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Editoriale
Pubblicato il 03/07/2007 alle 17:00:22
La EMI Italia licenzia 11 manager, alcuni con esperienza invidiabile
di Giancarlo Passarella
La libera uscita anche a Pierluigi Raimondi Cominesi, dopo che la settimana scorsa era toccato a Fabrizio Giannini: ma non solo i vertici sono stati toccati, perche' non lavorano piu' in Emi Music Italy anche chi si occupava di promozione.

La libera uscita anche a Pierluigi Raimondi Cominesi, dopo che la settimana scorsa era toccato a Fabrizio Giannini: ma non solo i vertici sono stati toccati, perche' non lavorano piu' in Emi Music Italy anche chi si occupava di promozione e rapporti con l'estero.

Come al solito due notizie (di tono contrastante di valore diverso) mi rimbalzano qui davanti al maxi schermo: da un parte un giudice milanese dice che la musica diffusa nei mega centri commerciali non ha bisogno del versamento di altre royalties e dall'altra 11 discografici sono costretti a lasciare l'azienda per cui hanno lavorato per decenni.
Partiamo dal fare le pulci alla notizia che il Gip di Milano che ha sostenuto non solo non esserci stata violazione delle norme sul diritto d'autore da parte della società indagata PubliVale S.r.l., ma anche perché la normativa in un caso di questo tipo dimostrerebbe tutta la sua ambiguità rivelandosi di difficile interpretazione: questa società era stata accusata di fornire servizi per la diffusione di musica ad oltre 180 centri commerciali italiani senza autorizzazioni S.i.a.e. e S.c.f., proprio mentre cresce la rabbia da parte delle piccole emittenti radio che (come i piccoli esercizi pubblici) non capiscono il perche' debbono versare altri contributi alla S.c.f., quando con la S.i.a.e. hanno gia' dei rapporti commerciali.

In questa confusione gli unici a guadagnarci sono alla fine coloro che rifiutano in toto il rapporto con qualsiasi struttura per la riscossione delle royalties: in pratica la sensazione che si ha e' che il diritto d'autore non viene valorizzato da un'altra struttura che e' nata dopo la S.i.a.e. e che sembra raschiare il fondo del barile, quando i topi stanno fuggendo da anni, perche' la barca affonda.

Ben diverso il discorso sui licenziamenti alla Emi Music Italy (anche se in verita' il legame con il caso PubliVale, S.i.a.e. e S.c.f. e' ben forte, perche' entrambe vittime della crisi che la discografia sta attraversando): qui si perdono soprattutto conclamate professionalita', perche' Pierluigi Raimondi Cominesi (Vice president of human resources and legal and business affairs), Daniela Santocchi (promozione Capitol), Nico Spinosa (sviluppo repertorio estero), Rossella Savino (ufficio stampa Virgin) e Marco Delfini (divisione classica) sono manager che il loro mestiere lo sanno fare bene, hanno know how invidiabile e connections con tutti gli strati internazionali del marketing e che sara' vergognoso ritrovare ad elemosinare un lavoro in qualche ufficio stampa o studio di produzione.

I due casi che oggi mi sono ritrovato ad analizzare sono la conseguenza (e non la causa) di un mondo discografico italiano che (dopo aver vissuto il periodo delle vacche grasse) non sa affrontare il periodo di crisi: invece che diversificare la produzione discografica, incentivare le nuove iniziative ed avere insomma maggiore coraggio imprenditoriale, decide di tagliare quelli che reputa rami secchi (leggasi gli 11 licenziamenti) e di sfruttare quella parte sana del mondo musicale che gia' paga i tributi: perche' invece S.i.a.e. e S.c.f. non dedicano piu' energie all'emersione del sommerso ed ad una vera lotta alla contraffazione, invece che sparare sulla Croce Rossa che arranca in un campo di battaglia?
Per far capire ulteriormente come la penso, ti invito a ripensare al film Non Ci Resta Che Piangere della coppia Troisi / Benigni..
ALTchi siete ?
dove andate?, cosa portate?

UN FIORINO !!!!

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