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Pubblicato il 10/01/2015 alle 19:56:03 | |
Il primo singolo della band emergente Metro' al #45 della classifica pop di iTunes
Esordienti assoluti i Metro' tramite l'immediatezza della loro musica, raggiungono alte vette con questo primo singolo La parte più debole , prodotto da Francesco Tosoni.
Esordienti assoluti i Metro' tramite l'immediatezza della loro musica, raggiungono alte vette con questo primo singolo La parte più debole , prodotto da Francesco Tosoni.
Il primo singolo dei Metrò, la giovane band aquilana che, a due anni dalla sua formazione, si sta facendo spazio nella scena pop-rock italiana, raggiunge il n. 45 della top chart iTunes nel genere "pop” e la 85a posizione nella classifica generale.
Nonostante il ritardo nella pubblicazione (dovuta il 9 ma avvenuta solo il 10 per un problema tecnico), i Metrò - esordienti assoluti, senza il supporto di imponenti mezzi di marketing - sono riusciti ad arrivare al pubblico con l’immediatezza propria della buona musica.
Vincitori dell’edizione 2014 del Festival di Ghedi, il concorso nazionale per brani inediti, i Metrò - Antonio Sorrentino alla voce, Luigi Tarquini alla chitarra, Federico Fontana al basso e Marco Fiorenza alla batteria - sono stati scelti da Beppe Carletti (storico tastierista dei Nomadi) per aprire il concerto dei Nomadi a Novellara (RE) in occasione di Nomadicontro – XXII° tributo ad Augusto Daolio, nel febbraio 2014.
Il loro primo singolo La parte più debole , prodotto da Francesco Tosoni (già produttore della vincitrice di XFactor4, Nathalie) per Noise Symphony (distribuzione Pirames), è scritto da Antonio Sorrentino, il giovane frontman e voce della band:
“Il brano parla della lotta interiore che scaturisce dal sentirsi diversi dagli altri e, contemporaneamente, il desiderio di conformarsi alla massa per paura di non essere compresi. Spesso interpretiamo questa diversità come la nostra parte più debole, senza capire che invece è essa a renderci unici”.
Oltre il testo, anche la musica sottolinea la tensione emotiva de “il caos dentro sé” attraverso il ritmo incalzante delle strofe cupe che risolvono nella positiva ariosità di un ritornello “maggiore” e unico, come il senso della canzone.
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