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Pubblicato il 19/06/2011 alle 03:39:43
Franco Battiato in Diwan: L'essenza del reale (Auditorium Parco della Musica di Roma, 12/6/2011)
di Alessandro Sgritta
Abbiamo assistito alla prima romana di Diwan: L'essenza del reale, il nuovo progetto di Franco Battiato che ha chiuso la stagione di Contemporanea all'Auditorium Parco della Musica di Roma, con Etta Scollo, H.e.r., Nabil Salameh e Carlo Guaitoli.

Abbiamo assistito alla prima romana di "Diwan: L'essenza del reale", il nuovo progetto di Franco Battiato (a sinistra nella foto durante il concerto) che ha chiuso la stagione della rassegna Contemporanea alla Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma (coprodotto da Puglia Sounds con la Fondazione Musica per Roma), con la partecipazione di Etta Scollo, H.e.r. (a destra nella foto), Nabil Salameh e Carlo Guaitoli, tra gli altri.

In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, Battiato ha ripreso, proponendole in musica, le preziose opere della scuola poetica araba nata in Sicilia intorno all’anno Mille, in particolare l'opera di Abd al-Jabbar ibn Muhammad ibn Hamdis detto più brevemente Ibn Hamdis, nato a Siracusa (o Noto) intorno al 1056 e scomparso dopo una vita leggendaria nel 1133, che apparteneva alla piccola nobiltà araba approdata sulle coste meridionali della Sicilia sin dalla fine dell'anno 800. Come fa notare anche Guido Barbieri nella presentazione del concerto "l'esilio, la fuga, la peregrinazione e dunque la condizione della lontananza perenne sono i segni costanti della sua esistenza terrena". Nel 1078 la conquista della Sicilia da parte dei Normanni lo costrinse a fuggire verso l'Africa e poi la Spagna, fino alla morte che lo sorprese nell'isola di Maiorca. Non è un caso che i 360 "quasida" (testi poetici) del "diwan" (una "raccolta di poesie" in persiano) lasciato da Hamdis siano percorsi dai motivi dell'abbandono, della nostalgia, del rimpianto, così come quelli dell'eros e dell'osservazione della natura, uniti da una sorta di "etica della giustizia" e indignazione morale. A ben guardare sono i temi che da sempre attraversano anche la poetica di Franco Battiato, da "Nomadi" fino a "Povera Patria". Prima di lui erano già stati Edoardo Sanguineti (con Francesca Maria Corrao), Leonardo Sciascia e Salvatore Quasimodo a riscoprire la poesia di Ibn Hamdis, fino al poeta dialettale contemporaneo Sebastiano Burgaretta.

Il progetto "Diwan" mette insieme per la prima volta artisti apparentemente lontani tra loro che però si ritrovano nel percorso di Battiato che da sempre unisce oriente e occidente, pop e musica etnica, contemporanea e classica.
Il concerto si apre con la violinista pugliese H.e.r. (al secolo Erma Pia Castriota, che lavora da sempre lungo il crinale tra musica etnica ed elettronica, prima con i Nidi d'Arac e poi con Teresa De Sio) che suona e canta da sola "Save" (un brano da lei scritto dal suo primo disco "Magma") e subito dopo "La natura del sole" (inciso sullo stesso disco in duetto con Momo) cantato qui con Etta Scollo, una cantante catanese emigrata a Berlino, il pianista Carlo Guaitoli (da anni al fianco di Battiato) e il percussionista Carlo Ruggeri (del PMCE, Parco della Musica Contemporanea Ensemble). A questo punto fa il suo ingresso Franco Battiato che canta (in italiano e in arabo) con Etta Scollo un brano dal titolo "Corro con te", tratta dall'album "Il fiore splendente" del 2008 (ispirato ai poeti arabi siciliani) con il testo di Ibn Hamdis (tradotto in italiano da Alfredo Giuliani) e la musica della stessa Etta Scollo (scritta con Peter Hinderthur), e quindi "Un solo bacio", poesia di Ibn At-Tubi tradotta da Emilio Isigrò con la musica sempre di Etta Scollo.
Entrano quindi gli altri musicisti, oltre a Nabil Salameh (la voce palestinese dei Radiodervish) anche la cantante araba Sakina Al Azami, il violinista Jamal Ouassini e i musicisti Abdesselam Naiti al kanun e Bouchaib Amer al nay e kawala, che fanno parte della Tangeri Cafè Orchestra, un gruppo di musicisti marocchini, spagnoli e italiani.



Nabil ed Etta cantano in arabo e in siciliano "Hati", quindi la cantante araba Sakina Al Azami rimane con Franco Battiato e insieme cantano la bellissima "Haiku", la cui versione originale fu pubblicata nell'album "Caffè de la Paix" del 1993, poi ripresa nell'ultima raccolta con inediti "Inneres Auge".
Arriva quindi quello che probabilmente è il momento più emozionante del concerto, la splendida e rarefatta "L'ombra della luce" da "Come un cammello in una grondaia" (a sorpresa, perché al suo posto era in programma "L'Oceano di silenzio") eseguita da Battiato con H.e.r. al violino, Guaitoli al piano e Nabil alla voce. Entra quindi l'altro violinista arabo e con Battiato eseguono l'altro capolavoro "Lode all'Inviolato" (sempre da "Caffè de la Paix"), con Ruggeri al vibrafono.

Rimane solo Nabil con gli altri musicisti arabi (più piano, violino e percussioni) per cantare "Al Maya" (tratta dal disco "“In search of simurgh” dei Radiodervish), rientrano quindi Etta e Franco Battiato che racconta di un'intervista ad un “cantautore pop" (detto in questo caso in un senso poco nobile) che si vantava di aver scritto una canzone in poco tempo ("e si sente!", osserva Battiato), espediente che serve per annunciare l'esecuzione dell'inedito "Oh tu Aurora riporta la luce" (scritta appositamente per questo progetto con il testo di Ibn Hamdis tradotto da Nabil Salameh e la musica dello stesso Battiato). Poi è la volta di "Telesio", un brano solo per voce, piano e tastiere che faceva parte della coreografia della Danza dell'opera omonima (virtuale perché realizzata con ologrammi) dedicata al filosofo Bernardino Telesio e presentata la prima volta a Cosenza lo scorso 6 maggio, cantata in origine dal sopranista siciliano Paolo Lopez. Ritorna quindi sul palco H.e.r. con l'altro violinista arabo e il percussionista e Battiato li dirige come un maestro d'orchestra per "Le sacre sinfonie del tempo", brano contenuto in "Come un cammello in una grondaia" del '91, il disco di "Povera Patria".
Battiato si siede per un attimo alle tastiere prima di cantare "Il Re del mondo" (dal suo primo disco pop "L'era del cinghiale bianco" del '79), divenuto ormai un classico del suo repertorio. Entrano Etta Scollo con la chitarra e il flautista arabo per eseguire "Sicilia mia" con H.e.r. al violino, Guaitoli al piano e Ruggeri al vibrafono. Rientra quindi Battiato con gli altri musicisti per "Stranizza d'amuri", brano in dialetto siciliano contenuto anch'esso ne "L'era del cinghiale bianco".
Fanno nuovamente il loro ingresso Nabil e Sakina per cantare tutti in coro "Fogh in Nakhal" conosciuta anche come "Fog el Nakhal" ("Sulle palme"), titolo di un canto tradizionale Sufi di origine persiana facente parte oggi del repertorio popolare iracheno, che ha subìto notevoli modifiche nei secoli. Battiato la cantò per la prima volta a Baghdad nel 1992 e la incise poi in "Caffè de la Paix".
Escono tutti di scena e rientrano per i bis finali, parte per primo il violino arabo per lo strumentale "Nahwand" con Battiato che canta un verso in arabo e poi lascia da sola Sakina prima di eseguire l'ultimo pezzo della serata, ancora "Stranizza d'amuri", brano che Battiato ricorda essere stato composto in 7/8 (invita il pubblico a tenere il tempo) e suonato al piano da Antonio Ballista nel disco del 1979. Si chiude così un concerto molto intenso in cui si sono ritrovate e sovrapposte le due dimensioni che tendono ad identificare la Sicilia ("Un paese a cui la colomba diede in prestito il suo collare / e il pavone rivestì con il manto delle sue penne", secondo i versi di Hamdis) con l'Oriente del mondo, attraverso le canzoni più legate a questa cultura, come quelle eseguite in "Diwan".

Dopo il debutto al Teatro Curci di Barletta l'11 giugno, lo spettacolo è andato in scena al Teatro Comunale di Bologna il 13 giugno, in attesa di altre repliche dopo il tour estivo "Up Patriots to Arms" che partirà da Roma il 15 luglio.

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