel finale rientra la band. La scaletta è decisamente succulenta. Sempre dall’album “Patriots” arriva il brano “Le aquile”, trasposizione di una composizione poetica di una scrittrice per la quale Battiato nutre da sempre una grande ammirazione: Fleur Jaeggy. Il finale è tutto per i grandi successi. Battiato propone così “La cura”, “I treni di Tozeur”, “La stagione dell’amore”, “L’era del cinghiale bianco”, “Voglio vederti danzare” (con il pubblico di Capannelle che si muoveva come un’onda), e ancora “Cuccurucucu”. Poi si torna ad un percorso più intimo con “L’animale”, “E ti vengo a cercare” e “Stranizza d’amuri”. L’artista saluta, ma il pubblico non ne vuole sapere di tornare a casa. Così Battiato torna sul palco per il gran finale. Prima esegue mirabilmente “L’addio” (brano che apparteneva al repertorio di Giuni Russo) e poi, quasi inevitabile, chiude con “Centro di gravità permanente”.

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