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Pubblicato il 26/06/2009 alle 21:42:13
“Casi Ciclici Sinteti-Tur”: domani (a Barletta, ingresso gratuito) parte un altro capitolo dell’ “eresia” sonora di Max Gazzè
di Ambrosia J.S. Imbornone
Domani 27 giugno al Fossato del Castello di Barletta il nuovo “Sinteti-Tur” di Max Gazzè, che si mette ancora una volta in gioco riproponendo in versione sintetica ed elettronica le sue canzoni con Megahertz e Sergio Carnevale.Ecco cosa ci anticipa.

Ci sono artisti che puntano tutto sull’apparenza. Su un’immagine costruita a tavolino, su un percorso pianificato con produttori e manager per piombare all’improvviso in testa alle classifiche. Fenomeni mediatici architettati in studio con l’ausilio della tecnologia, che simula perfezione anche dove c’è scarsità di talento. Ma ci sono anche artisti che hanno compiuto una scelta. Quella dell’ “eresia”, dell’arte vera, della sperimentazione continua non per provocazione, ma per desiderio e curiosità. Max Gazzè è sicuramente uno di questi. Ironico, delicato, divertente, ha sempre puntato anche su testi originali nelle sue canzoni, ma anche e soprattutto non ha mai sacrificato la sua passione per le sette note nutrita come musicista né sull’altare del cantautorato sbilanciato a favore della parola e a detrimenti della musica, né su quello della commercialità. Il suo pubblico ormai sa che ogni tour, anzi, ogni tranche dei suoi tour sarà diversa da quella precedente. Così il tour “Casi Ciclici”, dopo l’esperienza sintetico-sinfonica in teatro, prosegue come tour sintetico ed elettronico senza più archi e fiati, ma in una formazione in trio, che vede Max ovviamente al basso, Megahertz (già al fianco di Morgan soprattutto,ma anche musicista de La Sintesi e di Lele Battista, di Giuni Russo, DB Boulevard, I Cosi) al theremin e ai sintetizzatori e Sergio Carnevale (Bluvertigo, Baustelle) alla batteria. Ancora una volta Gazzé spiazzerà e conquisterà i suoi spettatori, proponendo non solo i brani più noti, ma anche pezzi amati e mai eseguiti live. Saranno inoltre presentati al pubblico alcune canzoni inedite, che faranno parte del prossimo album. La prima tappa del “Casi Ciclici Sinteti-Tur” sarà a Barletta domani, in un concerto a ingresso gratuito per l’Arè Rock Festival, concorso nazionale per emergenti ormai alla terza edizione, organizzato dall’associazione Europa Giovane, di cui Musicalnews.com è mediapartner fin dalla prima edizione.
A partire dalle 20:30 al Fossato del Castello Svevo si esibiranno i sei finalisti del 2009, Alchera (Rock, Augusta, SR), D-Synth (Elettro-rock, Barcellona Pozzo di Gotto, ME), Erica Mou (Rock Cantautorale, Bisceglie, BAT), One Way Ticket (Rock, Bari), Perfect Picture (Rock, Bari)
e Shabadà Orchestra (Meridional Ska Folk, Napoli). Seguirà il concerto di Max, che ci ha raccontato il nuovo tour, anticipato il suo probabile futuro discografico, illustrato come si vive senza pensare alla cresta dell’onda. Godendosi la nuotata tra le onde.




Ambrosia: E’ in partenza “Casi Ciclici Sinteti-Tur”: come è nata l’idea di proporre in chiave elettronica e sintetica i tuoi brani [con Megahertz e Sergio Carnevale]? E come sarà questa tranche del tour senza più fiati e archi?[Silvia Catasta (flauto traverso e ottavino) e il Quartetto d'Archi EdoDea]?

Max Gazzè: Il tour “Casi ciclici” era caratterizzato dal connubio tra strumenti sinfonici (essendoci gli archi) e sintetici/elettronici, in una sinergia costruita appositamente. La chiave del Sinteti-Tur è l’estrapolazione della parte sintetica e quindi la rilettura delle mie canzoni con strumenti elettronici, non con le tastiere, ma proprio con gli strumenti con cui si effettuava la ricerca negli anni ’70, quali il theremin o il moog, cioè strumenti di sintesi. Useremo i sintetizzatori come generatore di suono per arrangiare dei brani. Megahertz canterà le canzoni usando il Vocoder che sintetizza la voce. Poi magari si potrebbe ipotizzare la scissione della parte sinfonica e fare delle date con pianoforte, archi, ecc. In ogni caso è divertente vedere come queste canzoni prendono forma in dimensioni diverse.

A: Come mai hai deciso di suonare in questo tour proprio con Megahertz e Sergio Carnevale?

MG: Li ho conosciuti negli ultimi anni e abbiamo collaborato in altre occasioni sporadiche. Questa è stata l’occasione giusta per riunirci e fare questo tentativo insieme; è stata ed è una bella esperienza sia vedersi che suonare, essendo musicisti con grande carattere e con tanta esperienza.

A: Che accoglienza hanno avuto i brani presentati nel tour “Casi ciclici” in chiave “sintetico-sinfonica”?

MG: Beh, penso che chiunque venga ad un mio concerto non si crei delle aspettative e accolga bene quel che accade sul palco, trattandosi di scelte di un artista che queste persone stimano…Io continuo a riarrangiare i brani perché innanzitutto sia di stimolo per me, nel mio tentativo continuo di fare ricerca e impegnarmi in sperimentazioni. Penso che ormai il mio pubblico l’abbia capito e venga ad un mio concerto pensando “chissà che avrà fatto questa volta??” (ride). Non si può restare delusi se non si hanno aspettative prefissate! Quando vado ai concerti, personalmente accetto quello che c’è, senza confrontarlo con l’idea che mi sono fatto prima. La curiosità genera la creatività dell’ascolto: anche l’ascolto infatti può essere un atto creativo!

A: A proposito di sperimentazione, nella tua carriera ti sei cimentato con il pop-rock cupo arricchito da venature europee e accompagnato da uno stile vocale aggressivo dell’album “Contro un’onda del mare”, con finezze elettroniche, con sonorità vintage all’insegna di moog, Hammond C3 e amplificatori Vox, con punte eccentriche di new-wave e persino del reggae degli amati Police, contaminando il pop con una vocazione sperimentale personale e appassionata. Ti senti effettivamente uno sperimentatore?

MG: Senz’altro…Lo si è quando si attiva quella voglia di ricercare tra le proprie idee sempre nuove prospettive sonore. In me è sempre stata viva la curiosità di ascoltare e sperimentare: non sono così mai tornato indietro e fortunatamente non mi sono ancora annoiato!


A: Paga in questo paese condurre una ricerca al livello di suoni e arrangiamenti, laddove la canzone italiana viene identificata troppo spesso o con il pop da classifica, del tutto inconsistente qualitativamente, o con una canzone d’autore molto sbilanciata a favore della cura dei testi?

MG: Beh, sì, ci sono delle classificazioni fatte da chi ha necessità di collocare un genere musicale in una definizione. Penso però ci siano tanti modi diversi di fare canzone, come ci sono tanti modi diversi di fare musica… Quando si propone un pezzo in radio, la canzone viene confusa con la musica. La canzone è in sé una forma espressiva legata all’abbinamento musica-testo, con strofe, ritornelli, ecc., è una forma popolare, in cui si recita, narra qualcosa con l’accompagnamento della musica. Poi io che provengo dalla musica strumentale (dal jazz) e amo anche la musica sacra o antica, penso ci sia una differenza tra la ricerca musicale e la forma canzone, che è una ciliegina sulla torta…Ma anche la prima che si mangia quando arriva la torta del compleanno! (ridiamo)

A: Già…L’impressione però è proprio che a volte tu sia sottovalutato anche dalla critica rispetto ad altri artisti, proprio perché si privilegia la canzone rispetto alla musica e non ci si rende conto del tuo lavoro di sperimentatore, un lavoro di ricerca che sei uno dei pochi artisti italiani molto noti al pubblico a compiere, a mio avviso…

MG: Sì, poi ci sono le mode del momento…ma io non ho mai cercato di stare a tutti i costi sulla cresta dell’onda!Sai, il tentativo di stare sulla cresta dell’onda crea il problema della cresta dell’onda! (ridiamo) A volte è la ricerca della soluzione che continua ad alimentare il problema. Personalmente apprezzo allo stesso modo i momenti in cui sono sulla cresta dell’onda, come quelli in cui navigo e nuoto per arrivarci. Se ti buttano da un elicottero sulla cresta dell’onda, non sei capace a surfare bene e non ti diverti nemmeno!Invece è bello passare una bella giornata in cui vai incontro alle onde: quando incontri quella giusta, surfi!E’ importante il processo, più che l’idea del successo codificato attraverso un’esposizione popolare. Il successo è solo una gratificazione profonda della scelta di eresia che ho compiuto nella mia vita, cioè quella di fare musica. Il continuo stimolo che ho nel comporre e arrangiare è già un successo.


A: Le esperienze in corso sono solo le ultime di una lunga serie di collaborazioni, come quelle con Daniele Silvestri, Carmen Consoli, Alex Britti, poi con Paola Turci e Marina Rei nel tour “Di comune accordo”, il lavoro con i Peng, ecc. Non è comune che un artista con una propria carriera ben definita si metta così facilmente in gioco come musicista collaborando ai dischi altrui o cambiando le sonorità dei propri pezzi dal vivo. Questo avviene perché ti senti prima musicista che cantante e autore?

MG: Ogni forma di collaborazione nasce sempre da una necessità, da una voglia di assorbire e contaminarsi. Il lavoro con artisti come Carmen Consoli, Marina Rei, Niccolò Fabi, Raf, ecc. è nato da una frequentazione, da una condivisione, da un’occasione anche casuale in cui si suona insieme, da cui parte l’idea di fare qualcosa insieme, ecc. Come musicista e bassista poi ho bisogno di suonare con altri musicisti, ovviamente… Collaborare con altri artisti che hanno scelto appunto di dedicare la loro vita a questa forma espressiva è importante e lo vivo in modo propositivo e creativo. Non ho mai invidiato altri colleghi, nè mi sono mai sentito in gara con altri, ma ho cercato sempre di mettermi completamente a disposizione in modo sereno: ricerco continuamente pertanto le collaborazioni e fanno parte del mio percorso musicale…

A: La dimensione live, anche attraverso queste esperienze con altri musicisti, comunque conta per te di più di quella in studio? Sei di fatto continuamente in tour…

MG: Il senso stesso di questo lavoro è suonare e cantare…Però i due momenti del lavoro in studio e del tour sono complementari e si alternano: sono le due facce di una stessa medaglia. Allora ogni volta che sono in tour, mi dico “uffa, sono stanco, non vedo l’ora di riposarmi in studio di incisione su un divano!”. Quando sono in studio, penso invece “uffa, non vedo l’ora di uscire da questo tugurio e andare a suonare in giro!” (ridiamo).

A: In questo tour proporrai anche brani inediti. Anche il tuo futuro disco avrà brani in chiave elettronica e sintetica? Magari con Megahertz e Carnevale?

MG: Non lo escludo… Con loro probabilmente collaborerò, visto che ci stiamo frequentando e stiamo vivendo questa esperienza. Sono due musicisti stimolanti e creativi: non vedo perché non suonare anche in studio con loro…Ho già preparato le canzoni del nuovo disco, devo solo decidere il periodo in cui inciderlo. Penso comunque che ci dedicheremo all’album dopo l’estate.

A: Pensi di pubblicare il tuo prossimo album con una tua etichetta?

MG: No, sto prendendo accordi con la Universal. L’ultima esperienza con un’etichetta indipendente non è stata molto positiva: la ricerca del guadagno ha rovinato anche i rapporti con le persone. Non parlo di me, ma della struttura con cui lavoravo [ndr: la On The Road]. Meglio avere a che fare con due strutture diverse, mantenendo i rapporti personali integri.

A: Un’ultima domanda…Domani sarai l’ospite d’onore con un tuo concerto all’Arè Rock Festival, concorso nazionale dedicato ad artisti emergenti. Tu hai alle spalle una carriera solida, ma a 14 anni dal tuo primo album, pensi sia diventato più difficile per i giovani percorrere questa strada e trovare un’etichetta disposta a credere in loro, a investire nel loro progetto senza livellarli alla musica di massa?
MG: A me stesso capita di incontrare gente in cui credo, ma gli spazi in cui proporre musica sono sempre più ridotti. Sono cambiati molto i tempi rispetto a 15 anni fa: non ci sono più neanche i programmi (al di là di esperienze come X-Factor, ecc.) e canali che promuovano la musica. Ci sono tanti festival, ma sono magari underground. La musica non produce aggregazione, ma sembra una carboneria!I movimenti connessi alla musica ormai sono lontani nel tempo, come il punk o il grunge. L’hip-hop è un movimento, ma resta legato ad un fattore estetico e al look…Bisogna mantenere una forte motivazione per emergere, perché non si vedono i risultati. Anche per chi è già affermato, non è mai facile…O sei Vasco Rossi, o non si diventa miliardari con la musica…(ridiamo)

A: Quindi il messaggio per i giovani artisti, dell’Arè Rock Festival come di tutt’Italia, è sicuramente quello di non mollare e di non lasciarsi sconfortare dai problemi del percorso…E concentrarsi sul viaggio, per arrivare alla meta…

Queste dunque le prime date del “Casi Ciclici Sinteti-Tur”
27 giu 2009 Barletta Arè Rock Festival GRATUITO
04 lug 2009 Foresto Sparso Forest Summer Fest GRATUITO
12 lug 2009Sant'Agata Bolognese Sonica Festival
08 ago 2009 Livorno Festival Effetto Venezia

Si ringrazia Flavia Sarli,ufficio stampa di Max Gazzè.

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