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Recensioni |
Pubblicato il 07/07/2013 alle 18:05:42 | |
Il vento di Ravello ci porta in dote il soft rock di David Knopfler
Ha proposto Bernadette, Wild West End, What’s The Matter Baby?, Soul Kissing. Sarebbe scontato se la recensione della prima tappa del tour italiano l'avessi scritta io. Mi sono affidato a due solidrocker Giorgio Rudy e Ciro Marotta.
Ha proposto Bernadette, Wild West End, What’s The Matter Baby?, Soul Kissing. Sarebbe scontato se la recensione della prima tappa del tour italiano l'avessi scritta io. Mi sono affidato a due solidrocker Giorgio Rudy e Ciro Marotta.
Il Passarella in 7 mesi ha coinvolto la Palco Reale, portato David Knopfler ad innamorarsi di nuovo dell'Italia e ieri sera da Ravello e' iniziato il tour italiano. Se la recensione di questa prima tappa l'avessi scritta io, non sarebbe stato deontologicamente corretto. Ed allora ho coinvolto due fans di grande lignaggio: Giorgio Rudy e Ciro Marotta.
Prima di leggere il loro reportage, e' giusto che aggiunga che David Knopfler sul suo profilo Facebook ha scritto ...Lovely vibes last night at Ravello. Thanks to everyone who helped to make it a success and who came to see us. All the best...
.... Arriviamo a Ravello in una piacevole serata estiva e già entrando in Villa Rufolo, dove si tiene il festival e si esibirà David Knopfler dopo vent’anni di lontananza dall’Italia, restiamo senza parole davanti al magnifico scenario dove si terrà il concerto. Il palco sembra appoggiato su una nuvola sospesa sul mare della costiera amalfitana che lo avvolge tutt’intorno; anche David se n’è accorto, difatti è la prima cosa che dice al pubblico quando sale su quel palco senza eguali e il suo piacere nel suonare lì, ce lo farà capire proprio suonando! E chissà, forse proprio quel palco allestito in quella location così meravigliosa, lo ispira a iniziare con una paio di brani molto d’atmosfera, come se volesse incorniciare il tutto con la sua musica. Anche la sua versione di Wild West End (….‘un pezzo scritto da mio fratello Mark...’, tiene a specificare prima di iniziare) è molto in atmosfera e segue l’andamento della serata. Resterà l’unico brano dei Dire Straits pubblicato che David suonerà, infatti solo nella seconda parte del concerto, tra i brani più ritmati, inserirà What’s The Matter Baby?, a lungo presente solo su bootleg e pubblicata solo dopo molti anni nel ‘Live at the BBC’, oltre ad una Bernadette conosciuta solo dai fan più sfegatati dei Dire Straits, dato che si trova solo su un raro bootleg degli Straits, ‘Never End – First Complete Dire Straits Live Project’.
Ma David non ha bisogno di sfogliare l’album dei ricordi per deliziarci con la sua musica, ha i suoi di brani con cui farsi apprezzare, come Jericho, in cui il ritmo sale e il pubblico viene coinvolto; e quando decide di tornare indietro nel tempo, lo fa portandosi al pianoforte e iniziando da solo a suonare uno dei suoi pezzi più belli e vecchi, quella Soul Kissing del suo primo album solista che, accompagnata dolcemente dalla chitarra di Bub Roberts, dalla batteria di Martin Ditchman e dal sapiente basso di Pete Shaw, sembra scritta e suonata per incorniciare la splendida location e nulla ha da invidiare alla più celebre ‘Romeo and Juliet’ che qualcuno tra il pubblico ‘per caso’, invoca e che, ovviamente, non ascolterà. Ma David ha altre frecce al suo arco che tende benissimo quando intona Somebody Kind, un pezzo che lui spiega essere stato scritto da lui al tempo degli Straits e mai pubblicato, che suona da solo accompagnandosi al piano. E l’atmosfera David la addolcisce sempre più quando suona la splendida If God Could Make the Angels. Ma non mancano i momenti più divertenti, quando il povero Martin Ditcham si è trovato il piatto della sua batteria addosso, accompagnato dal vento di Ravello che, però, sembrava accarezzare nei capelli David nelle sue interpretazioni più intense, come in quel brano che, spiega David, ha scritto ricordando la figlia che sul muro gli scriveva I Love Home.
Piace a David spiegare dove nascono i suoi brani e coinvolge il pubblico parlandone, così come fa anche prima di Easy Street, dove parla del diavolo e cita Robert Johnson quale leggendario bluesman ‘posseduto dal diavolo’. Sa dosare bene i suoi brani ritmati e quelli più soft, David, passando da un rock alla Straits a suoni alla James Taylor; sanno coinvolgere il pubblico lui e suoi bravissimi musicisti, così come in Tears Fall, ma tutte le due ore di concerto sono stupendamente suonate dai suoi musicisti e dirette da lui in modo impeccabile e mai freddo, mai distaccato, anzi, sempre molto vicino al pubblico. E le sorprese non finiscono con le due ore di concerto, ma dopo, portandosi allo stand per comprare un cd, troviamo lui in persona che si concede a autografi con e senza dediche, sempre col sorriso sulle labbra, che gentilmente offre la mano a chi gliela porge e si fa anche alcune foto con i pochi fortunati e più tenaci supporter che restano lì finché va via. Insomma, una serata di musica di altissimo livello in uno scenario da favola. Ciao David, questo è un arrivederci perché siamo certi (lo hai detto tu), che sei rimasto talmente incantato dallo scenario in cui hai suonato, e noi talmente estasiati di ascoltarti lì, che non ci farai attendere altri venti anni prima di tornare in Italia!
Ho le lacrime agli occhi e ringraziato in modo spassionato Ciro e Giorgio, invitando tutti gli altri veri solidrockers a non perdersi i prossimi eventi italiani con David Knopfler. Ed intanto ripassatevi questo testo...
Well Bernadette comes / And Bernadette goes
And Berny is changing the bedroom... / She´s nobody´s fool
And Berny get´s thrown out of school / Well she can´t leave alone
So she lives with a man... / To the Jersey land
And it´s a wasted life / And a waste of time
What´s going take to make / You change your mind
She married a fool who´s in love with himself / Don´t give a damn about anyone else...
Quel bootleg che Ciro & Giorgio citano usa la registrazione del concerto dei Dire Straits a Glasgow nel 1978, ovviamente fornita da me: visto che era un evento raro che David potesse presentarla durante un concerto di Dire Straits, storicamente ho ritenuto giusto non dimenticarla....
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