|
Interviste |
Pubblicato il 27/11/2009 alle 12:50:20 | |
Alberto Bertoli: a muso duro nel cammino della musica rock
Di figli d'artisti famosi, non ne possiamo piu': ma di valenti artisti che hanno avuto nobili origini in campo artistico, c'e' sempre bisogno. E' il caso della famiglia Bertoli. Alberto Bertoli ai nostri microfoni...
Di figli d'artisti famosi, non ne possiamo piu': ma di valenti artisti che hanno avuto nobili origini in campo artistico, c'e' sempre bisogno. E' il caso della famiglia Bertoli. Alberto Bertoli ai nostri microfoni...
La famiglia Bertoli: il babbo Pierangelo e' stato un cantautore che ha unito il sanguigno modo di vivere emiliano all'impegno, politico e sociale. Costretto a vivere su una sedia a rotelle, ci ha lasciato troppo presto ed ha pero' marchiato a fuoco tutta la produzione italiana della scorso millennio, partendo dal celebre disco Eppure soffia. Abbiamo incontrato suo figlio Alberto a Sassuolo, durante la kermesse Water for Children: ha interpretato sia A Muso Duro, ma anche la famosa Eppure Soffia, creando commozione in tutti i presenti. Sembrava di riascoltare magicamente suo padre PierAngelo....
Alberto tu hai respirato pane e musica fin da bambino...Che ricordi hai della tua infanzia?
Ho passato un infanzia molto particolare, ma me ne rendo conto solo ora che riesco a vederla da lontano. Mi hanno sempre chiesto come sia avere un padre famoso, o anche come sia avere un padre handicappato e devo dire che la risposta è sempre stata simile: normale. Ovvio: non c’era niente di strano nella mia vita perché è stata così da quando sono nato ... mi rendevo conto a volte delle cose particolari (ma solo a volte) e devo dire che sia mia madre che mio papà facevano di tutto per rendermela comunque simile a quella degli altri miei coetanei: una volta passeggiavamo in centro e la gente, (vuoi perché mio padre si muoveva su un carrozzina elettrica, vuoi perché era famoso) ci guardava piuttosto incuriosita. Ricordo che chiesi Papà ma perché ci guardano tutti? e lui senza pensarci un attimo e senza scomporsi disse...perché siamo belli!. Ricordo che d’estate stavamo a Cervia dove ho lasciato (come Grazia Deledda e tanti altre persone illustri) una parte del mio cuore; avevamo una villetta con un bel terrazzo, mio padre era solito stare li insieme a collaboratori ed amici a scrivere canzoni e a cantare. La gente passava e si fermava, ma quello che a me faceva più strano era vedere che c’era sempre una scusa per cantare. Allora un giorno chiesi a mia madre ...ma perché cantano sempre? e mia madre mi disse...perché sono felici e poi il papà deve scrivere le canzoni. Sembrerà strano a raccontarlo, ma ho sentito milioni di volte i dischi di mio padre suonati dal giradischi ed azionati da lui stesso: era uno che si ascoltava tanto. Poi a Natale si sentiva rimbombare nella casa Frank Sinatra e Bing Crosby, in primavera Otis Redding (soprattutto perché a mia madre piaceva un sacco), Ray Charles e anche il mito Bob Dylan. La casa era piena di dischi ma non ce n’era un uso smodato... era piuttosto equilibrato soprattutto se si pensa in che casa fossi. A pranzo e a cena niente tv, radio o giornali: mio padre diceva ...a tavola si fa conversazione che è l’unico momento dove siamo tutti insieme. Sostanzialmente ho dei gran bei ricordi.
Noi conosciamo tuo padre come grande cantautore e autore. Ma come genitore com'era?
Ma come genitore con me personalmente è stato molto di esempio e molto vicino: era una persona forte che sembrava avesse sempre una risposta per tutto... non la risposta giusta, la sua. Era molto duro ma dava la massima libertà hai figli. Diceva spesso ..tu puoi fare quello che vuoi poi però ne discutiamo! e di solito mi piaceva molto discutere anche se parlava quasi solo lui. Ma si sa ogni uomo ha un punto debole e il suo era che faceva fatica ad interagire con i bambini piccoli, quindi fino a quando non riuscimmo a raggiungere un’età dove il dialogo poteva essere sostenuto, il suo rapporto era un po’ brusco e difficilmente negoziabile. Beh... è sempre stato determinato e granitico nelle sue scelte e pretendeva che piano piano lo diventassimo anche noi perché in fondo quello che lo aveva portato lì era la sua forza e cercava di tramandarcela: mia sorella minore si chiama Petra (dal latino petrus = pietra) ed era quasi un simbolo per lui. Pensate che ci intitolò persino un suo album (Petra e' infatti un disco del 1985). Questo però non lo eluse dall’avere un rapporto conflittuale con lei ovviamente. Con me aveva la capacità di capirmi bene in un secondo e di potere muovermi dall’interno per farmi stare meglio in un secondo o per farmi riflettere o anche per farmi incazzare: era anche il suo ruolo quello del provocatore ... infatti così ti stimolava per forza ad avere un tuo punto di vista.
Ti ha spronato a diventare musicista?
Assolutamente no! Non voleva perché mi ha sempre detto che questo era un mondo incerto ma soprattutto un gran mondo di merda! Però a pensarci bene qualunque padre vuole per suo figlio un futuro stabile e garantito, lui in particolare perché ha passato quasi tutta la sua vita con la paura di arrivare a non guadagnare abbastanza per mantenere i suoi figli. Poi però era orgoglioso: mia madre mi ha raccontato (qualche anno dopo dalla sua morte) che un giorno suonavo il piano e cantavo nella stanza affianco e lui chiamò mia madre dicendo ...sentilo… ti piace?l’è brev (è bravo). E mia madre subito ha aggiunto ...è bravissimo perché non lo aiuti? e lui ...vot c’anal sapa (vuoi che non lo sappia)? Ma poi dopo non studia più: lascia che si laurei...
Qual'è il più bel insegnamento che ti ha lasciato?
Ma non so è difficile dirlo: sicuramente il rispetto per i diritti e le libertà degli altri era in primo piano per lui, quindi penso che sia questo.. ma mi ha lasciato talmente tante cose che non saprei scegliere.
La tua anima è rock... Quali sono i tuoi maggiori punti di riferimento?
Diciamo che i più grandi rocker del mondo sono secondo me anche i migliori quindi Queen, Bruce Springsteen, Rolling Stones, Bob Dylan, Aerosmith .. ma anche nel nostro paese Vasco e Luciano Ligabue che è stato di casa per parecchi anni. Sono veramente dei punti di riferimento importanti per me, senza tralasciare gli altri che hanno fatto e fanno rock: Ruggeri, Nannini, Negrita, Negramaro.. ! Ma i punti di riferimento non appartengono a una categoria musicale, quindi io ne ho diversi ad esempio sul cellulare e in camera sopra al calendario mi protegge don Frank Sinatra... baciamo le mani. Ho avuto per anni la foto di Ray Charles nel diario e... i mitici Beatles non li vogliamo citare?
Insomma i punti di riferimento sono innumerevoli e non abbiamo toccato hard rock e heavy metal, soul.... ma sarà per un'altra volta, dai! (ride di gusto)
Ogni giovane musicista si lamenta della zona in cui vive, ma la tua non e' un promised land?
Non esistono promised land e infatti come scrive Bruce Springsteen bisogna crederci altrimenti non esiste. Beh... è vero che sono nato in un humus territoriale piuttosto pregno e questo è dovuto alle migliaia di lotte che sono state fatte, dalle condizioni di vita della gente nei secoli. Tutto questo scorre nelle vene di qualsiasi emiliano e nei prodotti che la sua terra gli regala. Pensate al Lambrusco: un vino semplice di poche pretese con un anima forte e decisa spumoso e frizzante. Il ritratto dell’emiliano tipico è una persona semplice, con la faccia bella scoperta, che preferisce urlare a pugni chiusi piuttosto che piangersi addosso. Ma questa è solo la nostra storia, non penso che in Emilia “sì” e in Molise “no”, sicuramente le espressioni sono diverse ma non mi affiderei agli aspetti geografici. Il canto deriva dai campi e dai focolari contadini, qui ne siamo tutt’ora pieni ma io vivo nella provincia più industrializzata di tutta la penisola e penso che conti di più il modo in cui hai imparato ad affrontare la vita che il resto, il modo con cui ci si sveglia tutti i giorni e si conduce la giornata. Un modo decisamente forte!
Attualmente con quali altri musicisti dividi il palco?
La mia formazione muta, ma ho dei punti di riferimento che sono anni che collaborano con me: Giambattista Giorgi è il mio bassista da una vita e spero rimanga tale, Matteo Ganassi è un chitarrista unico, fortissimo, che scrive anche alcune canzoni con me, poi è venuto anche Moreno Bartolacelli in qualche evento particolare, che ha iniziato da ragazzo con mio padre e adesso, (sembra quasi un sogno) continua con me. Per un occasione speciale è venuto anche James Thompson, sax internazionale, che ha suonato con Zucchero, Conte e tanti altri. Ci sono anche altri due ragazzi: Fabio Biagi batteria e Paolo Laganga chitarra e un altro tastierista Alberto Linardi con cui purtroppo ho suonato solo quest’anno.
Com'è strutturato un tuo concerto tipo?
Per ora il concerto si articola in diversi brani di mio padre (rivisitati in chiave rock) e brani miei, in un susseguirsi alternato e dinamico. Ha (secondo me e secondo anche la critica) un buon respiro e un buon ritmo generale, divertente, ma anche molto serio. La maggior differenza che si può notare con i cantautori è che io non faccio parte di questa categoria, quindi il mio modo di parlare, suonare e cantare forse non prende la parte riflessiva delle persone ... o meglio la prende ma scuotendola e non cullandola in un complicato agio di armonie.
Fino ad ora quali singolo ed ep/ cd hai pubblicato?
Ora è uscito il singolo Le cose cambiano scritto interamente da Luciano Ligabue, prodotto artisticamente da Massimo Luca, per l’etichetta Top Records di Milano. Potete ascoltarlo in streaming qui
Il pezzo è nato dal fatto che Luciano (avendo ricevuto un aiuto a fare un album quando era esordiente e poi a diventare il grande che ora è) pensò di regalare questo pezzo a mio padre che era veramente in un brutto momento discografico ma (visto che era già malato) non riuscì nemmeno a cantarlo e Luciano decise di farlo cantare a me. Presto uscirà anche un ep di sei brani che includerà anche questo.
La cosa della quale vai maggiormente fiero?
Vado fiero del cognome che porto perché comprende tutta la mia famiglia; vado fiero di quello che questa ha seminato e semina tra tutta la gente che incontrata .. vado fiero di quello che sono riuscito a conquistare: una laurea dopo avere pensato di abbandonare tutto e avere studiato tre anni di medicina ... vado fiero di essere riuscito a scrivere canzoni che hanno portato diverse persone importanti a discutere, riflettere ed infine puntare su di me... vado fiero dell’amore che ho imparato a dare… proprio di tante cose e mi sembrano tutte importanti che la pianto qui prima che diventi una di quelle catene di Sant’Antonio melliflue e stoppose.
Articolo letto 10957 volte
|